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Indagini petrolifere nello Ionio. Il Salento è a rischio!

Se da una parte si cerca di tutelare il territorio con il riconoscimento di parchi naturali e costieri protetti per preservare ciò che ancora l’incontrollato, anche se pur necessario, avanzamento del progresso del genere umano non ha ancora distrutto per sempre, dall’altra invece si spianano le strade da ogni forma di ostacolo nei confronti invece di chi, in odor di business, porta con se, insieme ai propri interessi, minacce di inquinamento e distruzione.

E’ cosi, che per una terra già devastata dall’esplosiva e inaspettata crescita della domanda turistica degli ultimi 15 anni, che ha trovato terreno fertile nelle speculazioni edilizie divora-spiagge e alimentato la vorace macchina asfaltatrice; minacciata dall’ombra di una centrale nucleare fortunatamente dissolta; deturpata dal proliferare di estesi impianti fotovoltaici ed eolici fuori controllo che non guardano in faccia siti archeologici di inestimabile valore o zone paesaggistiche dall’irreale bellezza; osservata da lontano, con un luccichio negli occhi, da grandi aziende intente ad esplorarne i fondali per un’accurata indagine alla ricerca di idrocarburi, e cercare così di attenuare una fame che decine di scienziati e ricercatori non sono riusciti ad estinguere nonostante promettenti e innovativi ritrovati energetici low-costs.

La “macchia nera” del petrolio pende come una spada di Damocle sullo Ionio e le terre che vi si affacciano. Un pericolo reso sempre più tangibile da una legislazione che stringe la mano a nuove intese volte ad alimentare un sistema “crea lavoro” ma che, a conti fatti, non genera ricchezza per il territorio in cui si radica. Questo invece è destinato a soffrire e a patire sotto i colpi di trivelle, esalazioni e ai naturali prodotti risultanti del processo che diventano, se pur naturali, agenti inquinanti per l’aria e l’acqua.

Due le multinazionali interessate nell’iter per l’ottenimento dei permessi esplorativi su migliaia di chilometri quadrati di fondali che ben presto potrebbero divenire le basi per l’installazione di piattaforme petrolifere. Un contenzioso che non tiene in minima considerazione chi vive presso l’oggetto della contesa e che domani potrebbe essere costretto a motivare nella leggenda delle due sorelle di Melendugno, o in quella della città Bella di Gallipoli, la presenza di un mostro di metallo sullo sfondo blu(?).

Piattaforme petrolifere

Piattaforme petrolifere

Marco Piccinni

Per maggiori informazioni sull’argomento: www.ilfattoquotidiano.it


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