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Vito e Antonio Melcarne, un secolo di musica

MONTESARDO (Le) – “Oh Concetta Immacolata…”.
“Mesciu” Vito metteva gli occhiali (spesso due paia), dava il “la” con lo sguardo al chierichetto che tirava i mantici del vecchio organo a canne e attaccava la canzone della novena dedicata alla Madre di Cristo.

A fine novembre la cappella che il presbitero Luigi Ronzi, agli inizi del Novecento, aveva fatto erigere alla periferia sud (sulla strada per Santa Maria di Leuca), era sempre strapiena di fedeli appena tornati dai campi, poiché l’Immacolata aveva e ha una particolare devozione.

Vito era originario di San Dana, era un abile falegname (casa e bottega erano proprio all’ombra della Cappella) e si era sposato a Montesardo con Francesca “Checchina” Bisanti, che gli aveva dato due figli: Antonio e Domenica. Era un autodidatta, suonava “a orecchio” e la passione per la musica ce l’aveva sempre avuta. Di cognome faceva Melcarne, proprio come il famoso Gerolamo detto “il Montesardo” (1575 ca -1645 ca). Corsi e ricorsi.

Scene in bianco e nero dell’altro secolo, quando l’organista suonava, oltre che alla novena dell’Immacolata, anche a quella di Natale, ai triduo del protettore Sant’Antonio, alle solenni messe cantate, ai matrimoni e ai funerali, e la sua fama era così diffusa che lo chiamavamo anche nei paesi del circondario, dalla natia San Dana a Ruggiano, il paese di Santa Marina. La favola della sua musica durò ben 60 anni e rallegrò diverse generazioni.

Poi un giorno “Mesciu” Vito se ne andò, non era vecchio ma il lavoro lo aveva logorato e fu così che il figlio Antonio, che aveva imparato la musica dal padre, seguì le sue orme e della musica fece una mission.

Aveva appena 7 anni quando sedette davanti all’organo della Chiesa Madre del paese e già nel 1953 cominciò a suonare le prime canzoni di Natale. Era poco più che un ragazzo quando suonava nella chiesetta dell’Istituto dei Padri Vocazionisti di Montesardo, nato da una donazione delle baronesse Anna e Eleonora Romasi e dove nel dopoguerra era nato un orfanatrofio. Successivamente don Giovanni Piscopo – parroco di Montesardo per 42 anni – lo chiamò in Chiesa Madre.

Da allora non ha più smesso: va avanti da ben 67 anni. Nel frattempo ha sposato Anna Grecuccio da Castrignano del Capo, che gli ha dato Vito e Isabella, moglie di Marcello Sergi e madre di due splendidi gemelli, Mirko e Patrick.

E prosegue anche oggi che è in pensione (ha fatto il ferroviere nella Sud-Est). “Come mio padre, anche io la musica ce l’ho nella mente…”, sorride Antonio che ha sovrapposto la sua carriera a quella del genitore anche nella fiducia dei sacerdoti e le popolazioni di altri paesi: dalla chiesa di “Cristo Re” (Marina di Leuca) a San Dana (organista da 40 anni), poi Ruggiano, alla Chiesa dell’Immacolata di Gagliano, ecc.

Antonio Melcarne ha suonato anche nelle città dove è andato in gita: alla Madonna di Pompei, dove si recò con don Paolo e il coro di Montesardo: i Frati gli chiesero le parole di una canzone che non conoscevano, a Brindisi, alla Basilica di S. Antonio a Padova, al Santuario di Montevergine (Palmariggi), a Capurso (Bari), ecc.

Francesco Greco


Un commento su “Vito e Antonio Melcarne, un secolo di musica

  1. Vittorio buccarello ha detto:

    Grande passione quella di Francesco greco di prestarsi a tante interessanti recenzioni, evidenziando particolari ricordi della nostra terra Salentina e dei suoi abitanti semplici ma aristocratici.

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