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La leggendaria cittadella di Cassandra nel feudo del Fano (Salve): fonti storiche e dati archeologici

(contributo tratto da Cassandra, Casale S. Biagio, Fondazione di Salve e Tempietto di Giano: fonti storiche e dati archeologici, in Archeologia del Salento, a cura di N. Febbraro, pp. 247 – 262, Libellula edizioni, 2011)

Fonti storiche

 

La tradizione orale ci ha tramandato l’esistenza nel territorio di Salve, poco distante dal Canalone del Fano e dalla Grotta delle Fate, di una cittadella di nome Cassandra, dove i suoi operosi abitanti – dediti alla produzione di olio e vino – potevano avvalersi di un mulino che macinava pepite d’oro.

Lo storico Aldo Simone, nella sua monografia “Salve. Storie e leggende” scriveva che Cassandra è effettivamente esistita ed era ubicata a circa metà strada fra gli importanti abitati messapici di Ugento e Vereto, a breve distanza dal Canale Fano e dalla Grotta delle Fate, sulla collina detta Profichi. Si tratta della cosiddetta Serra di Spigolizzi, dalla cui dorsale si dominano visivamente larghi tratti di territorio sia verso l’entroterra che verso il mare.

Simone scriveva del rinvenimento di una necropoli pertinente Cassandra, della quale “si sono trovate sicure tracce” in un fondo chiamato S. Torneo – ubicato al confine con i terreni di proprietà della Masseria Fano – durante lavori di bonifica dalla macchia mediterranea, risalenti alla fine dell’800. Si trattava di tombe scavate nel banco roccioso in una delle quali si rinvenne una lampada di rame, le cui pessime condizioni di conservazione non ne permisero il recupero.

Monsignor De Rossi, canonico della diocesi di Ugento, in occasione della sua visita pastorale del 1711 nella località in questione, scrisse dell’esistenza di un tempio (fanum) pagano laddove oggi sorge Masseria Serrazza. Riguardo alle vestigia del tempio citate da De Rossi – la lapide e una parte delle antiche mura – Simone affermava che oggi (ossia nella seconda metà del secolo scorso, n.d.r.) non c’è più nulla, né l’una né le altre!

Lo studioso di Salve, riguardo alla cittadella di Cassandra, giungeva a queste conclusioni: “I Messapi, e quindi anche la nostra Cassandra, avevano sostenuto, prima dell’occupazione romana, una guerra contro i Tarantini da cui, in ultimo, ne uscirono vittoriosi. […] Certamente anche la nostra cittadella fu soggetta, come gli altri paesi della Messapia, durante la dominazione romana, ai travagli della guerra contro Annibale, a quelli della guerra Sociale e più tardi alle accennate devastazioni dei Goti dopo le quali, ripeto, non risorse più[1].

Partendo dalle fonti storiche a disposizione, integrandole con i dati archeologici emersi a seguito delle ultime campagne di scavo e di ricognizioni di superficie, si è tentato di elaborare alcune ipotesi riguardo all’effettiva esistenza della cittadella di Cassandra, facendo attenzione a distinguere la realtà storica sommersa da abbellimenti, esagerazioni e fantasie, spesso frutto di racconti orali[2].

 

 

I dati archeologici

Il lembo di territorio di Salve interessato dalla presenza delle valli del Canale Fano e dalle ultime pendici della Serra di Spigolizzi è quello che ha restituito le tracce più cospicue della frequentazione umana.

Il quadro che gli storici salentini ci hanno tramandato, a partire dal XVI secolo, avvalora la tesi dell’esistenza di una piccola città – denominata Cassandra – fondata in Età messapica sulla collina di Spigolizzi nei pressi della Masseria Brufichi, distrutta dai Goti nel 548 d.C., alla quale sono da riferire:

  • una necropoli costituita da tombe scavate nel banco roccioso ed ubicata in un fondo denominato S. Torneo posto al confine con la proprietà della Masseria Fano;
  • un tempio dedicato al dio Fauno[3] per il quale, successivamente, è attestato un culto al dio Bacco[4] che, nel corso della nostra era, è stato cristianizzato e consacrato a S. Torneo martire;
  • un tempio pagano, ubicato laddove attualmente sorge la Masseria Serrazza (a circa 2 Km ad est dalla collina di Spigolizzi) e, più precisamente, in corrispondenza dell’annessa cappella del ss. Crocefisso, al quale il canonico don Tommaso De Rossi attribuisce una lapide diruta e delle antiche mura ormai scomparse.

La Serra di Spigolizzi è stata oggetto di un’accurata ricerca di superficie che ha permesso di ricostruire una frequentazione umana compresa tra il Paleolitico medio e l’età dei Metalli. Sul pianoro di Spigolizzi – quindi – non vi è alcuna traccia di una città messapica e romana. La prima frequentazione intensiva a scopo abitativo – precedentemente all’impianto delle masserie Brufichi e Spigolizzi – risale a circa 3.500 anni fa.

A brevissima distanza dalla Serra di Spigolizzi (circa 800 metri ad est) vi è un piccolo pianoro – denominato la Chiusa – prospiciente il Canale Fano, che ha conservato i ruderi di un’antica cinta muraria e che ha conservato una stratigrafia archeologica relativa a tre distinte frequentazioni a scopo abitativo. La più recente è da riferire ad un piccolo abitato fortificato d’Età arcaica (VI-V sec. a.C.).

La chiusa

L’unico abitato messapico esistente nell’area – pertanto – è quello noto come la Chiusa, del quale non vi è testimonianza riguardo all’originaria denominazione.

La cittadella messapica è stata abbandonata definitivamente nel corso dei primi decenni del V sec. a.C. (480/70), con una discordanza cronologica di circa un millennio rispetto alla suggestiva leggenda che ci è stata tramandata sulla distruzione della mitica Cassandra, ad opera dei Goti.

La presenza dei ruderi dell’abitato de La Chiusa e il rinvenimento di reperti archeologici sulla collina di Spigolizzi hanno dato linfa all’immaginazione dei contadini e, soprattutto, degli storici locali che, a partire dal XVI secolo, hanno avvalorato la tesi dell’esistenza di una cittadella che ha avuto una lunga continuità di vita dall’età messapica a quella tardo Antica. La documentazione archeologica, invece, ha fornito una versione differente a questa tesi, portando a retrodatare di circa un millennio l’abbandono del sito de La Chiusa e di circa due millenni quello della serra di Spigolizzi.

Associazione Archès


[1]Simone 1981.

[2] Arthur 1997.

[3] Nella mitologia italica dio della fecondità umana e animale, protettore di greggi e di campi.

[4] Divinità del vino raffigurata tradizionalmente con la corona d’edera, il tirso e la tazza; denominata Dioniso presso i greci ed entrata, in seguito, a far parte del pantheon romano, conservando i medesimi attributi, con la denominazione di Bacco.

Copertina del libro ARCHEOLOGIA DEL SALENTO


Un commento su “La leggendaria cittadella di Cassandra nel feudo del Fano (Salve): fonti storiche e dati archeologici

  1. Andrea ha detto:

    Abbiamo tanta storia da far vedere e conoscere……come o forse più dei siti della grecia antica o dell’antica roma visitati da centinaia di migliaia di turisti ogni anno che percorrono migliaia di kilometri….perchè ciò non è stato possibile qui da noi nel nostro Salento ???????

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