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Ugento e la sua Storia

Ugento, nota località salentina, situata a 60 km a sud di Lecce.
Le testimonianze archeologiche evidenziano l’importanza storica di Ugento attraverso i millenni.
Gruppi di Homo Sapiens Sapiens occuparono il territorio, offrendoci così testimonianze di un complesso di industria litica dell’ Epigravettiano finale (14.000-13.000) caratteristico del Paleolitico Superiore, in località le “Doline di Ugento” (Bocca Cesira, Pozzo Zecca). Esistono anche testimonianze archeologiche risalenti all’età del Neolitico, tra cui grotta Artanisi e grotta Don Cirillo, e la sopravvivenza attraverso i millenni di blocchi megalitici, nelle località di Terenzano e nella frazione di Ugento (Gemini).

Questi popoli manifestano ancora la loro presenza nell’età del Bronzo, presso contrada le Pazze, situata un km a nord di Torre S. Giovanni.
Della grande duna, tagliata dalla strada litoranea lungo tutto il versante nord negli anni ’50 e successivamente dall’avanzare della speculazione edilizia, sopravvive il versante meridionale, dove l’erosione marina continua l’opera di demolizione del banco roccioso della scarpata. Ben poco si può dire della morfologia dell’area in età antica, di sicuro il pianoro doveva essere più vasto di quello attualmente esistente. I primi studi furono riferiti ad una Specchia. Successivamente una sistematica indagine archeologica del sito effettuata dal Cremonesi (1976-77), fa rientrare le Pazze nella tipologia di “insediamento costiero” dell’età del bronzo.

La torre dell'orologio - Fonte: Wikipedia

La torre dell'orologio - Fonte. Wikipedia

Grossi tumuli di pietrame note come “Specchie” poste in altura fungevano da postazioni d’avvistamento e di difesa, come sull’altopiano “Rottacapozza” distante due km dal mar Jonio, a quota 80 m. s. l. m. è presente la “Specchia del Corno” oggetto di studio dal prof. Neglia il quale la collega con delle altre poste nelle zone limitrofe, come la Specchia di Pompignano oggi completamente distrutta, la Specchia di Moresano della quale restano solo poche tracce, e l’ormai scomparsa fortezza di Carlo Magno, detta specchia, prospiciente all’isola di Pazze. Il De Giorgi, colloca le origini delle Specchie tra la fine dell’età del Bronzo e l’inizio dell’età del Ferro.

Attenendoci alle fonti storiche, la costa salentina fu colonizzata da genti provenienti dalle più disparate regioni d’oltre mare, assoggettando le popolazioni locali, dando loro il proprio nome da Japigi a Messapi (Plinio nat. Hist. III 102). Con l’arrivo di questi popoli Ugento ci offre nuove testimonianze archeologiche, ma anche etnografiche.

Profondi sono i mutamenti della civiltà indigena: dal tipo degli insediamenti alle forme delle abitazioni, che riflettono modifiche nella consistenza demografica e nella struttura sociale, cambiamenti caratterizzati dal fiorire della civiltà Messapica.

Ci troviamo di fronte ad una nuova civiltà, capace di sfruttare le risorse territoriali favorendo l’agricoltura e le attività commerciali, grazie alla presenza del porto.
La città conia moneta propria, ricoprendo così un ruolo di primaria importanza nella penisola Salentina, fino all’arrivo dei Romani nella seconda metà del III sec. a.C. che occuparono la città, mutando le strutture sociali, urbanistiche e territoriali con il passaggio della via Traiana, facilitando i contatti con altre città.

L’economia è basata sul lavoro dei campi, con la realizzazione di una divisione agraria con ville e fattorie per la trasformazione dei prodotti agricoli.

Proprio nei siti “Masseria Villa” e “Masseria Terenzano“, ritroviamo ancora oggi testimonianze che attestano lo sfruttamento agricolo.
Anche il commercio marittimo conobbe un incremento grazie al ruolo di emporio della città. Tutti questi insediamenti contribuivano alla valorizzazione del suolo e alla difesa del territorio, affrontando le vicende connesse alle invasioni barbariche, fino alla distruzione della città nel 545 da parte dei Goti.
Solo più tardi con l’arrivo dei Bizantini, stanziati sul suolo ugentino nel 550, riacquistò importanza, in quanto, questo nuovo popolo, tenta di consolidare la propria posizione nel Mediterraneo.

Ugento diventa una roccaforte attrezzata per la difesa del litorale jonico e del suo entroterra. Sfruttando le rovine della vecchia città, diedero vita ai primi raggruppamenti di casupole in cima all’acropoli, mutando profondamente il suo aspetto territoriale. Siamo agli inizi del 1020, quando la potenza bizantina viene travolta da quella normanna.

Ugento, secondo le cronache dell’epoca, fu distrutta e poi conquistata. Il paese rivive una nuova riedificazione con la costruzione del castello sulle vecchie rovine del “Castro Romano”. Un secolo dopo, lo scenario storico-culturale ugentino è caratterizzato dalla venuta degli Angioini.

Monumento a San Vincenzo di Saragozza D. e M. nell'omonima Piazza della città di Ugento, di cui il santo è Patrono

Monumento a San Vincenzo di Saragozza D. e M. nell'omonima Piazza della città di Ugento, di cui il santo è Patrono - Fonte: Wikipedia

Si da vita a una nuova riorganizzazione sociale ed economica con l’affermarsi dei proprietari terrieri, si edificano casali, come quello di Terenzano, Ortenzano ormai scomparsi, e Risciano che presenta strutture in crollo della vecchia masseria.
Nel XVI sec. lo scenario urbanistico di Ugento da vita a torri sia lungo la costa, che interne al proprio territorio per il controllo della città dagli attacchi esterni, fra le più importanti: Torre S. Giovanni , Torre dei Fiumi (attuale Torre Mozza) e Torre Mammalie. Ma lo splendore ugentino viene travolto ancora una volta dalla distruzione della città nel 1537. Solo tre secoli dopo, il territorio, mediante la riforma fondiaria del 1850, subisce nuove trasformazioni.

La fascia costiera fu abbandonata per il ristagno delle acque, problema risolto soltanto nel secolo scorso con le bonifiche. Attualmente il territorio ugentino si estende per 9.870 ettari, divenendo il secondo feudo per estensione della provincia, dopo Lecce.

Roberto Maruccia – articolo ripreso da TorreSanGiovanni.it


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