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Il museo degli affreschi e la cripta di Santa Maria degli Angeli

Da lassù qualcuno ci guarda, si ripete sempre quando un evento fortuito sembra giungere all’improvviso per porre rimedio ad una situazione che sembra ormai irreparabile, a fermare un palla che acquisisce sempre più accelerazione dal momento in cui viene scagliata, verso il basso, dal principio di un ripidissimo dislivello. Ma, a volte, sarebbe proprio il caso di dire che qualcuno ci guarda anche da laggiù. Eh già, perché spesso può capitare che sotto i nostri piedi, nascosti tra pietre e materiali di risulta, possano nascondersi schiere di santi, angeli e perché no, anche la Madre di Cristo.

Tutto questo è ciò che è stato rinvenuto nel sottosuolo del centro storico di Poggiardo, proprio li, a due passi dalla chiesa matrice. In un cavità, collegata in superficie da una scaletta scavata nel banco roccioso e occlusa con materiale di vario genere, è stato rinvenuto un autentico tesoro cromatico. Siamo nel 1929 ed è stata appena riscoperta la cripta di Santa Maria degli Angeli.

Eliminando progressivamente il materiale di risulta è stato possibile ridonare luce allo sguardo di numerose figure che, pazientemente, hanno atteso di abbandonare quel cammino nell’oscurità intrapreso quasi 500 anni prima quando, a causa dell’aumento demografico del comune di Poggiardo e dell’abolizione del rito ortodosso, la cripta cominciò ad essere trascurata fino ad essere definitamente abbandonata ed obliata.

Gli affreschi risalenti probabilmente all’anno 1000, dopo un così lungo ed esasperante interramento, hanno dovuto fronteggiare nuovi nemici ancora più terribili: muffe ed umidità. Si procede dunque ad una prima e veloce fase di restauro negli anni ‘50 che porta alcune modifiche strutturali della cripta oltre che l’asportazione di tutti gli affreschi destinati all’istituto centrale di restauro a Roma.

Museo degli affreschi di Santa Maria degli Angeli

A restauro terminato le icone della cripta di Santa Maria degli angeli intrapresero un lungo viaggio che in giro per le mostre d’Europa passando da Bruxelles, al parlamento Europeo, dove rischiarono di rimanerci per sempre. L’intervento delle autorità politiche fece però il miracolo e le icone bizantine ritornarono finalmente nella loro terra natia. Vennero ricollocate in un museo, inaugurato il 12 giugno del 1975 con l’attenta e sentita partecipazione del presidente del consiglio Aldo Moro,  allestito sotto piazza Episcopo in una ambiente che ricalca fedelmente il tracciato della cripta. Gli affreschi sono stati predisposti secondo lo schema originale, sui finti pilastri e pareti immaginarie.

Nel 1999, infine, si procede ad un secondo e definitivo restauro dell’invaso della cripta con l’applicazione sulle pareti, ormai spoglie, di fedeli riproduzioni degli originali affreschi realizzati su polistirolo ignifugo.

Cripta di Santa Maria degli angeli

La cripta è costituita da tre navate absidate. In quella centrale capeggia l’icona della Theotókos, la Madre di Dio, il cui dogma venne proclamato durante il concilio di Efeso del 431. Pare sorreggere il figlio dal nimbo crucigero anche se in realtà non lo sfiora nemmeno. Sembra quasi levitare mentre con lo sguardo attento osserva e giudica chi gli stà davanti. Anche se con le sembianze anatomiche di un bambino, manifesta già alcuni aspetti della caducità del corpo che simboleggiano la Sua molteplice natura di uomo e Figlio di Dio, bambino e adulto allo stesso tempo. La Madonna ha al suo fianco due angeli, dall’aspetto ambiguo e dall’atteggiamento rassicurante. Come potrebbero non esserlo d’altronde. Nella sala vi sono anche l’arcangelo Michele, in un secondo abside e l’arcangelo Gabriele, posto di guarda di fronte all’ingresso dell’invaso, che combatte a cavallo contro un drago. Le scene del combattimento non sembrano disturbare San Leonardo, San Giuliano, o San Nicola in piedi alla sua sinistra, né tantomeno la Maddalena alla sua destra intenta ad asciugare con i suoi capelli rossi i piedi del Cristo appena lavati con le sue lacrime.

Lasciamo quindi quest’ambiente nella sua pace celestiale, richiudiamo la porta del museo e della cripta allo nostre spalle. Le luci si spengono, ma questa volta non sarà per sempre.

Marco Piccinni


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