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Il dolmen Argentina-Graziadei

Non avrebbe potuto scegliere un posto migliore dove “risiedere“. A due passi da una delle località balneari più conosciute del Salento che ogni anno conta migliaia di turisti provenienti da ogni parte d’Italia e dall’esterno. Pochi metri lo separano dalla celeberrima sdraio delle marina di Pescoluse che, meglio di un’insegna luminosa intermittente, indica al bagnante che ha raggiunto le Maldive, la bellissima spiaggia salvese che per acqua e sabbia ricorda le ben più note coste dell’oceano indiano. Il nostro amico se ne stà li, silente, come fa ormai da diversi secoli, tutto concentrato a custodire i suoi più intimi segreti. Si chiama Argentina Graziadei, è un dolmen.

Nonostante l’enorme frequentazione umana però, sono davvero in pochi coloro che ne conoscono l’esistenza. Anche all’interno dello stesso territorio salvese le persone che vi si sono avvicinate a non meno di due metri si contano sulle dita di una mano.

Negli ultimi anni l’associazione Archès si è prodigata al fine di far conoscere questo prezioso tesoro delle contrade del Capo a decine di turisti che, consapevoli che il Salento non è solo una stereotipata immagine da copertina d’attrazione turistica fatta di sole, mare e vento, si sono avventurati lungo il percorso archeologico che Salve ha da offrire.

Questo strano monumento litico è stato scoperto da Giovanni Cosi, a pochi metri da un’altra struttura dolmenica che porta il suo nome, e presentato ad un convegno internazionale dal titolo “Archeoastronomia, credenze e religioni nel mondo antico” nel Maggio del 1997 a Roma.

La sua scheda anagrafica non è ancora del tutto chiara. Non è stato possibile affermare con esattezza la data della sua erezione. Franco ritiene che sia piuttosto recente, probabilmente medioevale. Se fosse invece coevo ai suoi numerosi fratelli sparsi nel territorio salentino, dai quali differisce esteticamente, potremmo farlo risalire con estrema tranquillità in un periodo compreso tra il V ed il III millennio a.C.

Il dolmen è composto da una celle ipogeica semicircolare, scavata nel banco roccioso, e da una componente apogeica costituita da alcuni ortostati sovrastati da quattro lastre di pietra, una recentemente trafugata. Alla camera ipogeica, profonda poco più di un metro, si accede mediante un piccolo ingresso rivolto ad ovest attraverso tre piccoli gradini, ricavati anch’essi nella roccia.

Anche se non vi sono prove certe si ritiene che questa struttura dolmenica possa essere stata utilizzata per usi sepolcrali, contrariamente all’uso che se ne è fatto invece di altri dolmen, decisamente più conosciuti, come lo Stabile di Giuggianello o il dolmen li Scusi di Minervino, adibiti ad altari sacrificali o per rituali di libagione.

La contrada in cui si trova il dolmen, purtroppo, non è soggetta a vincolo archeologico. Chissà per quanto tempo ancora le ruspe potranno risparmiare questo piccolo fazzoletto di terra sul quale Argentina Graziadei silente riposa da così tanto tempo.

Marco Piccinni

BIBLIOGRAFIA:

N. Febbraro, Archeologia del Salento. Il territorio di Salve dai primi abitanti alla romanizzazione, Libellula Edizioni, Tricase 2011, 308 pp


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