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Massaro ph, il poeta del bianco e nero

ALESSANO (Le) – Il Novecento in bianco e nero di Terra d’Otranto ha un nome: Antonio Massaro, un Maestro, un genio, un uomo di mondo. Non c’era cerimonia pubblica o privata che non fosse immortalata dalla sua macchina fotografica, matrimoni soprattutto.

Il suo studio in via Roma, all’ombra della maestosa Cattedrale di Alessano, era la meta di gente proveniente da ogni paese, tutta col desiderio di immortalarsi in un ritratto del Maestro.

E’ stato un esteta del clic, aveva la sua visione originale, personalissima: il poeta del bianco e nero: “Esprime l’anima della persona, i suoi chiaroscuri più segreti. Il colore? Solo scarabocchi…”, era il suo mantra. E non ha abbandonato la sua massima sino all’ultimo.

Del Maestro si raccontano infiniti aneddoti, uno su tutti, quello della ragazza che si lamentava: “Perché vengo male sulla foto?”. Risposta di Massaro: “Non è colpa mia, ma di tua madre…”.  

 

Sposa di Antonio Massaro. Fonte: alessano.blogspot.com

Negli anni Sessanta Massaro immortalò la dolce vita di Leuca, le serate mondane delle feste danzanti fra “Le Terrazze” e lo “Yacht club”. Sul lungomare Cristoforo Colombo scattò una foto alla bellissima principessa Soraya, che passava le vacanze in una villa bianca di calce.

Massaro fu un bell’uomo, lineamenti mediterranei, capelli neri, baffetti sottili. Ha lasciato un archivio immenso, che trasfigura la memoria di Terra d’Otranto. La prof. di Italiano Barbara Aurelia Bello (“Il Bello del Salento”, una delle prime start-up di servizi al turismo in Puglia), che ha sposato il figlio di Massaro, Paolo, lo sta riordinando e in estate una selezione della ricognizione del materiale sarà esposto al pubblico in una mostra affinché le nuove generazioni e i turisti conoscano un Maestro che ad Alessano e al Salento portò tanta fama.

La processione di Antonio Massaro. Fonte: alessano.blogspot.com

Un “tribute“ a un grande artista e alla sua monumentale opera tutta nei vetrini al tempo del colore, i selfie e il photoshop, che certamente il Maestro avrebbe detestato con la sua acuta, brillante ironia.

Francesco Greco


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