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“Portami al sicuro”, per non soffrire più

C’era una volta, in un posto molto lontano, una principessa…

Tocca ai piccoli loghi di provincia fare scouting nei territori in cerca di perle da donare alla contemporaneità. I colossi editoriali sono ossessionati dal best-seller, e tutto è spacciato per tale dalla violenza del marketing e quasi sempre, alla prova dei fatti, deludenti.

Un’ape si posò sulla mano di Ringhio…

Ci sottraggono, in tal modo, all’onanismo autoreferenziale di cantanti, attori, calciatori, politici, influencer e quella cricca di opinionisti che, sull’onda di una rozza popolarità acquisita nei salotti tv (Flaiano nei ’60 disse che sarebbe diventata una dittatura), impaginano i loro deliri indigesti dettati da turgidità dell’io e impastati in salsa ideologica: i Saviano, le Murgia, le Dandini, le Lucarelli, etc.

Se qui c’è una matta quella sono io…

Giorgia Meo, leccese, tre anni fa ha ereditato dal padre la casa editrice “I libri di Icaro”, ha rimodulato il concept per scansionare le contrade in cerca di novità eccitanti. Non è sola nella mission, si avvale di persone mosse da entusiasmo e passione, idee prometeiche per affrontare le sfide del III Millennio. Nel board la scrittrice Annalaura Giannelli (il quarto romanzo è in uscita dalla barese Les Flaneurs) e di altri collaboratori, e si avvale di una tipografia d’avanguardia, un distributore nazionale e si sta mettendo a punto la dimensione digitale.

Nel solco di questo stop and go sotto il segno della qualità Emma Margari col delizioso “Portami al sicuro”, pp., 232, € 21,00 (collana “Ermes”, dotta postfazione di Paolo Rausa, bella cover di Matteo Fecola), romanzo autobiografico. Le donne, con un loro mood specifico, riflettono su se stesse e ricostruiscono in proprio la loro identità in questo inquieto XXI secolo che sta formattando in fretta vecchi archetipi culturali in cerca di nuovi.

Con una prosa solida, che conduce con abilità, si racconta la storia di Irene che, per evadere dall’asfissiante provincia e da una famiglia frantumata, con una madre che spinge all’archetipo (“sistemati”) e un padre indifferente, la donna va in una città di provincia dove però la mentalità è quasi uguale: stessi “volti consumati dal tempo… stessi treni che non passavano da lì’”.

Donna all’apparenza forte ma intimamente fragile e insicura, nel bel mezzo di una crisi esistenziale e sentimentale, protetta da un lavoro in un call center, con una relazione ferma in un guado (“un rapporto privo di certezze, liquido”) col maschio vanesio e predatore (infatti si chiama Lupo, Lorenzo, “immaturo, infedele”) che vola di fiore in fiore e che esita a responsabilizzarsi, format assai diffuso nel mondo d’oggi, in Occidente, dove siamo affetti dalla sindrome di Peter Pan.

Cambiata casa, incontra Bianca, una vicina psicoterapeuta costretta alla sedia a rotelle dopo un incidente che l’ha condannata alla solitudine, personaggio ricco di umanità perché provato dalla vita. Diventa una sorta di specchio in cui Irene vede riflessa se stessa se andrà avanti nell’amore irrisolto, investendo in una storia che pare procedere verso il nulla, anche se lei non se ne rende conto. Poi arriva Simone, ma non accade niente lo stesso. E infine Filippo, milanese, chirurgo…

La storia si intreccia con quella di Sara e Laura (colleghe di lavoro), anche loro confuse, dentro rapporti irrisolti, indecisioni, riflettendo quella di tante donne non rassegnate a ruoli codificati, ma coscienti che l’azzardo di cercare altri format le espone a lacerazioni e un dolore forse definitivo.

E c’è anche l’elemento gay, ormai presente in tutto quel che si racconta. Ma il personaggio più vivo e problematico appare Paola, bambina di 12 anni che a causa di un trauma è rinchiusa in una struttura di recupero e che interagisce con Irene, entrambe accomunate dalla passione per il disegno. Poi nella storia irrompe un glioblastoma cattivo che farà precipitare le cose, ma svelerà le vere identità e la dimensione di ognuno.

Alla narrazione contrassegnata dall’essenzialità e dalla psicologia ben strutturata, si intreccia la favola (che apprendiamo è scritta da Paola), un espediente letterario originale e seducente, dove una misteriosa principessa rimasta sola nel castello cerca l’amore, oltre che a salvare il regno dove le api si stanno estinguendo.

Favola che offre un messaggio subliminale: l’innocenza potrà salvare donne e uomini segnati dai loro egoismi, dalla sete di possesso, una dimensione dei sentimenti nel tempo che viviamo dove si vuol conciliare amore, carriera e vita sociale in tutta leggerezza.

La principessa cadde in un sogno profondo…

Francesco Greco


Un commento su ““Portami al sicuro”, per non soffrire più

  1. Paolo Rausa ha detto:

    Bella recensione di Francesco Greco, che entra e vede come in un film snodarsi il percorso vitale di tre giovani donne alla ricerca di un lavoro stabile e di un amore duraturo, ma la precarietà si insinua e rende tutto più complicato…

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