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Alla scoperta dei piccoli tesori di Maglie

Di seguito vi proponiamo due estratti dal giornale People Maglie – supplemento di Belpaese – del Febbraio 2009. Ogni Scansione dell’estratto dell’articolo è seguito dalla sua trascrizione testuale.

Primo estratto di People Magile

Primo estratto di People Maglie

Spesso siamo abituati a viaggiare ad informarci sui luoghi che andremo a visitare, ma dei nostri territori spesso sappiamo ben poco, forse perche siamo convinti di sapere tutto e che non ci sia più niente da conoscere. Oggi giorno siamo sempre in perenne corsa e quasi mai ci soffermiamo a notare i nostri piccoli tesori, quelle piccole o grandi opere d’arte che fanno parte della nostra storia e della nostra cultura e soprattutto della nostra quotidianità. Eppure sono lì da tanti anni, hanno visto tante cose, sono sopravvissuti a guerre, tragedie o celebrazioni che si sono succedute nel corso dei secoli. Se potessero parlare chissà quante cose avrebbero da raccontarci.

Ognuno di noi è abituato a vedere quello che ci circonda senza chiedersi il perché un capitello, un balcone decorato piuttosto che un portale o una colonna, sono sopravvissuti nel corso dei secoli. Molte volte non li notiamo e nemmeno ci chiediamo perchè un determinato monumento o opera architettonica stia proprio lì e per quale motivo, ma queste pietre fanno parte delle nostre tradizioni e, in fondo, anche di noi.

Per tutti quelli che vogliono conoscere qualcosa in più sulla loro città, l’invito è quello di alzare gli occhi e guardare le mura dei nostri palazzi: ognuno ha qualcosa da raccontare, sollevando lo sguardo possiamo notare la bellezza delle pietre. In questo nostro primo viaggio andremo alla scoperta dei tesori magliesi, più o meno nascosti, ma che hanno sempre un motivo, a volte a noi sconosciuto, per farsi ammirare.

Cominciamo il nostro viaggio percorrendo via Roma, una delle vie più antiche di Maglie. Sulla sinistra in via Oronzo De Donno troviamo, al civico 29, la casa di Pippi Palma, un palazzo cinquecentesco, riconoscibile dall’arco catalano-durazzesco; di fronte è visibile un altro palazzetto con finestre cinquecentesche decorate a roselle con iscrizione latina, datata 1602 (nella foto a sinistra).

Ritornando su via Roma svoltando nuovamente a sinistra troviamo via Corte dei Droso. Le case a corte sono esempi di case plurifamiliari, dove un tempo si svolgeva la vita degli abitanti sempre a contatto dei parenti e del vicinato, pronto ad aiutarsi l’un l`altro nel momento del bisogno condividendo insieme le varie vicissitudini delle vita. Invia Corte dei Droso vi è uno splendido esempio di edilizia settecentesca, purtroppo in cattivo stato di conservazione, dove l’incuria e il tempo fa crescere erbacce  e tende a farci sottovalutare questa pregevole residenza signorile.

Proseguendo, sempre su via Roma, troviamo sulla destra, di fronte a via Ospedale, l’antico Palazzo dei Droso (nella foto a sinistra), ormai ridotto a un rudere con uno stemma gentilizio non più riconoscibile e con un balcone dai mensoloni cinquecenteschi, caratteristico per delle maschere generate da foglie.

“Fin dall’antichità maschere erano molto utilizzate sia nell’architettura civile che religiosa, erano all’esterno come all’interno degli edifici. Le maschere in architettura erano associate alla purificazione poiché la divinità, mediante la maschera da assenza si trasforma in presenza totale. Di solito le mascheroni si usavano sulle porte o sul perimetro dell’edificio ed hanno una valenza e una funzione più o meno esplicita (M. Marcucci, 1997).

