Home » Libri del Salento » POESIA. Elogio della morte, e della vita

POESIA. Elogio della morte, e della vita

Eppure nulla è fermo/ come la notte che avanza/ e il cuore che danza/ con la morte” (Quando è sera).

Una spiritualità insonne, tormentata, ispida e l’idea della morte come negazione della ragione, sublimazione dell’estasi, sono due archetipi dell’anima barocca, nell’arte come nella poesia.  

E sono entrambi presenti nei versi di Raimondo Massaro nella sua ultima silloge, “Elogio della morte (e del Sud)”, Alessano 2018, autoedizione, pp. 12, s.i.p., bella cover di Piero Panesi (Composizione astratta, 1990). 

Studi filosofici, interessi politici nella sinistra storica, Massaro è un intellettuale del nuovo Mezzogiorno che vuole essere protagonista del suo destino, e che ha gli strumenti per farlo.

Anche la poesia lo è.

Nel “regno dell’assenza”, dove “i folli non muoiono mai, ma sono anche coloro che non vivono mai” (dall’introduzione).

Ho visto le calle/ profumare di dolore…” (Profumo di calle). E’ un Sud cupo, senza orizzonti, quello “letto” da Massaro in questi versi, pregno di silenzi, di paure, di solitudini, di attese frustrate: l’oleografia arida della negazione, del nichilismo brullo.

Che però va decodificata come una realtà da scomporre, come un puzzle da smontare, un’identità da negare e lacerare, una memoria da rifiutare, radici da recidere: per ipotizzare altre dimensioni.

Nel tempo 2.0 si può osare, avere sogni anche se è blasfemo, immorale, impudico, o forse proprio per questo…

Non piangere più donna/ Che il cielo è asciutto/ E il mare calmo/ Laggiù nell’orizzonte infinito/ Il sole è libero…”. Il Sud ancora no. 

Francesco Greco

 


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.