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La Madonna della Rasce

Solitaria, semplice e quasi abbandonata a se stessa, la piccola chiesetta della Madonna delle Rasce, circondata da rovi e sterpaglie guarda, dall’altura sulla quale è situata, il faro di Leuca distante all’incirca un chilometro, ricordando i tempi gloriosi del passato, quando era al centro dell’attenzione della comunità di Salignano (frazione di Castrignano del Capo) e di buona parte del mondo cristiano.

La Madonna delle Rasce, denominazione popolare conferita a questa chiesa in quanto situata in un luogo pieno di rovi (le scarasce, o rasce), è un piccolo tempio dedicato alla Madonna delle Grazie, edificato per ringraziare la Santissima per una grazia ricevuta.

Sull’oggetto della grazia non vi è totale chiarezza in quanto esistono diverse leggende, ognuna della quali con diverse accezioni. Secondo una di queste una donna inferma, una certa Maria di Alessano costretta a letto da una malattia, avrebbe sognato una notte la Madonna di Santa Maria di Leuca, la quale le avrebbe suggerito di recarsi in una grotta nel bel mezzo di una campagna. La donna, impossibilitata a muoversi autonomamente, inviò suo figlio, il quale rinvenne all’interno della cavità  un’icona Mariana. Immediatamente dal cielo si riversarono imponenti piogge sulle campagne di Salignano ponendo fine ad un periodo di siccità che stava mettendo a dura prova tutta la comunità del capo di Leuca. Una seconda versione vorrebbe, invece, che Maria di Alessano avesse chiesto per sè una grazia per debellare la malattia che l’affliggeva. Una volta ricevuto l’intervento miracoloso della Madonna avvrebbe, per sua iniziativa, fatto erigere la chiesa. Una terza versione invece vede un massaio, disperato per la morte che sta per cogliere la moglie stremata da un parto difficile. La Madonna lo rassicurò e gli chiese di dirigersi in una grotta, guidato da una luce celeste, nelle cui vicinanze sarebbe stata poi fatta costruire la chiesa.

Elemento ricorrente nelle leggende appena illustrate è una grotta, nei pressi dei quali sarebbe poi sorta la chiesa. Questa grotta, oggi chiusa, sarebbe stato il rifugio di San Pietro una volta giunto nel Salento, un riparo e un nascondiglio che gli permisero di salvarsi la vita dalle persecuzioni a danno dei Cristiani ad opera degli eserciti romani.

Leggende a parte, la chiesa venne costruita tra il 1678 ed il 1699 con il contributo di tutta la popolazione. Si trova in quella che è conosciuta come “contrada Crimino“, dove esisteva un tempo un piccolo borgo nato inseguito alla distruzione della città di Vereto e la diaspora dei relativi abitanti. Non presenta particolari decorazioni, se non rilievi dalle fattezze animali, come degli arieti a guarnizione delle finestre, simbolo della redenzione del Cristo, a sua volta proveniente dalla trasposizione cristiana del  mito greco di Giasone, degli Argonauti e del vello d’oro. Sulla porta di ingresso invece si può notare una testa coronata.

L’interno della chiesa, visibile attraverso un cancello che ne impedisce l’ingresso, è in completo stato di degrado, con calcinacci staccatisi dalle pareti e le inmancabili scritte con spray ad opera di vandali. Non sono ovviamente presenti arredi sacri o altari particolari, se non uno provvisorio in mattoni di tufo.

Alle spalle della chiesa i resti di una piccola necropoli, probabilmente di origine medioevale, nella quale è possibile individuare alcuni loculi scavati nella roccia.

La strada che costeggia l’edificio di culto era un tempo affollatissima di pellegrini che si recavano al santuario di Leuca (provenienti da ogni parte d’Italia ma anche da alcuni paesi Europei) ormai in dirittura di arrivo, nel viaggio che avrebbe garantito loro l’indulgenza plenaria. Dopo una breve preghiera ogni pellegrino segnava il proprio passaggio con incisioni di croci, le iniziali del proprio nome, date, ancora visibili sulla pareti della chiesa. Poi lasciavano il luogo sacro per dirigersi finalmente alla meta.

“Nei primi tempi fu molto frequentata; ma oramai non è da notasi altro se non che il clero di Salignano vi canta appena una messa il dì 8 settembre, ed un oblato, piuttosto per comodo suo che per zelo religioso, abita la vicina casuccia”

Giacomo Arditi – La Leuca Salentina

Marco Piccinni

Bilbiografia e sitografia:

Andrea Chiuri, Pellegrini a Leuca 2000 anni di storia, Edizioni dell’Iride (2000)

Sito istituzionale del comune di Castrignano del capo


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