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Matteo Perez d’Aleccio, il Salento nella Cappella Sistina

A Roma con il grande Michelangelo all’ombra della cappella Sistina. A Malta, per immortalare le scene del grande assedio turco. In Sudamerica per concludere la propria esistenza, a migliaia di km di distanza dal luogo che gli ha dato i natali. Matteo Perez d’Aleccio, da Lecce a Lima, l’evoluzione di un grande artista.

Pittore e incisore che prediligerà soggetti storici, devozionali e marittimi. Nasce a Lecce nel  1547, alla periferia del regno di Napoli, anche se in seno ad un contesto culturale in fermento, quello della città barocca, la Firenze del Sud. Un’identificazione geografica dal quale trarrà l’appellativo di Matteo da Lecce, una volta allontanatosi, ancora adolescente, dal guscio famigliare.

Lascia il Salento in direzione della capitale, la Roma dei papi e degli artisti, per apporre la propria firma in un cantiere d’eccezione: la cappella Sistina. “Oh iniqua sorte, se il tempo dovrà corrompere e distruggere anche questo”, esclamò Tiziano dopo aver ammirato il superbo Giudizio Universale michelangiolesco, l’apprezzata e discussa opera di quell’artista che tanti disappori aveva provocato alla chiesa e che, probabilmente, divenne il maestro del d’Aleccio.

Michelangelo iniziò l’articolato ciclo pittorico della cappella nel 1508 per terminarlo quattro anni più tardi. Un finto inquadramento architettonico sulla volta, tramite il quale ricollegare alcuni argomenti salienti del tema biblico con le scene narrate dagli affreschi di estrazione neotestamentaria, realizzati in precedenza sulle pareti, del Perugino, del Botticelli e del Signorelli. Cornici marmoree fittizie nella quali sono incastonate nove scene della Genesi che sovrastano dodici troni, dove siedono sibille e profeti, e otto lunette a vela contenenti le raffigurazioni degli antenati di Cristo (da Abramo a Giuseppe).

Nel 1534 Clemente VII commissionerà all’artista toscano il Giudizio Universale. I lavori cominceranno due anni più tardi per concludersi,  nel 1541, tra critiche e perplessità di carattere morale. L’aspetto a tratti grottesco degli angeli e la spiritualità dell’essere umano e divino, espressa tramite la propria nudità, venne ritenuta scandalosa. Condizione esacerbata dalla lotta al protestantesimo da parte della chiesa di Roma, impegnata, tra l’altro, a difendersi dalle accuse di corruzione e immoralità. Nel 1564, a pochi giorni della morte dell’artista, la congregazione del concilio di Trento decise di coprire le oscenità dell’affresco affidando l’incarico a Daniele di Volterra che censurerà l’ardire michelangiolesco (fino a quando il restauro del 1980 non ripristinò, dove possibile, l’opera originale).

L’interesse delle chiesa a preservare una rigorosa condotta morale, dopo secoli di eccessi ed errori, distrasse l’attenzione del successore di Pietro da un problema ben più importante, la scarsa stabilità delle fondamenta della cappella, che condusse ad un crollo nel Natale del 1522 uccidendo una guardia svizzera che accompagnava Adriano VI proprio nel momento in cui varcava la soglia di ingresso. Le crepe che si succedettero negli anni a seguire portarono al danneggiamento di alcuni affreschi, che concludevano le storie del Cristo e di Mosè, al punto da dover essere ridipinte. Per l’occasione vennero convocati, nel 1574, Hendrick van de Broeck e Matteo da Lecce. Quest’ultimo affrescò Disputa sul corpo di Mosè sostituendo l’originale di Luca Signorelli, e il Sant’Antonio circondato dai demoni.

Disputa sul corpo di Mosè (Fonte: icsrizzoli.it)

Il suo talento in continua evoluzione fruttò nuove commesse dai papi Pio V e Gregorio XIII. Realizzò pregevoli affreschi anche all’interno di Villa d’Este (Tivoli), Villa Monragone (Frascati) e la Madonna fra i santi Stefano, Lorenzo ed Eligio nell’abside chiesa di Sant’Eligio degli Orefici (Roma), realizzata su un progetto di Raffaello.

Nel 1576 una nuova svolta. Decide di lasciare Roma per raggiungere Malta, dove introdurrà per la prima volta sull’isola il manierismo italiano, dipingendo tredici affreschi sul grande assedio di Solimano il Magnifico ai danni dell’isola, avvenuto nel 1565. L’attenzione per i particolari incastonati in questi pregevoli affreschi ha valso a Matteo il titolo di “Pittore ufficiale dell’assedio di Malta”, oltre ad aver consentito agli storici di apprendere una serie di nozioni sui momenti salienti dell’assedio, dall’arrivo alla fuga dei turchi, lo sbarco della flotta nemica a Marsascirocco, l’assedio di Sant’Elmo, Birgu, Senglea e l’assalto al Posto di Castiglia, oltre che di apprendere importanti particolari sui costumi, le armature, l’architettura militare e le formazioni di battaglia. Gli affreschi sono tutt’ora conservati nella sala del trono del palazzo del Gran Maestro dell’ordine dei Cavalieri di Malta, a La Valletta. Alcune riproduzioni delle medesime scena, effettuate su tela, sono state ritrovate in Inghilterra, nella Cube Room della Queen’s House di Greenwich. Prima di ripartire per una nuova destinazione, Matteo lasciò sull’isola un altro segno indelebile: il Battesimo del Cristo nella concattedrale di San Giovanni, che pochi anni più tardi ospiterà la tela di un altro grande artista: il San Girolamo scrivente di Caravaggio.

Affresco sull’Assedio di Malta di Perez d’Aleccio (Fonte: wikipedia)

Prima di raggiungere Lima nel 1589, in Perù, dove morirà nel 1616 quasi settantenne, Matteo sosterà per circa un decennio in Spagna, dove lascerà un altro importante segno del suo passaggio, un dipinto di San Cristoforo destinato alla cattedrale di Siviglia, la più grande chiesa gotica del mondo.

Un artista passato quasi in sordina, la cui esistenza si è radicata in un lungo e largo per il globo, costantemente accompagnato dall’amore per quella pittura che gli ha permesso di condividere spazi e passioni, sia direttamente che indirettamente, con i grandi nomi dell’arte.

Marco Piccinni

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA:

I grandi Musei del Mondo – I Musei Vaticani, Skira Editore/L’espresso

Wikipedia.it: Matteo Perez d’Aleccio, Assedio di Malta

Affreschi di Matteo Perez d’Aleccio sull’assedio di Malta


Un commento su “Matteo Perez d’Aleccio, il Salento nella Cappella Sistina

  1. francesco lopez y royo ha detto:

    di questo artista,quasi sconosciuto ai più, con il patrocinio del comune di Alezio nel 2000 è stato pubblicato un libro scritto da Lucio Maiorano ed edito da Lupo edizioni “Matteo Perez D’Aleccio pittore ufficiale del Grande Assedio di Malta”.

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