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Cannole, dal villaggio bizantino alla Terrà rinascimentale

Inizia dal 476 la sinossi di Cristiano Donato Villani per contestualizzare l’evoluzione storico-economico-antropologica della sua Cannole nel libro “CANNOLE dal villaggio bizantino alla Terrà rinascimentale”. Da quando l’impero romano d’occidente cadde rovinosamente, sulle sue ormai logore fondamenta, per lasciare il testimone al suo fratello d’Oriente che iniziò una lunga e tormentata fase di riconquista di un territorio i cui antichi fasti venivano calpestati da calzari barbari.

Sotto il comando del generale Belisario l’impero Romano d’Oriente recupererà già nel 536 gran parte della Puglia, facendo di Otranto il centro meridionale più importante della regione.

Inizia una lunga serie di contrasti che porteranno le neobattezzate città bizantine a vedere alternarsi diversi signori e dominazioni sotto vari vessilli, inducendo la popolazione ad allontanarsi dalle città principali per fondare nuovi villaggi. E’ in questo contesto che si sviluppano nuove identità urbanizzate, tra cui quella di Cannole (il cui toponimo potrebbe risalire al cavaliere romano Cannuleius secondo un’epigrafe databile tra il I ed il III sec. d.C. con inciso il nome del proprietario di una fattoria), che nasce quindi come piccolo centro bizantino per divenire poi una Terrà durante il Rinascimento.

Nel territorio dell’atavica Cannole insistono diversi tracciati viari, ombre di quelli che un tempo erano grandi assi stradali, antichi solchi scavati nel banco roccioso che si estendono per diverse decine di metri e lambiscono il territorio di Cerceto, probabilmente un proseguimento della Traiana-Calabra o di quella Costantiniana. Sepolture scavate nel terreno si affiancano a queste carrarecce mentre poco distante è possibile identificare alcune tombe a camera dall’ingresso monumentale.

E ancora resti di fornaci, ceramiche del neolitico finale,  rinvenimenti monetali e tesoretti che si inseriscono come segnaposti su una densa linea del tempo che inizia da Cannole, toccando i centri vicini e identità lontane, per poi ritornarvi a più riprese.

La trattazione di Cristiano tocca anche la sfera economica. Nel territorio di Cannole esisteva un antico bosco di querce, una fonte di primaria importanza quale serbatoio naturale di risorse energetiche e materie prime. Fiorente era l’agricoltura, grazie anche all’introduzione da parte dei monaci greci e dei normanni di tecniche innovative come la rotazione triennale dei terreni per migliorarne fertilità e produttività. Una coltura specializzata di vigne inseguito alla valorizzazione di alcuni terreni paludosi, la cui presenza aleggia ancora nei toponimi di alcune località tra cui Vigne Baronali, Ampelipaleo (che in griko significa vigne antiche), Vigna Corallo, ricche di resti di palmenti scavati nel banco roccioso. Diffusa era anche la coltivazione e la lavorazione del lino del quale è stato rinvenuto un complesso produttivo nell’interno del centro storico in via Corsica.

Quella che segue poi è una storia più familiare. Dominazioni angioine, aragonesi e borboniche, invasioni saracene con annessi aneddoti e leggende. Chiese e culti, devozioni e superstizioni.

Un viaggio interessante negli spazi e nel tempo quello che Cristiano ci propone. Una spremuta di storia da bere tutta d’un fiato.

Cannole, dal villaggio bizantino alla Terrà rinascimentale

Cannole, dal villaggio bizantino alla Terrà rinascimentale

Marco Piccinni


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