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Abbazia di Sant’Angelo della Salute, Galatone

Sita a metà strada tra i comuni di Galatone e Nardò in quello che una volta era il casale feudonegro, la chiesa duecentesca di Sant’Angelo della Salute, parte di un’abbazia, è uno dei relitti del romanico pugliese, quella rielaborazione artistica di uno stile architettonico nato ed evoluto altrove che in queste terre ai confini del mondo si mescolava con elementi tipici dell’architettura araba e bizantina.

Conosciuta originariamente con il titolo di Sant’Angelo de Saltu (della selva), la storia benedettina dell’abbazia è rintracciabile nel corso del XIV secolo per via delle decime alla quale era soggetta e fino al XVII dalla successione degli abati che si sono susseguiti alla sua gestione.

Sant'Angelo della Salute, Galatone, fronte

Sant’Angelo della Salute, Galatone, fronte

La muratura dell’ingresso, unico atto di precauzione intrapreso dal comune di Galatone contro il pericolo di crollo di una struttura seriamente danneggiata e abbandonata ad un destino che non rende giustizia ad una venerabile anziana (menzioanata nel documento più antico finora conosciuto già nel 1310), impedisce da anni di prendere visione del meraviglioso affresco tardo seicentesco rappresentante la deposizione del Cristo circondato dai discepoli e dalle pie donne, baciato dalla luce del sole del tramonto che penetra attraverso l’oculo in pietra leccese della facciata.

I resti di un timido angelo in pietra leccese, una depressione del lastricato al centro dell’unica navata che farebbe presupporre la presenza di ambienti sepolcrali sottostanti, i colori del carparo che si accendono quando colpiti dalla luce giusta, un abside semicilindrico ed un elegante campanile a vela completano la lista di quegli ingredienti in grado di partorire una ricetta dal gusto unico, il cui risultato è una bellezza semplice e fuori dal tempo.

Sant'Angelo della Salute, Galatone, zona absidale

Sant’Angelo della Salute, Galatone, zona absidale

La soppressione nel 1891 del suo istituo abbaziale, alle dipendenze di Santa Maria di Nerito con altre 13 abbazie, avvia una fase di declino e incuria già avvertita nella prima metà del ‘600. Allora i tempi si dimostrarono maturi per correre ai ripari e predisporre importanti modifiche che garantirono nuova stabilità e vigore all’edifio, una scintilla di buon senso che invece oggi tarda ad innescare quel fuoco in grado di dare nuova vita e speranza a questo antico edificio.

Marco Piccinni

Per ulteriori informazioni storiche e fotografiche:

-Interno della chiesa di Sant’Angelo della salute, foto di F. Danieli

-Scheda di Sant’Angelo della salute nel censimento 2010 dei luoghi del cuore FAI

 


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