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Torre San Gregorio, Patù

Si beve qualcosa aspettando il tramonto. E’ questa l’attività principale alla quale sembra destinata la nota località turistica di Torre San Gregorio, nel comune di Patù. Le centinaia di persone che qui si radunano in ogni pomeriggio della bella stagione sembrano quasi ignorare l’importanza che questo piccolo lembo di spiaggia ha rivestito in tempi lontani, di cui oggi rimane soltanto un eco sbiadito.

Consacrata a san San Gregorio Magno, ultimo fra i quattro grandi dottori antichi d’Occidente, a cui fu erroneamente attribuito il canto gregoriano, nonché papa attivissimo nella riorganizzazione della Chiesa nel periodo in cui Roma era minacciata dai Longobardi, da un paganesimo ancora dilagante e indebolita dagli scontri con gli esarcati bizantini. Di nobili origini e dall’intelletto sveglio divenne funzionario dell’impero bizantino e poi prefetto dell’Urbe, prima di ritirarsi a vita monacale inseguito alla morte del padre pur senza rinunciare ai suoi possedimenti terreni. Nonostante una sua iniziale ritrosia, una serie di circostanze fortuite ne fecero di lui un papa, il 64esimo, eletto per acclamazione popolare.

Su questi tratti di costa, pesantemente rimodellati da un’intensa attività edilizia, nell’estate del 1971 è stata effettuata un’indagine archeologica sotto la guida del prof Pagliara dell’Università di Lecce, durante la quale è stato possibile investigare anche i fondali marini circostanti grazie all’intervento di un gruppo di sommozzatori collaboranti. Qui un tempo sorgeva un approdo, probabilmente collegato, secondo Uggeri, all’antica città di Vereto, già in età messapica, su un tracciato che oggi ricalca la strada vicinale Volito.

Alla base del pendio che conduce all’insenatura sono stati messi in luce due camminamenti di servizio. Il primo lungo il declivio e che segue per oltre 10 metri, composto da quattro filoni di conci di carparo di dimensioni variabili accostati a secco, per un’altezza massima di 90 cm, che probabilmente si intersecava con un tracciato ad esso perpendicolare. Il secondo, invece, è parallelo alla linea di costa a 2-3 metri dalla battigia, ed è composto da 5 conci su due filari non uniformi per un totale di poco meno di 3 metri. Nel letto di posa sono state rinvenute 5 monete di bronzo di Durazzo, coniate tra il 228 e il 168 a.C., oltre a resti malacologici e fittili in tutta l’area circostante.

San Gregorio. Uno dei camminamenti di servizio dell'approdo

San Gregorio. Uno dei camminamenti di servizio dell’approdo

Alle spalle dell’insenatura invece, all’interno di una cisterna, sono stati rinvenute diverse anfore, alcune delle quali bollate, risalenti ad un periodo compreso tra il IV e il I secolo a.C., distrutte durante lo svuotamento dell’invaso e sparse nella campagne circostanti.

A protezione del piccolo approdo della città messapica di Vereto (forse un punto di snodo per gli scambi commerciali e di distribuzione di produzioni di ceramiche e tegole locali prodotte a pochi chilometri di distanza), trasformato in un porto in età tardo repubblicana, frequentato da navi che percorrevano la rotta Grecia-Italia costeggiando il basso Adriatico e il capo Japigio, venne realizzata una struttura frangiflutti a pietre sciolte (con massi di pietra locale estratti da una delle numerose cave della zona), larga nella parte più conservata almeno 50 metri e lunga circa 80, a 4 metri di profondità. La struttura, oggi sommersa, un tempo doveva sicuramente emergere e non si esclude la presenza di alloggiamenti e appostamenti per fuochi di segnalazione dell’imbocco del porto. Una costante azione erosiva o il progressivo innalzamento delle acque ne hanno occultato completamente e per sempre la vista.

San Gregorio. Tramonto sulla baia

San Gregorio. Tramonto sulla baia

Torre San Gregorio poteva dunque essere in un lontano passato un punto di snodo per i commerci su una rotta trafficata da numerose navi provenienti da oriente e che non potevano fare a meno di effettuare una sosta presso il tempio sacro sito nella grotta Porcinara, a pochi chilometri in linea d’aria, per aggraziarsi il benestare degli dei e ricevere la benedizione per il proprio viaggio.

Marco Piccinni

Alfredo Cattabiani – Santi d’Italia. Vita, leggende, iconografia,feste,patronati,culto. Rizzoli (1993)

Elettra Ingravallo, a cura di – La Passione dell’origine. Giuliano Cremonesi e la ricerca preistorica nel Salento, Conte Editore (1997)


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