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Secondo Spezzone da People Maglie

Secondo Spezzone da People Maglie

La colonna angolare e la finestra cinquecentesca in via Giannotta

Molto interessante e poco conosciuto e il cinquecentesco palazzo con colonna angolare presente in via Giannotta, antica via Foggiari, al civico 23, nei pressi della chiesa madre.

La colonna angolare, molto usata in Salento nel corso del ‘500 con finalità urbanistiche e di arredo urbano, abolisce gli spigoli ed ha una funzione onoraria o simbolica, di solito testimonianza della ricchezza e della nobiltà di una famiglia cinquecentesca è spesso sormontata da stemmi nobiliari. Tra gli esempi più antichi, la colonna angolare magliese di via Giannotta, datata 1578, è costituita da un plinto palmato al fondo, incassata nel muro e con un anello decorato. Sormontata da uno scudo araldico con un sole alto tra nubi.

Sempre in via Giannotta vi è una finestra del 1583 (nella foto), elegante e decorata, costituita da un arco catalano durazzesco con delle lesene inglobate diverse una dell’altra: quella a sinistra presenta un motivo a candelabra, quasi scomparso, l’altra invece ha una decorazione vegetale. Entrambe sono sormontate da capitelli compositi anch’essi differenti I’uno dall’altro; quello a destra ha una decorazione antropomorfa con mascherone al centro, mentre quello a sinistra è costituito da un viso alato.

Sull’architrave il fregio inquadrato in un cartiglio caratterizzato da una sequenza di dieci minuscole P appuntate separate da una A:  P.P.P.P.P. A P.P.P.P.P., ovvero P[appuli] P[atronus] P[ropria] P[ecunia] P[osuit] P[rotogendos] P[ro] P[anrvis] P[ignoribus]. La scritta dovrebbe riferirsi a Donato Pappuli, proprietario di questa casa e fondatore di un Monte dei Pegni realizzato per difendere i poveri dall’usura. Probabilmente è un’iscrizione per ricordare e ringraziare questo benefattore che si preoccupava di proteggere i più deboli e i più poveri dalla fame e dall’ira degli strozzini, molto diffusi già nei primi anni del ‘600. Un’iscrizione simile datata 1669, è stata rinvenuta negli ambienti del carcere del castello. (A. M. V.)

Il portale e il balcone di Palazzo Ferramosca

Proseguendo il percorso in via Giannotta, troviamo importanti elementi di arredo urbano, i portali con bugnato, che ricorrono ripetutamente nell’architettura civile e religiosa tra Cinquecento e Settecento. Celebre esempio di questi elementi decorativi è Palazzo Adorno a Lecce (sede della Provincia). Sono molti i portali nell’entroterra idruntino caratterizzati da una decorazione esterna a bugne di varie forme e dimensioni.

Derivato dall’architettura militare, l’impiego di bugne è frequente nei palazzi fortificati o nei castelli, come nell’ex palazzo feudale (oggi sede del Liceo Capece).

“Al Civico 25, vi è un pregevole palazzo appartenuto fino al 1825 ai Ferramosca e poi passato alla famiglia dell’avvocato F. S. Giannotta” (E. Panarese, M. Cazzato, Guida di Maglie). Del primario impianto Cinquecento conserva la corte e il portale. Del Settecento è invece il balcone costituito da vigorosi mensoloni che, a loro volta, sorreggono un terrazzino con Ia porta centrale convessa, costituita da colonnine alternate a Iesene con decorazione vegetale. Sull’arco superiore è visibile Io stemma araldico dei Ferramosca (nella foto). Portali decorati e in particolare balconi, mensole e balaustre sono molto diffusi nell’architettura tra Cinquecento e Settecento perché c’è sempre stata, nel corso dei secoli, l’abitudine nei salentini (probabilmente per via del clima e delle temperature piuttosto miti) a trascorrere buona parte della loro vita all’aperto. Forse, anche per questo motivo questi elementi architettonici sono piuttosto decorati, rappresentando quasi un prolungamento della loro casa verso l’esterno e una visibile dimostrazione della ricchezza delle loro dimore. (A. M. V.)


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