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ARTE. Antonio Cazzato, il Ligabue di Terra d’Otranto

“La vita è un dono”.

E’ la massima che ispira la sua quotidianità. Infatti anni fa ha regalato all’ospedale pediatrico “Gaslini” di Genova (dove da bambino fu amorevolemente curato e seguito fino alla guarigione) ben 400 opere. La lettera di ringraziamento la conserva come un’icona preziosa.


Oltre a quelle donate a chi capita a casa sua. Tutto free perchè, dice, “l’arte è un dono, come la vita… Me lo ha insegnato mio padre Ippazio, un uomo generoso”. Maestro dell’arte della pietra a secco, mancato non molti anni fa, a soli 70 anni. Aveva la passione per il Lecce.

Antonio Cazzato è nato a Montesardo nel 1969. E’ un artista originale, unico. Ha fatto il militare in Marina (meccanico), frequenta le associazioni marinaresche del territorio (anche a loro ha regalato delle opere in tema).

Ama le rose (come sua madre Argia, morta da poco), la musica, i film di guerra, i modellini delle navi, i sommergibili, ecc. Alcuni finiscono come “soggetti” nelle sue opere. In una grande cartella ne ha più di 500.

Autodidatta, da sempre coltiva la passione per la pittura: olio su tela o pastelli. Soggetti e tecnica lo fanno accostare a un Ligabue dal mood mediterraneo, lo stile è quello naif, le soluzioni cromatiche elementari e perciò dense di messaggi sospesi fra i topoi della cultura orientale e occidentale.

Elementi caratterizzanti, fissi o quasi: oltre al mare, che ama intensamente, i pianeti, i satelliti e gli insetti (api e farfalle soprattutto).

Come se l’artista, con una grande sensibilità, la sua anima candida, fanciullesca, volesse librarsi nel cielo, negli infiniti universi, oltre le umane miserie della vita, in un mondo suo e solo suo.

“Mostre? – chiede sorridendo – chissà, forse un giorno…”. Ligabue prende tempo, è un timido: chissà se e quando farà conoscere al mondo la sua arte innocente e pura, che conquista tanta gente.

Ha due sorelle, Virginia (sposata a Salve) e Annalisa, al suo paese, e molti nipotini.

Intanto continua a lavorare, a coltivare in silenzio le sue passioni. Ha pazienza, aspetta che la vita si sdebiti con lui.

Ha passato tre anni a costruire il modello di un incrociatore lavorando di carta e colla. Antonio è uno che sa aspettare.

Francesco Greco


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