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Maria, la “pasionaria” che cantava nel buio

«Lei comprende tutte le significanze, le espresse e le sottintese, anche le allusive e provocatorie strizzatine d’occhio, il trattenuto pudore dei sentimenti: e magari, per fingere di sentirsi, ancora una volta, maestra, ne avverte che chiederà alle vergini Muse di essere benigne».

Sembra ieri, son passati vent’anni. Il tempo ci scivola addosso. Quando il 23 febbraio 2002 giunse la notizia, nel Salento ci sentimmo tutti più poveri e soli. E chi l’aveva conosciuta, anche tramite un rapporto epistolare (forse non era in buoni rapporti col portiere della sua casa di Milano in via San Vincenzo, che le dava in ritardo la corrispondenza), restò senza parole.

Maria Corti era una donna pudica, un’intellettuale rigorosa, parca, minimalista, che metteva soggezione. Se n’era andata a 86 anni (Milano, 7 settembre 1915) in punta di piedi, così come aveva vissuto.

Una vita a inseguire e stanare le parole, a carpire la loro più intima semantica e condividerla. Ne era innamorata, cercava il loro vero background, le radici, l’odore, le storie.

Femminista ante litteram, nel senso più pieno del termine, giunse nel Salento (Santa Cesarea Terme) seguendo il padre Emilio, ingegnere (la madre era una pianista), se ne innamorò, lo portò sempre nel cuore e, preziosa testimonial, lo fece conoscere ovunque, ne metabolizzò gli archetipi della sua cultura millenaria. E per la sua terra d’adozione spese enormi energie, fisiche e intellettuali.

Negli anni Cinquanta fu a Lucugnano (l’ha ricordata venerdì 18), al palazzo del poeta simbolista Girolamo Comi (dove, scrisse Alfonso Gatto, “anche le ombre sono amiche”), con Luigi Corvaglia, Oreste Macrì, Michele Pierri, Rosario Assunto, Luciano Anceschi, Vincenzo Ciardo e altri ancora all’Accademia Salentina di cui fu segretaria (ma fece parte anche dell’Accademia della Crusca) attorno alla rivista “L’Albero”.

Chi non si innamorò dell’Idrusa de “L’ora di tutti”, il long-seller (Bompiani, 1962) sul “sacco” di Otranto (1480-1481) presente in tutte le nostre librerie? La ragazza delle scogliere odorosa di sale cos’altro è se non l’icona della donna sospesa fra Oriente e Occidente, i Balcani e il Mediterraneo con le loro storie da Mille e una Notte?

Il Salento compare anche in “Otranto allo specchio” (1990) e “La leggenda di domani” (Manni, 2006).

Filologa, semiologa, scrittrice, critica letteraria, pedagogista, Maria Corti ha identificato sè stessa con le materie di cui fu studiosa. Era stata partigiana, un modello per le donne d’oggi che vogliono fare le influencer, tutte post sui social e caccia ai like.

Giovanissima aveva cominciato a insegnare. Prendeva il treno quasi nel cuore della notte e andava nei licei della provincia di Como, Brescia, Milano. Vagoni di III classe che portavano un’umanità fiera, sofferta ma ricca e generosa: quella della ricostruzione materiale e morale dell’Italia del dopoguerra. Oggi diremmo la meglio gioventù dei nostri padri e nonni che ci hanno fatti uomini e dato pane e dignità. Quegli anni composero il mosaico del romanzo “Cantare nel buio” (Bompiani, 1997).

Da docente universitaria insegnò Storia della Lingua italiana a Pavia e a Lecce. Nel 1969 ebbe l’idea del Fondo Manoscritti che nel 1980 diventò uno dei Centri di ricerca più importanti in Europa. I suoi saggi sulla lingua italiana sono stati adottati dagli atenei di tutto il mondo.

Mentre la ricercatrice e scrittrice americana (University of Iowa) Julia A. Conrad sta traducendo in inglese la sua opera, folgorata dalla filologa e dalla donna con le sue “interiori solitudini”, per ricordare i vent’anni dalla morte esce una plaquette a più voci voluta dalla Fondazione che porta il suo nome e dal Centro Manoscritti.

La Biblioteca Universitaria di Pavia ospiterà un reading con la presentazione della raccolta poetica “Voci e sottovoci per Maria Corti” curata da Gianfranca Lavezzi e Angelo Stella, con testi di Mariantonietta Acocella, Nanni Balestrini, Annalisa Cima, Nicola G. De Donno, Umberto Eco (“Maria, dagli irti colli della Langa”), Alda Merini, Marzio Porro, Fabio Pusterla.

Le tavole di Pietro Pedeferri e Lucia Pescador introducono il colore e le forme all’interno della raccolta con immagini che evocano calore e gioia e precedono ritmicamente i singoli interventi con una geometria evocativa e tinte brillanti.

La pubblicazione, in soli 333 esemplari numerati, “Biblioteca di Autografo”, 16 (2022), Interlinea, Novara 2021, pp. 68, euro 14, prenotazione allo 0321 1992282 e su www.interlinea.com, “nasce – spiegano a Pavia – dalla volontà di dedicare un pensiero in forma letteraria a un personaggio “poliedrico e vivace” che ha segnato la storia culturale della seconda metà del Novecento”.

Francesco Greco


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