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La Chiesa di San Giovanni Battista a Patù

“ a Verito  là si stè Rè Carlo in campo gran tempo, il quale Rè Carlo giurò a Dio di non partire mai dal campo finchè no l’ha in mano, & a sua memoria dove stava il campo Rè fè edificar una chiesa nominata San Giovanni di Campo Rè… ”

Il 24 giugno del lontano 788, i Veretini e gli alleati Francesi sconfiggevano gli invasori Saraceni. In un tempo in cui la credenza che Dio e i Santi intercedessero coi mortali per  premiarli o punirli,  la vittoria venne interpretata come un aiuto divino da parte del Santo.

Secoli e secoli passarono dalla battaglia in Campo Re. Inesorabili e imperterriti,  il  vento, le intemperie, le piogge, l’umidità hanno lasciato  i loro segni nel tempo.

La chiesa di San Giovanni Battista

La chiesa di San Giovanni Battista

Nel 1523, fu necessario un intervento di restaurazione per opera del Monsignore Acquavia di Alessano. Di questo intervento si fa menzione nella lapide sulla facciata della Chiesa:

“Praesidio diu hic Carolus rex agmine multo
Viribus afflixit mauria bella duceùTum struxit templum ad sancti decus ipse
Joannis”

Qui Re Carlo con lungo presidio di forte esercito
Terminò le guerre coi mori mentre era duce (Geminiano)
Allora costrui egli stesso il tempio in onore di San Giovanni

Questa prima parte si riferisce al fatto storico della guerra e della costruzione della chiesa. Segue dicendo:

“Sexcentis decimus septimus annus erat
Reliquias hic clauses diu cui scire licebat
Per longum tempus nullibi rumor erat
Vicarius Franciscus Antonio Praesule digno
Primum Antonius reperit ipse tamen.”

Del Seicento era l’anno decimo settimo
Qui a chi era lecito sapere le reliquie, nascoste per lungo tempo,
In nessun luogo per lungo tempo correva voce.
Il vicario Francesco A., mentre era il degno vescovo Antonio
per primo egli stesso tuttavia trovò.

Questa seconda parte invece, fa riferimento alla costruzione e alla storia delle reliquie del santo.

Ma chi è il Carolus Rex di cui si fa menzione? Il pensiero ci porta a Carlo V, che più volte si trovò a lottare contro i mori, tanto che nel 1549 fu costretto a costruire le Torri di avviso lungo tutte le coste Salentine .

“havendo saputo che nella che nella Provintia di Terra d’otranto era raccolta per paura de Christiani grandissima quantità de saraceni e s’erano fatti forti in due Città alli confini d’essa Provintia, dove si chiama il Capo de Leuche e l’altra Verito, dove Rè Carlo si dispose in tutto volerne vedere la loro disfattione”

Tale supposizione, di Antonio Parisi, non può reggere, secondo la tesi dell’Arditi, la quale sostiene che  il “reliquias hic clausas” dell’iscrizione lascia supporre un luogo di culto già esistente ai suoi tempi 1519-1556.
Il Marciano pensa, invece, a Carlo Magno.

Nel 1900 fu nuovamente restaurata dall’allora sindaco di Patù. Tutte le pareti furono ricoperte di intonaco e la maggior parte degli  affreschi, che un tempo decoravano l’interno andarono perduti.  L’unico a salvarsi, sul pilastro sinistro vicino l’altare  rappresenta proprio San Giovanni Battista. Anche  le navate furono ricoperte, senza tener conto dello stile della chiesa, (stile romano-bizantino). Originariamente, infatti, le due navate laterali, erano più basse e avevano un tetto spiovente, costituito da travi di legno che erano inserite nelle pareti della navata centrale, su cui erano poggiate delle tegole.

Nel 1950 ci fu un altro intervento in seguito alla chiusura della Chiesa del paese per incolumità pubblica. Fu aggiunto il pavimento, le finestre, le porte e l’altare e rimosso l’intonaco dalle pareti.

All’esterno dell’ abside, un piccolo pozzetto profondo non più di un metro, ricorda il rito greco, il cui idioma e abitudini rimasero vive nel territorio del Salento fino al 1711.
Il piccolo pozzetto, infatti, serviva per il battesimo per immersione, secondo l’antica tradizione liturgica greca.

All’uscita sulla destra, un cippo marmoreo recante una scritta in latino, testimonia la dominazione dell’Impero Romano nel Salento (II sec. d.C). E’ stato ritrovato in una delle tre Necropoli accertate nella zona archeologica di Vereto, una Medioevale, proprio accanto alla chiesa, una Romana e una Messapica, dislocate intorno e sulla collina. Sulla facciata superiore del cippo sono visibili le impronta di due piccoli piedi, per cui è facile dedurre che era sormontato da una statua:

alla memoria del figlio Marco Fadio Valerino
dopo la morte
marco Fadio Valeriano padre
e mina Fadio Valeriana Madre
loculo concesso per decreto del decurione

Questo Marco Fadio ottenne quindi l’autorizzazione del Decurione per seppellire il figlio in un luogo pubblico, non si sa però per quale motivo né chi fosse esattamente questo Marco Fadio.
È probabile che sia stato uno schiavo, affrancato dal proprio padrone e per gratitudine ha deciso di prendere il proprio cognome e darlo anche alla famiglia.

Semplice, spoglia di sfarzi, ori o  tele preziose, paradossi della religione cristiana, la Chiesa di San Giovanni Battista testimonia la semplicità di una fede sentita ed essenziale.

Sandra Sammali

BIBLIOGRAFIA:
V. Rosafio, “Vereto, città Messapica nel Basso Salento”, Lecce 1968

Edizioni dell’Iride, “Historia della Città de Leuche”, Tricase 2008


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