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EDITORIA. “Amanti del bello”: il concept di EDI.NEW

TRICASE (Le) – Quando nasce una nuova casa editrice bisogna stappare lo spumante. Se poi nasce a Sud la festa è doppia. Perché dà corpo alla speranza, all’illusione che la diffusione del libro sia da argine al degrado materiale e morale. E anche se l’editoria non paga, ci si conforta al pensiero che la qualità sia una discriminante in grado di fare la differenza, oggi che l’idea di letteratura ha subìto una variazione semantica provocata dal parossismo del marketing e la scuola di massa ha illuso tanti di saper scrivere, come se nascesse un Tolstoj e un Borges al giorno.
E’ nata da poco a Tricase EDI.NEW (primo titolo: Giuseppe Orlando D’Urso, “Sassi son di sensi”, postille al Castello di Corigliano d’Otranto), l’ha fondata Nello Wrona, giornalista, scrittore, saggista, intellettuale e adesso anche editore, un pò come certi scrittori dell’Ottocento.

DOMANDA: Dr. Wrona, quale è il concept della casa editrice?
RISPOSTA: “Intendiamo pubblicare per un mercato di nicchia che apprezza i testi curati dal punto di vista della forma e dei contenuti.
Un mercato di nicchia, anche se la parola non mi piace e suona male, ma con quello che si vede in giro, la nicchia dovrebbe tutelare chi ancora si occupa di bellezza e di storie belle. Dunque, autori a 360 gradi, amanti del bello, del posto e anche stranieri”.

D. Cosa pubblicherà?
R. “L’importante è che i testi siano curati, scritti bene, con cura artigianale (quella che si deve, per rispetto, a chi compra un libro), con un occhio particolare per le storie patrie, le storie apparentemente minori, che strutturano la memoria e l’immaginario collettivo del Salento.
C’è un trascuratissimo passo dei Siracide, uno dei libri sapienziali dell’Antico Testamento, in cui parlando degli antichi patriarchi di Israele, l’autore dice di loro: “Uomini impegnati a cercare la potenza della bellezza”.

D. Cosa deve avere un testo, e un autore, per piacere alla vostra casa editrice?
R. “Vorrei umilmente, sottovoce (ma non sottomesso) cercare e pubblicare una parte di questa bellezza, nostalgia e malattia alla quale mi ha formato, nella mia dilapidata adolescenza, don Tonino Bello. E che non mi lascia scampo”.

Francesco Greco


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