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Le cave di Cutrofiano in località Petrore

Lasciandosi alle spalle il centro di Cutrofiano per addentrarsi in aperta campagna, passando dalla chiesa di San Giovanni Piscopio, si può facilmente raggiungere località Petrore, dove un paesaggio surreale e affascinante è stato scavato dalle abili mani dei nostri avi.

Si tratta di una cava realizzata con la tecnica dell’ingrottamento, ossia tramite scavi ripetuti di un banco di calcarenite affiorante per raggiungere gli strati più interni e spesso anche più profondi rispetto al normale piano di calpestio. Un vero e proprio “sventramento“.

Attività di questo genere richiedevano solitamente molto tempo.In condizioni ottimali uno “zoccature” esperto poteva estrarre da solo una quindicina di mattoni al giorno. Un lavoro che deve aver fruttato decine e decine di “sciurnate” per poter raggiungere un risultato come quello che ci si palesa innanzi agli occhi.

Questa incredibile “impresa” di scavo, forse anche impensabile  per chi ormai vive nella bambagia della comodità tecnologica in cui il mondo intero sembra essersi adagiato, ha portato alla realizzazione di un piccolo insieme di grotte di diverse dimensioni e forma, involontariamente modellate alla stregua di una casa rustica con tanto di giardino e cortile.  Uno spazio verde, quello che circonda tutto il “complesso”, deturpato, come sovente accade, dalla stupidità umana che ha eletto questo luogo, a prima vista nascosto dal rettilineo stradale, a discarica abusiva di pneumatici, sparsi alla rinfusa, e qualsiasi altro genere di elettrodomestico e di oggettistica varia tale da far impallidire l’emporio di un rigattiere.

All’interno delle cavità artificiali regna il più rigido silenzio, quasi come a volere imporre una certa sacralità ad un luogo che ha offerto il pane ad una generazione di salentini, contribuendo allo sviluppo socio economico di un terra che ha imparato a vivere sfruttando a proprio vantaggio quello che per molti sarebbe stato un ostacolo: la roccia affiorante che spesso ha fatto demordere molti contadini dalla volontà di coltivare in proprio un fazzoletto di terra. Laddove è stato possibile si è proceduto direttamente ad attività di sbancamento ma, in altri casi, si è dovuto ricorrere ai mezzi pesanti e aprire un “cantiere”, una cava, tramite la quale liberare quanto più spazio possibile e riutilizzalo per impiantare ulivi o alberi da frutto. Esempi di questo genere sono molto numerosi, così come lo sono anche le “tajate” monumentali, ossia delle vere e proprie opere d’arte modellate nella nuda roccia ed esposte all’ingordigia delle generazioni future. Quella di località Petrore è indubbiamente una di queste.

Marco Piccinni


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