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I “Carcagni Tosti”

Carcagni Tosti, con questo simpatico soprannome che significa calcagni induriti, sono stati classificati i Corsanesi nei secoli passati.

Il soprannome deriva molto probabilmente da due aneddoti che hanno caratterizzato notevolmente la vita degli abitanti di questa ridente cittadina.

Il primo, quello più semplice, identifica i corsanesi come grandi camminatori. Questo però non è imputabile ad attività sportive, quanto piuttosto alla necessità di andare a lavorare, spesso in territori forestieri. La mancanza di mezzi di trasporto, nonchè la grande povertà che tormentava il paese all’alba del XVII secolo costringeva molti individui a percorrere ogni giorno, con la sola forza delle proprie gambe, anche svariati chilometri prima di raggiungere il propio posto di lavoro.

Con il tempo, molto probabilmente, i loro piedi divennero sempre più robusti, da cui l’origine del soprannome.

Il secondo aneddoto invece riguarda l’attività economica che si sviluppò a Corsano: la conformazione del territorio (un suolo carsico, poco fertile), la mancanza di acqua in superficie, ampie zone rocciose, non consentivano di sviluppare una fiorente agricoltura, se non per alcuni particolari tipi di colture. L’unica risorsa veramente abbondante era rappresentata dal mare ma non essendo un popolo con esperienze nella pesca, I corsanesi furono costretti a ripiegare sulla produzione del sale.

la produzione del sale è un’attività fondamentalmente molto semplice: si accumula dell’acqua marina in una “conca”, delle vasce appositamente scavate sulle scogliere, e si attendeva che il sole ne prosciugasse il contenuto. Il sale, che durante l’evaporazione non si lega all’acqua in quanto sostanza in soluzione, rimane nella conca pronto per essere raccolto e venduto. Coloro che portavano avanti questa attività erano soliti camminare a piedi nudi sugli scogli, accumulando con il tempo una grande abilità e un discreto irrobustimento della muscolatura del piede. L’attività però era proibita e nel 1841 ci fu anche un triste epilogo in cui alcuni corsanesi furono uccisi durante una disputa con i doganieri.

Questo però non fermò lo spirito salentino e data la necessità di un occupazione, molti continuarono intrepidi nell’attività, anche perchè le possibilità di scelta erano davvero poche.

L’attività andò avanti per buona parte del secolo scorso (e resa ancora più illegittima dall’inasprimento delle leggi), e per garantire sicurezza da quelli che erano i controlli della guardia di finanza, l’intero paese fungeva un ruolo di sentinella mentre gli uomini andavano a raccogliere e controllare il sale. La legge sul monopolio dei tabacchi era molto severa e chi veniva scoperto in fragranza di reato poteva rischiare anche pene e ammende severe. Così donne e bambini, nel momento in cui avvistavano le forze dell’ordine, inviano segnali di avvertimento a coloro impegnati nelle saline affinchè potessero scappare, correndo a più non posso, scalzi sugli scogli…

Marco Piccinni

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:
“Agenda di Babbarabbà 1997. Soprannomi paesani nelle province di Brindisi, Lecce e Taranto tra storia e fantasia” – supplemento del “Quotidiano” dicembre 1996, (Arti grafiche Mondadori) a cura di Antonio Maglio.

Le vie del Sale


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