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Tricase: la Chiesa di San Michele Arcangelo

Questa domenica ritorniamo a pochi chilometri dalla costa adriatica. Sopraggiunti all’estremità meridionale nella “regione delle grandi serre” entriamo nel “quadrato” territorio di Tricase. Situato geograficamente in una posizione decisamente rialzata a circa un centinaio di metri dal livello del mare, comprende le due principali marine di Tricase Porto e Marina Serra.

L’attuale nucleo di Tricase, anticamente conosciuto come “Treccase”, poi “Trecase”, “Tricasi o Tricasium”, sembra sia sorto tra il X e l’XI secolo dall’unione di tre Casali. Differenti sono le due versioni toponomastiche riguardanti la denominazione di questi ultimi, periodicamente narrate e collidenti tra gli storici Antonio Micetti di Tricase e Padre Cappuccino Luigi Tasselli di Casarano. Il primo affermava che i nomi dei tre Casali fossero quelli di Menderano, Voluto e San Nicola, per contro il Padre Cappuccino riteneva, invece, che si chiamassero Trunco, Monesano e Amito Cuti, ma a dispetto delle beghe storiografiche l’etimologia più accreditata traduce il nome “Tricase” come “inter casas” vale a dire, un paese formatosi in mezzo a differenti Casali.

Chiesa di san Michele Arcangelo - Tricase

La nascita di questo nuovo centro, sorto tra altri nuclei abitati, avvenne nell’anno del Signore 1030 per volere degli abitanti che,sentendosi minacciati e spesso attaccati dai barbari invasori, decisero di unirsi sia per motivi si sicurezza e sia per aumentare il numero dei “fuochi”. Il complesso d’interesse storico-artistico, ubicato nei pressi della caratteristica ed architettonicamente suggestiva Piazza Pisanelli, riguarda la Chiesa di San Michele Arcangelo, comunemente conosciuta, sia come tempio Sant’Angelo e sia come “Cappella dei Secondogeniti”, perché eretta nel 1624 a titolo di chiesa ufficiale dei Cadetti di Casa Gallone.

L’epigrafe incisa nel fregio della porta conferma, da un lato, il suddetto anno di costruzione del monumento e, dall’altro, la famiglia committente, emergendo così un particolare riferimento a Cesare Gallone secondo Barone di Tricase. Sant’Angelo si distingue per essere nota come una delle “sette perle dell’architettura barocca salentina” anche se il prospetto esterno semi-quadrangolare presenta un’impronta tardo-rinascimentale, intrisa di soluzioni manieriste e di leggere innovazioni baroccheggianti, alle quali si affiancano notevoli elementi catalano-durazzesco, spiccanti sulla zona del portone e in quella del coronamento del frontone al di sotto del quale si scorge un bassorilevo; gli elementi catalano-durazzesco sono rintracciabili esclusivamente in Italia meridionale, a Napoli, in Abruzzo ed in Puglia.

Dagli evidenti materiali utilizzati nella costruzione, come il carparo e la pietra leccesa si passa alle dubbie e poco definite attribuzioni progettistiche, considerato che secondo alcune fonti confermate anche dal Paone, l’architetto è identificato con Marcello “Protomastro” da Lecce, mentre secondo gli studiosi Maurizio Calvesi e Manieri Elia la paternità dell’edificio sacro è attribuibile a Giovanni Maria Tarantino di Nardò.Le elaborate evoluzioni barocche dell’interno della chiesa, richiamano alla vista altre raffinate opere d’arte, come nel caso del palco d’alloggiamento per l’organo interamente in legno, e datati ai primi anni del XVII secolo, infine appartengono allo stesso secolo un crocifisso ligneo posizionato sulla porta principale e due tele raffiguranti una la “Vergine Maria Bambina con Sant’Anna e San Gioacchino” e l’altra “Sant’Oronzo”, attribuita al maestro Giovanni Andrea Coppola da Gallipoli.

Altare e particola della volta

Concludiamo con un pensiero poetico del religioso David Turoldo che, affezionato da sempre alla gente di

Tricase scrisse:
AMICI DI TRICASE…
Gente di Puglie a Tricase, figli
delle molte fedi che in mezzo a oliveti
dalla lieve ombra, scendete a Leuca,
sperone d’approdo della Luce, e lungo
strade che portano ancora nomi
e vestigia della grande Madre, come
per una vostra Mambre piantate la tenda
alla Quercia Vallonea, e attendete
pur voi i divini messaggeri a recare
le promesse di eternità della stirpe:
figli siete del mito e di una terra
di non mai vinte divinità. E da Calino
vi giunga l’eco degli antichi canti
e come per il poeta al di là della siepe
pure per voi “il naufragar” sia dolce…

Padre David Maria Turoldo
“Un uomo vero, un cristiano autentico” a cura di Francesco Accogli – Edizioni dell’Iride 2002

Giuseppe Arnesano


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