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Idea Alessano: “Un santuario per don Tonino”

ALESSANO (Le) – Un santuario per don Tonino. Dove? Sui ruderi del Palazzetto dello Sport. Opera fantasma, metafisica, citazione di De Chirico: finanziata negli anni ‘90, cominciata e lasciata a metà: perfida icona del Sud desertificato, che non sa spendere i denari (e ne vuole altri!) e manda via le intelligenze per tenersi parassiti e assistiti. Alessano ha una squadra di volley, l’Aurispa, in A2, ma ci si perse nelle nebbie della filosofia da bar sport discettando sulla forma (tonda? quadrata?), come fosse importante, non lana caprina.

Don Tonino Bello. Fonte avvenire.it

Il “monumento” al suicidio è in zona “Frisi”, periferia sud-est del paese dove nacque l’illustre vescovo (1935 – Molfetta, 1993). Ci sono le scuole e su una vasta area fra via vecchia Montesardo e la provinciale che va al cimitero e al mare di Novaglie, il 20 aprile 2018 (un venerdì) Papa Francesco si intrattenne un’ora e mezza davanti alle folle commosse dopo aver pregato sulla tomba del “servo di Dio”, di cui è in corso l’istruttoria di beatificazione.

L’idea è dell’arch. Cosimo Montinaro: la famiglia Bello la condivide entusiasta. E’ dall’aprile 2018 che si pensa a un luogo di accoglienza dove devoti e pellegrini possono “incontrare” don Tonino nel silenzio del loro cuore. Si renderebbe utile se don Tonino diventasse santo. Ma è la prima volta che si entra sul piano operativo, col progetto e il concept spiegato in un manifesto e proposti on-line ai rappresentati delle istituzioni a ogni livello.

Da un anno non accade nulla per don Tonino, tutto è silenzio, tanto che nella campagna elettorale appena chiusa, l’ex sindaco di Specchia (a due passi da Alessano), on. Antonio Lia, ha lanciato una provocazione: “Fosse di qui, di don Tonino faremmo un’icona della Chiesa universale”.

Nessuno step per la causa di beatificazione, bloccata in una palude. Esiguo l’incremento di pellegrini. Chiuso il centro di accoglienza spirituale sul piazzale del cimitero (attive le telecamere, casomai passasse un gatto o un fantasma). La pinacoteca nella sede della Fondazione in piazza don Tonino Bello è per pochi intimi, orari surreali che si tirano a indovinare, tipo gratta e vinci. Mentre escono libri che poco aggiungono al pensiero del vescovo di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi, Ruvo di Puglia.

Intorno, nel territorio, stesso mainstream: chiusa la chiesetta di Santa Barbara (pure nei “Cammini di Leuca”), appena restaurata coi denari pubblici e il Museo dell’Emigrante (un ossimoro spaventoso), che potrebbero entrare in potenziale percorso turistico.

Per valorizzare don Tonino e le sue parole manca un progetto unitario, convergente. C’è chi chiede più sintonia fra Diocesi, Parrocchia, Comune, Fondazione e Famiglia: la sensazione è che ognuno si muove su una lunghezza d’onda tutta sua.

Di nuovo c’è il lato artistico: sul viale del cimitero, di mese in mese, si allineano le opere di artisti di tutto il mondo donate a don Tonino, grazie all’impegno dell’arch. Luigi Nicolardi (già due volte sindaco), l’ing. Agostino Laganà, che coordinò i lavori della tomba monumentale, il prof. Marino Marzo, il maestro muratore Antonio Caccioppola, volontari, pure dal Barese.

Naviga poi a pelo d’acqua, ma periodicamente emerge, un piccolo iceberg: se sarà santo, dove starà don Tonino? Dov’è ora, accanto alla madre Maria Imperato (pare fosse il suo desiderio)? Nella chiesa di Alessano, la Collegiata San Salvatore, un tempo diocesi? Ma nel pour-parler entra anche la diocesi di Molfetta. Cosa dice il diritto canonico al riguardo?

E mentre qualcuno lancia una provocazione: “E se tornasse l’antica diocesi Alexanensis-Leucadensis?”, insistente gira una voce: la Fondazione avrebbe ricevuto “da un forestiero che frequenta Alessano” una promessa di donazione di ben 500mila euro. Non donerebbe a occhi chiusi, ma mette dei vincoli temporali stretti e chiede si faccia un’opera intitolata a don Tonino, integrando il suo lascito col 5×1000 alla Fondazione.

L’idea di Montinaro (che fu amministratore) è stata accolta con freddezza, nessuno sinora si è “esposto”, ma ha il merito di aver smosso le acque attorno a un personaggio che tanta ne fece vorticare, in ogni continente, nella sua breve parabola esistenziale e pastorale. L’opposto della ricca semantica del messaggio lanciato urbi et orbi da don Tonino “servo di Dio”.

Francesco Greco


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