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L’Infiorata di Patù

La riproduzione del vero, del reale, per gli artisti ha rappresentato una vera forma di ossessione, una continua ricerca della perfezione tradotta spesso in studi metodici ed estenuanti volti a cogliere la proporzione dell’insieme, l’armonia del tutto, la regola dietro ogni singola manifestazione. Ne sono consapevoli gli artisti del rinascimento che hanno votato la propria esistenza alla ricerca di quella combinazione di colori, materie prime, e supporti necessari a raggiungere un risultato che fosse quanto più vicino possibile ad una posa fotografica.

Una riproduzione attenta di natura e ritratti spesso tanto idealizzati da essere quasi considerati eterei. Rappresentavano il mondo senza farne veramente parte. Si cercano così nuovi espedienti, nuove tecniche di rottura con il passato tanto da apparire in principio inconcepibili ma destinate ad un apoteosi di stupore collettivo. Siamo nel XVII secolo nella festa floreale romana.

Secondo la tradizione l’idea di creare quadri e disegni ornamentali utilizzando come tinte cromatiche qualsiasi componente di piante e fiori appartiene a Benedetto Drei e a suo figlio Pietro. Per primi utilizzarono petali di fiori sminuzzati per la realizzazione di un quadro emulando la tecnica del mosaico in occasione della festa dei Santi Pietro e Paolo del 29 giugno 1625. Da quest’opera prima, la tecnica sarebbe stata poi perfezionata ed esportata da Roma al resto d’Europa grazie anche al grande Bernini e alla sua adozione come decorazione simbolo per le festività del Corpus Domini a partire dalla seconda metà del XVIII secolo.

Infiorata di Patù, Papa Francesco

Infiorata di Patù, Papa Francesco

Non si tratta più di quadri ma di veri e propri tappeti che ricoprono strade e lastricati. Opere titaniche ed effimere che si nutrono della pazienza degli artisti che le compongono pazientemente.

Una portentosa ricerca della materia prima tra fiori, erbe, piante colorate la cui raccolta non può precedere di molto la realizzazione del disegno. Occorre che siano quanto più freschi possibile al fine di ottenere rese cromatiche dalle tonalità vive e accese. Una bozza del disegno da riportare sulla superficie interessata dall’intervento artistico e poi via a riempire gli spazi tra una linea e l’altra al fine di creare disegni geometrici, volti di Santi e Madonne e altre decorazione di tipo religioso.

Prende il nome di Infiorata la realizzazione di questa straordinaria opera d’arte dalla vita brevissima che ha perfettamente attecchito anche in alcuni comuni del Salento con notevole seguito da parte della popolazione, turisti e curiosi. Patù è tra gli ultimi comuni a cogliere il testimone nel 2014.

Infiorata di Patù, Madonna di Leuca

Infiorata di Patù, Madonna di Leuca

Si lavora di notte, con meticolosa precisione, con gli occhi fissi a terra a cercare un a visione di insieme che non potrà essere colta date le dimensioni della “tela”. La schiena curva, la testa china, movimenti rigidi al fine di non danneggiare il lavoro già concluso e l’attività degli altri gruppi di artisti che si dividono lo spazio disponibile in quadri, all’interno del quale ognuno ha riportato con estrema attenzione un disegno preparatorio studiato nei minimi dettagli per forma, dimensioni e colori.

I primi raggi dell’alba accarezzano un incredibile tappeto i cui tessitori sono li, ad attendere la folla di curiosi ed osservarne le reazioni. Se l’opera piace saranno ripagati di tutta la fatica spesa per realizzare un capolavoro che poche ore dopo verrà spazzato via tra un colpo di scopa e un soffio di vento.

Infiorata di Patù, edizine 2015

Infiorata di Patù, edizine 2015

Marco Piccinni


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