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Piazza Sant’Oronzo a Lecce

La piazza di Sant’Oronzo è una della piazze centrali del paese, straordinariamente ricca di monumenti di ogni epoca e sfacettatura. Immersa nel barocco leccese, non delude i suoi visitatori nello sperimentare e godere sempre di nuove scoperte, sia in campo archeologico che artistico.

Piazza San Oronzo

Piazza San Oronzo

Al centro della piazza vi è un mosaico raffigurante la lupa, animale presente anche nello stemma del paese. Una leggenda metropolitana vuole che tutti gli studenti che ne calpestano la figura tarderanno alla laurea vittime di una interminabile serie di sventure.

Girovagando nei dintorni della piazza sarà difficile non notare uno splendio anfiteatro romano, risalente al I-II secolo dopo Cristo, rinvenuto agli inizi del secolo scorso inseguito ai lavori di scavo per la realizzazione di una filiale di una Banca d’Italia. Oggi l’anfiteatro è dichiarato monumento nazionale e, se avete l’occasione di passare da Lecce durante il periodo natalizio, vi consiglio di farci un salto in quanto, al suo interno, viene allestito un meraviglio presepe artigianale. Ancora in parte interrato sotto la superficie della piazza, se ne possono ad ogni modo scorgere i lineamenti semplicemente osservando la disposizione degli edifici intorno alla piazza, che sembra seguire una curva invece che proseguire in linea retta.

La scoperta dell’anfiteatro costrinse i leccesi a spostare la colonna che sorregge la statua del santo, dalla posizione centrale a quella laterale in cui si trova ora. Questa colonna ha veramente molto da raccontare, dato che è stata a lungo contesa dai leccesi e dai brindisini e concessa ai primi dopo violenti guerriglie e per volontà del vicerè. Lo stesso vicerè volle che fosse inciso sulla base della colonna il seguente messaggio:

“Colonna questa,che la cittadinanza Brindisina,facendo risalire ad Ercole la sua origine,aveva eretto in suo onore con un rito profano,fu infine posta sotto al santo Oronzo,come colonna per colui che avevano consacrato domatore delle fiere,con il nuovo voto di culto impressovi,avrebbero tramandato ai posteri il trionfatore dell nostra terribile pestilenza”.

in modo da far credere ai posteri che la colonna sia stata donata ai leccesi su esplicita volontà dei brindisini. Questi ci tenevano in maniera particolare, in quanto fu realizzata a partire dal fusto e dal capitello di una delle due colonne della porzione finale della via Appia della città di Brindisi.

Palazzetto del sedile e chiesa di San Marco

Palazzetto del sedile e chiesa di San Marco

La statua del santo, diventato il patrono della città dopo averla salvata da una terribile epidemia di peste, è in legno e rivestita di rame. Fu realizzata alla fine del 18° secolo da un maestro veneziano dopo che la precedente statua, realizzata circa un secolo prima, fu distrattutta da un fuoco d’artificio fatto esplodere in onore dei festeggiamenti patronali.

La presenza di “Venezia” a Lecce è confermata dalla chiesa di San Marco con il simbolo del leone bene in vista sul portale. La chiesa è adiacente al palazzetto del sedile, antica sede del municipio e, all’occorrenza, deposito armi durante i periodi bellici.

Ciò che oggi può sembrare uno spettacolo agli occhi del visitatore, in passato altro non era che il luogo delle esecuzioni capitale delle torture. Sulla piazza vi erano infatti le forche le quali rendevano le esecuzioni quasi uno spettacolo per il grande pubblico. Le teste dei condannati venivano esposte anche per molti giorni, in modo da fungere da deterrente nei confronti di coloro  intenzionati a trasgredire alla legge.

Tra le torture più atroci praticate in questa piazza vi era quella della ruota, sulla cui superficie venivano installate della lame che avevano il compito di straziare il corpo del condannato.

Questi metodi di tortura e condanne alla pena capitale venivano inflitte solitamente a tutti coloro, uomini e donne, accusati di stregoneria e omicidio.

Accanto al sedile c’era invece la “berlina” e da qui partiva anche il supplizio della “frusta”: consisteva nel legare un prigioniero in una gabbia, o caricato su un asino, mentre il suo carnefice ne frustava le carni. Il condannato veniva portato così per le strade del paese per ricevere insulti e umiliazioni da parte di tutta la popolazione.

Le foto che vedete rappresentano la parte centrale della piazza e il palazzetto del sedile. Sono state realizzata da Antoniologic.

Marco Piccinni

BIBLIOGRAFIA:

Wikipedia – Lecce

Mario Cazzato, Guida della Lecce Fantastica – Congedo Editore (2006)


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