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La bottega del rigattiere: una fucina di cultura e di satira che forgia la nostra società

Nella bottega del rigattiere trovi di tutto, persino la pietra filosofale, la polvere pirica e l’almanacco del tempo. Paolo Vincenti ha ordinato gli oggetti e li ha disposti in ordine sparso sullo spazio libero che ha trovato. Ce ne sono tanti altri che si trovano scartabellando tra vecchi giornali, documenti, libri storici scampati ai roghi delle Biblioteche di Alessandria e di Casole, per es. Per questo si è affrettato ad aprirla, prima che qualcuno si svegli con la luna storta, non dei borboni, e decida di bruciare i libri, come è accaduto in “Fahrenheit 451″ di Ray Bradbury.

Lo sa Vincenti che non si possono imporre a tutti i costi neanche le proprie idee: “Detesto quella parte di me che sale in cattedra, che crede, con un atto di arroganza pari soltanto alla propria ignoranza, di avere qualcosa da dire agli altri e che gli altri siano anche disposti ad ascoltare…”. Dal tempo della cultura allo spazio della agri-cultura il passo è breve.

Le sue considerazioni, le ritroviamo nel documentario Terra Madre di Carlo Petrini (Slow Food) e di Ermanno Olmi, venerabile regista. “Pacha Mama” è l’invocazione che sale / per questa terra da salvare – scrive Paolo Vincenti giustamente preoccupato per la sorte comune di noi tutti – come una preghiera di figlio che nasce dal cuore e intanto che l’odore dell’olocausto si sparge intorno / in questo pomeriggio di asfodeli e giaculatorie / già rimpiangiamo il sole / …dai sud del mondo è come se sentissi il lamento / della fame e della disperazione, che si alza forte / come in una vertigine di danza, un canto lento e inesorabile, come un tormento / il canto della terra, come un mantra ipnotico, mi prende / e non riesco più a sciogliermi da questo incanto ma nel mio sud / il paesaggio salentino è un invito alla quiete e alla bellezza / e mi tuffo in questo paradiso di verde e di blu… C’è in questa prosa poetica tutto Vincenti, preoccupato per le condizioni della terra e dell’umanità a cui offre con generosa ospitalità un lembo del Salento, su cui si sono avvicendati popoli e culture, prendendo e lasciando qualcosa: la nostra memoria! La bottega, intesa come laboratorio e fucina di idee, ha ampie risorse che datano dalla notte dei tempi, a condizione che si sappia come compulsare il materiale che Vincenti ha accumulato con un apparente disordine, carpendolo dalla sua famiglia, dai contadini della sua terra, dagli studiosi di ogni epoca e zona del mondo, messo lì a disposizione degli uomini di buona volontà perché si realizzi quel progresso civile di pasoliniana memoria, dimenticato da molti, anche nel Salento, e identificato nella folle corsa al consumo di suolo e agli sprechi delle risorse naturali.

Suonano all’orecchio di Vincenzi le riflessioni di Empedocle che degli Agrigentini si lamentava: “Costruiscono come se non dovessero morire mai e mangiano come se dovessero morire all’indomani!”. Il suo trattato lo trovate nell’ultima panca a destra, seminascosto dai testi antichi delle tragedie di Euripide, le Baccanti e la Medea, della lirica greca monodica di Saffo, Alceo e Anacreonte, dell’elegia greca alcaica, dei frammenti di Almane, Stesìcoro e Ibico, degli epigrammi di Asclepiade. Miti e leggende del Mediterraneo, figure di dei pagani, Dioniso, Apollo e Mercurio, che hanno lasciato in queste lande salentine un segno della loro potenza evocatrice, nella poesia, nella musica, nelle danze coreutiche e coribantiche, nei tiasi orgiastici, nel senso della misura. Tracce che passano di madre (la dea dagli ampi seni e steatopigia) in figlia nelle tarante, dagli dei ai santi, in primis a San Paolo. Questa cultura permea il Salento. Ci fa i conti Paolo Vincenti con un atteggiamento disincantato, sempre vigile, ironico, tagliente, irridente, affastellando libri su libri, sedimentati nel nostro immaginario, e rievocando la grandezza antica, unico bagaglio in grado di farci affrontare con ironia questi nostri tempi smarriti. Paolo Vincenti, La bottega del rigattiere, Lupo Editore, Copertino, € 13,00.

Paolo Rausa

Articolo già pubblicato su ItaliaExpress da Paolo Rausa


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