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Xylella e “ristori”, e ai figli di un dio minore?

Il mio amico Angelo ha 150 ulivi secolari, ogni anno produceva 6-7 quintali di ottimo olio. Un tempo lontano. Un altro amico, Giuseppe, ne ha 120 e faceva 4-5 quintali. Un secolo fa. Oggi tutt’e due comprano l’olio al centro commerciale, dove a volte chiamano extravergine il lampante colorato di clorofilla.

Fonte: ilpost.it

Scene di ordinaria follia al tempo insulso della xylella fastidiosa, la lebbra che uccide le piante e il cuore antico della terra e dell’uomo. Che siano maledetti in eterno quelli che la portarono. Un antico proverbio di Terra d’Otranto dice: “Il cane chi insegue? Lo straccione”.

E chi sono gli “straccioni”, i figli di un dio minore? I conduttori di esigue particelle di terra, comprate a prezzo di sudore, di enormi sacrifici (spesso con l’emigrazione), con 30-40 piante, ereditate da figli e nipoti, curate con amore e oggi con gli alberi morti.

Il “ristoro” delle recenti leggi, infatti è, come tante altre cose, all’italiana: va agli agrari, ai possessori di migliaia di piante, che sono strutturati in azienda agricola, iscritti alla Camera di Commercio e partita Iva. Hanno sia il rimborso per il danno, la mancata produzione, un contributo per il trapianto di nuove specie (favolosa, leccino, leccino millenium, frantoio, millenium).

Ma c’è del metodo nella follia: chi fa le leggi, sa bene che i piccoli proprietari non hanno partita Iva e fanno l’olio per la famiglia,

Per questo intorno a noi tanti fondi sono stati abbandonati, preda delle erbacce: già tagliarle costa e non c’è entrata. Ma è subentrata la disperazione, l’impotenza, il dolore, la resa.

Forse nelle alte sfere non sanno che negli anni Sessanta, quando iniziò l’emigrazione massiccia verso l’Europa (che gli agrari tentarono di ostacolare con mezzi leciti e illeciti, mafiosi) il latifondo è stato parcellizzato: non ci furono più braccia per coltivare la terra gratis, o quasi: i contadini erano pagati in natura (legumi, verdure, ecc.). E quelle particelle chi se le comprò? Gli ex braccianti emigrati coi loro risparmi sudati.

Oggi tutti hanno un pezzo di terra con le piante bruciate, non producono più nulla, se non legna, ma a loro – che tengono pulito il latifondo e si ostinano a tenere puliti i campi, mentre i latifondisti manco ci vanno più tanto l’integrazione la incassano uguale – manco un euro. Sono figli di un dio minore, base della piramide sociale.

Partiti (la sinistra è ormai defunta, un ammortizzatore sociale, ferrovecchio), i sindacati coreografici, chiusi nelle loro liturgie massimaliste, movimenti del populismo grezzo, non lo sanno?

Vivono fuori dalla realtà, sulla nuvoletta dove sono assisi gli dei?

Francesco Greco


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