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Il villaggio rupestre di Ugento

Polifemo scruta con il suo enorme occhio ormai vuoto e cieco il cielo di Ozan.  Ricorda ogni giorno l’affronto subito da quel tizio, “Nessuno” si chiamava. Colui che scatenò l’ira degli dei inimicandosi la “buona sorte” e firmando la peggiore delle sceneggiature per il suo viaggio di ritorno a Itaca, dopo le battute finali della guerra di Troia.

Il ciclope se ne stà li, silente. Non ha più la voglia e l’età di fare lo spaccone. Solo le acque, infinite e incorporee protuberanze degli arti del padre, Nettuno, gli fanno ancora compagnia e gli concedono di tanto in tanto una carezza, un gesto d’affetto al quale nemmeno le divinità e gli esseri superiori possono rinunciare.

Non siamo in un feuilleton del capolavoro omerico, bensì nella messapica Ugento, presso i complessi rupestri di località Cupelle. Due piccoli centri rurali, uno alle spalle dell’altro, costituiti per la maggior parte da numerose cellette e grotte di diverse dimensioni scavate nel banco roccioso, in parte occluse da fenomeni di crollo o interrate. Un avvallamento il cui nome rimanda all’accumulo di acque meteoriche, una condizione che è costata la vita negli anni 50 del secolo scorso ad un 24enne cavaturo, sorpreso all’interno di una galleria di cava da una bomba d’acqua.

Un complesso rupestre molto particolare, conosciuto soprattutto per la presenza di una rara colombaia in grotta (per alcuni di epoca tardo-romana), con centinaia di piccole cellette scavate interamente nella roccia. Un grande foro sulla volta consentiva l’ingresso dei volatili che nidificavano all’interno delle nicchie. Probabilmente sarà stato questo elemento a scatenare un’associazione di idee che ha portato in direzione dell’orbo ciclope inducendo ad indicare simpaticamente il luogo come “grotta di Polifemo”.

Grotta colombaia

Grotta colombaia (Grotta di Polifemo)

Non lontana dalla necropoli messapica di località Sant’Antonio e dalla chiesa-cripta del Crocefisso circondata da sepolture di età medievale, sembra che un filo sottile la leghi alla morte sotto differenti culti e punti di vista, passando per un’altra misteriosa struttura, un colombario. Un unico ambiente, con un piccolo lucernario,  anch’esso ricoperto da decine di nicchie su una parete e un letto in pietra su quella opposta. Probabilmente sul duro giaciglio veniva riposto il cadavere di un uomo in attesa di essere cremato per poi riporne le ceneri in una delle piccole cellette.

Colombario Ugento

Colombario Ugento

Un grande villaggio che insiste in una zona che ha attestato ampie frequentazioni antropiche dai romani fino al tardo medioevo. Una Masseria originaria del 1500 con rimaneggiamenti successivi e diverse cisterne e cave testimoniano l’operosità dell’uomo di un tempo che traeva risorse dall’ambiente circostante pur continuando a viverci in simbiosi.

Masseria Cupelle

Masseria Cupelle

Oggi una strada separa i principali punti di interesse di questo incredibile sito ma, nonostante tutto non riesce a deturparne la bellezza e il mistero.

Marco Piccinni


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