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Un sarto Tricasino che si è distinto all’esposizione di Chicago del 1894

Presso l’Emeroteca della Biblioteca Provinciale “N. Bernardini” di Lecce, grazie alla cortese disponibilità del Direttore, Dott. Alessandro Laporta, siamo riusciti a reperire un interressante articolo su un sarto tricasino, tal Ferdinando Caloro, che fece parlare di sé nel giornale “Cristoforo Colombo” di New York per una mostra industriale di vestiti nella città di Chicago. L’articolo, che di seguito pubblichiamo per intero, venne pubblicato dal “Corriere Meridionale” il 26 Luglio 1894 e, come si può notare, parla di Caloro definendolo “industre”, “valente”, “abilissimo”, etc. Insieme all’amico Rocco Martella abbiamo cercato di saperne di più ed abbiamo scoperto che il sarto tricasino si chiamava precisamente Errico Ferdinando Caloro ed era nato il 26 Agosto 1865; era figlio di Donato (anch’egli sarto) e di Concetta Maria Dell’Abate.

Donato Maria Caloro era nato a Tricase il 1 Settembre 1831 e deceduto il 16 Gennaio 1899 ed era figlio di Vincenzo (pellettiere) e di Vincenza Scarascia (donna di casa). La mamma di Errico Ferdinando Caloro, Concetta Maria Dell’Abate, è deceduta il 20 Dicembre 1908 all’età di 79 anni, perciò era nata nel 1830 circa. A questo punto gli interrogativi sono diversi: quando emigrarono i Caloro negli Stati Uniti d’America? Errico Ferdinando Caloro era coniugato? Aveva dei figli? E, naturalmente, tantissime altre domande. Ma, per il momento, senza azzardare ipotesi non confortate da indiscutibili documenti, ci fermiamo qui ed invitiamo i lettori a “godersi” questo piacevole scritto su un bravissimo sarto tricasino.

New York, fonte: Wikipedia

Nel giornale Cristoforo Colombo, di New York leggiamo con vero compiacimento quanto segue:

Fra gli espositori americani, nella sezione industriale alla grande mostra di Chicago, figuravano i signori Vredenburgh and Brooks, sarti americani in New York al n.164 5 a Avenue. Avevano esposto capi di vestiario di gran lusso da uomo, e precisamente full dresses (vestiti da società, marsine) e Prince Alberts (soprabiti), i quali furono dai giurì riconosciuti come articoli della più alta perfezione, tanto era la finitezza, e l’eleganza del lavoro. Gli espositori s’ebbero medaglie e diploma d’onore. Ma la commissione delle ricompense, con spirito di giustizia altamente raccomandabile ad esempio, premiando i capitalisti espositori, non ha dimenticato l’operaio industre, valente, che col lavoro delle sue mani, ha procurato onore ad essi, e credito al loro stabilimento. L’abilissimo operaio in discorso è un italiano, l’unico, che, nella sua categoria, si sia fatto distinguere al concorso mondiale di Chicago. I Fulldresses, i Prince Alberts, pe’ quali i signori Vredenburgh and Brooks furono premiati, erano opera delle mani di lui, il quale, nel suo mestiere, attende esclusivamente alla lavorazione di quei due capi di vestiario mascolino, nella quale è addivenuto, come chi dicesse, uno specialista. Egli è il signor Ferdinando Caloro del N.323 E 21 a strada N.Y. al quale il ‘Board of Lady Manegers’ della Esposizione di Chicago ha fatto or ora tenere un diploma di menzione onorevole, quale attestato che tutto a lui è stato attribuito, dalla commissione giudicante, il merito della eleganza, della perfezione, e di tutti i pregi constatati nei manufatti, esposti dai signori Vredenburgh and Brooks. E così sta bene. S’abbiano pure, per ora, i padroni anche tutti i profitti della abilità dell’operaio, ma si abbia anche questo qualche soddisfazione: in mancanza di meglio si abbia l’operaio, almeno, l’onore di essere additato come la causa efficiente della prosperità dei padroni. Si accetti il fatto come un avviamento a meglio regolare i rapporti fra mano d’opera e capitale. Intanto i connazionali, ed in specie i tanti amici, si rallegreranno di cuore col signor Caloro, come di gran cuore il Colombo si rallegra con lui, per una distinzione tanto bene accordata, quanto giustamente meritata. Vada pure superbo il signor Caloro del suo diploma: il premio al lavoro vale qualche cosa meglio che certe croci da cavaliere. Al bravo Caloro, che è nativo di Tricase, i nostri complimenti.

A cura di Francesco Accogli.
Articolo pubblicato su Terra di Leuca, Giugno 2012, consultabile on line al seguente link.


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