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La cripta di Santa Marina a Miggiano

La cripta di Santa Marina è collocata sotto l’omonima cappella, la cui struttura originaria risale al XIV secolo. La cripta è costituita da tre ambienti: un vano più ampio, collegato con l’esterno da una scalinata di recente costruzione, un dromos che immette in un piccolo ambiente di forma trapezoidale e un altro ambiente (probabilmente l’abside) di forma semicircolare, adibito fino agli ultimi restauri – risalenti agli anni 90 del secolo scorso – ad ossario dell’adiacente cimitero. Il piano di calpestio è in cementizio (realizzato nel corso degli ultimi lavori di restauro, sostituendo l’originale in sterrato); il soffitto si presenta leggermente arcuato nella direzione dell’invaso originale. In tutti gli ambienti sono presenti il gradino-sedile e diverse nicchie.

Secondo la dott.ssa Manuela De Giorgi, che ha approfondito lo studio sulla “Dormitio Virginis” di Miggiano, l’ipogeo avrebbe avuto la funzione principale – almeno nella fase di XI secolo – di cappella funeraria. Questa ipotesi – come sottolinea la stessa studiosa – potrebbe essere avvalorata dall’effettuazione di piccoli saggi di scavo all’interno del piccolo ambiente trapezoidale, che con molta probabilità porterebbero alla luce delle tombe.

Nell’ambiente adsidato sono presenti due reperti di dubbia interpretazione: si tratta di un tronco di colonna con un incavo a sezione quadrangolare sulla superficie superiore ed una presunta base di altare.

Veduta esterna della cripta di Santa Marina

Veduta esterna della cripta di Santa Marina

In età tardo medievale e/o rinascimentale era attiva, nell’area all’esterno della chiesetta, una fonderia, venuta alla luce in seguito a lavori di restauro dei locali adiacenti alla chiesa di Santa Marina. Nella stessa fornace furono rinvenuti frammenti di terra di fusione, stampi e condotte per colate a cera persa. Si tratta di un impianto per la produzione di campane. Sempre nello stesso contesto è stata rinvenuta una fibula in metallo, di età romano imperiale (I-III secolo d.C.).

Sui ruderi dell’antico luogo di culto bizantino, nel 1538 fu realizzato un convento, intitolato alla Madonna delle Grazie, ad opera di monaci dell’Ordine Carmelitano. La zona in questione, secondo la tradizione orale, si chiamava “Cumentu”.

Nella cripta sono presenti diversi affreschi, appartenenti ad un comune programma decorativo datato al XI, XIII e XIV secolo, eccetto quello più tardo di Santa Marina.

Affresco di San Nicola nella cripta

Affresco di San Nicola nella cripta

Santa Marina

L’affresco insiste in una nicchia nella parete di fronte all’attuale ingresso. L’immagine rappresenta una santa coronata che impugna un martello e una palma con la sinistra. Sotto la Santa è raffigurato un angelo in posizione orante, mentre alla destra, in basso, un drago e la cappella di Santa Marina. Ai piedi dell’affresco, prima del restauro, si intravedeva l’iscrizione “Terrae Migiani”.

Dormitio Virginis

L’affresco posto sulla parete di fondo del piccolo vano della cripta rappresenta la “Dormitio Virginis” e risale all’XI secolo. L’affresco riproduce la scena della “morte della Madonna”; questo – tuttavia – non deve indurci a credere che i bizantini non fossero convinti dell’Assunzione di Maria Vergine in cielo. Nella loro liturgia, infatti, si celebravano due feste: una della morte (“Dormitio”) e l’altra dell’Assunzione di Maria Vergine. La scena si presenta all’osservatore con la Vergine al centro, distesa sul catafalco e circondata dagli apostoli, tra i quali si riconoscono in maniera chiara: Giovanni chino sulla morta, Pietro alla testa del corteo di destra, Paolo ai piedi del letto. Su un piano arretrato, la figura di Cristo che regge tra le mani l’eidolon della madre. Su un terzo piano visivo, più arretrato, delimitano idealmente l’episodio alcuni edifici. Allo stato attuale, l’affresco si presenta in più parti rovinato; sono scomparsi alcuni volti di Apostoli e parte del corpo della Vergine si presenta sbiadito nei colori.

Affresco del Dormitio Virginis

Affresco del Dormitio Virginis

Santo anonimo

L’immagine rappresenta un giovane dai lineamenti gentili – probabilmente un diacono – con tunica istoriata e un mantello. Accanto al volto si nota una “s”, residuo di una iscrizione esegetica ormai scomparsa. Nella mano sinistra lo stesso regge un sigillum, con caratteri ormai illeggibili.

Santo anonimo

Santo anonimo

Arcangelo Michele

La figura si presenta con le ali spiegate, in atteggiamento di chi legge un libro posto su un ambone di legno; la mano sinistra sorregge un sigillum, nel quale è visibile una croce inscritta e delle lettere ai quattro angoli della stessa. Il volto violaceo dell’Arcangelo ha un’espressione grave e il suo imponente aspetto fa pensare che l’autore dell’affresco abbia voluto rappresentare l’angelo del giudizio, citato nell’Apocalisse di Giovanni.

Santa Caterina

L’identificazione delle Santa nell’affresco è deducibile dall’iscrizione esegetica a chionedon ΚΑΤ. La Santa è raffigurata in un arco, poggiante su colonnine con capitelli. L’immagine, coronata e in abiti regali, è rovinata in modo consistente sul lato sinistro e risale ad un momento successivo alla decorazione dell’ambiente, intorno al XIV secolo.

I committenti

Le tre figure affrescate su un lato del setto litoide del piccolo vano della cripta rappresentano, probabilmente, i committenti della “Dormitio Virginis”. Vestono tuniche scure e strette in vita con il bordo decorato e si trovano in posizione orante rispetto all’Arcangelo Michele: in piedi il primo, piegato il secondo, in avanti – in ginocchio – il terzo. Ai lati dell’affresco si leggono le seguenti iscrizioni, secondo la lettura proposta dalla dott.ssa De Giorgi:

ΛΕOY ΜΑΚOΥ

ΠΡΟΣΚΙΝΙΣΙΣ

ΝΙΚΟΛΑ ΜΟΝΑΚΟΥ

ossia “La proskymesis di Leo, Maco e del monaco Nicola”, interpretandola come una didascalia della scena che funge anche da iscrizione commemorativa.

Ai piedi delle tre figure vi è un cespuglio di piante, i cui fiori sembrano essere iris.

A cura dell’Assoziazione Archès

Bibliografia:

De Giorgi M., La Koimesis bizantina di Miggiano (Lecce): iconografia e fonti liturgiche, in Quintavalle A.C. (a cura di), Medioevo Mediterraneo: l’Occidente, Bisanzio e l’Islam, Atti del convegno internazionale di studi, Parma, 21-25 settembre 2004, pp. 332-340, Milano, 2007.

Fonseca C.D.,. Bruno A.R, Ingrosso V., Marotta A., Gli insediamenti rupestri medioevali nel Basso Salento, pp. 119-122, Galatina (Le), 1979.

La cripta di Santa Marina a Miggiano, opuscolo informativo a cura dell’Associazione culturale Archès.


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