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“Il Castello di Otranto” di H. Walpole, il primo romanzo gotico mai scritto

“Posso confessarvi quale fu l’origine di questo romanzo? All’inizio del giugno scorso mi svegliai un mattino da un sogno; tutto ciò che potevo ricordare era che mi trovavo in un antico castello e che dalla ringhiera posta in cima a una grande scala avevo visto una gigantesca mano, coperta da un’armatura. Nel pomeriggio mi sedetti e cominciai a scrivere, senza avere la minima idea di ciò che intendevo dire o descrivere. L’opera mi crebbe tra le mani…”

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Walpole (Fonte:wikipedia)

In questa lettera indirizzata al reverendo William Cole, Horace Walpole raccontava la vera origine del romanzo  Il Castello di Otranto.
“si è trattato di un tentativo di fondere insieme due generi di romanzo: l’antico e il moderno. Nel primo tutto era immaginario e inverosimile, nel secondo si è sempre cercato, talvolta riuscendoci, di imitare con successo la natura. L’invenzione non è del tutto assente, ma la stretta aderenza alla realtà ha posto un argine alle grandi risorse dell’immaginazione (..) avevo creato un nuovo genere di romanzo, per cui ero libero di scegliere le regole che mi sembrassero più opportune (..) il pubblico ha però onorato a sufficienza la mia opera così com’è, qualunque sia il genere cui abbia inteso assegnarla.”

Il Castello di Otranto deve la  reputazione al fatto di essere il primo romanzo gotico mai scritto. Walpole, però, preoccupato di essere caduto nel ridicolo, aveva pubblicato la storia come traduzione di William Marshall, dall’originale di Onofrio Muralto, canonico della Chiesa di S. Nicola di Otranto..

“Lo scritto che segue è stato trovato nella biblioteca di un’antica famiglia cattolica, nel Nord dell’Inghilterra.  Fu stampato a Napoli in caratteri neri, nel 1529. Quanto tempo prima sia stato scritto non è facile da capire. I principali avvenimenti in esso descritti sembrano essere accaduti nei tempi più bui della cristianità, ma il linguaggio e la redazione non hanno nulla che indulga alla barbarie. Lo stile è un italiano purissimo. Se la storia fosse stata scritta in un’epoca vicina a quella in cui i fatti si sono verificati, allora la sua redazione andrebbe collocata tra il 1095, data della prima crociata, e il 1243, data dell’ultima, o comunque non molto tempo dopo.”

Prefazione prima edizione
La prima edizione, in cinquecento copie, apparve il 24 dicembre 1764 ed era intitolata
“The Castle of Otranto, A Story. Transalted by William Marshall, Gent. From the Original Italian Onuphrio Muralto, Canon of the Church of St. Nicholas at Otranto”

(Il Castello di Otranto. Una Storia. Tradotto da William Marshall, Gent. Dall’originae italiano di Onuphrio Muralto, Vescovo della Chiesa di San Nicola di Otranto”);
la seconda, ancora in cinquecento copie, l’11 aprile 1765. Nella seconda edizione, Walpole abbandona lo pseudonimo e nella prefazione spiega le ragioni che lo hanno indotto a “camuffarsi”, chiedendo scusa al lettore…
“Il modo favorevole in cui questi piccoli frammenti sono stati ricevuti dal pubblico impone all’autore di spiegare il terreno su cui egli l’ha composto. La scarsa fiducia nelle sue possibilità e la novità del tentativo sono state le sole ragioni che lo hanno indotto a camuffarsi”

Prefazione seconda edizione

 

Il Castello di Otranto

Con il Castello di Otranto, Walpole apre dunque la strada al romanzo gotico, un genere narrativo sviluppatosi dalla seconda metà del Settecento. Caratteristici di questo genere sono i luoghi tetri, tenebrosi e cupi  di vecchi conventi e abbazie, castelli diroccati, sotterranei e l’ambientazione medioevale.
Tipici di questo genere letterario sono il tema  del paranormale e del surreale, ma anche l’amore perduto, i conflitti interiori, la morte, la possessione demoniaca, il male e le antiche profezie.
Seguaci del genere di Walpole furono Clara Reeve con Il Vecchio Barone Inglese, storia gotica (1777); Vathek, scritto in francese e pubblicato a Losanna da William Beckford (1787), I misteri di Udolfo e l’Italiano, o il confessionale dei penitenti neri, di Ann Radcliffe (1797); Il Monaco, di Matthew Lewis (1796); Frankenstein di Mary Shelley (1818); Il Vampiro, di John William Polidori (1819), e il famosissimo Dracula di Bram Stoker (1897).
La vicenda è ambientata nella città salentina di Otranto, ma molto probabilmente Strawberry Hill era lo scenario che ispirò l’autore del romanzo, il castello ai margini di Londra, sul Tamigi,  che Walpole  iniziò a farsi costruire a metà del Settecento e che arricchì  man mano di straordinari pezzi d’arte.

Strawberry Hill (Fonte: wikipedia)

Manfredi, principe di Otranto, aveva un figlio e una figlia. Matilda, una bellissima fanciulla di diciotto anni e Corrado, fratello minore di tre anni, scialbo e malaticcio che avrebbe dovuto sposare Isabella, la figlia del Marchese di Vicenza.
Il principe era terrorizzato dal vedere avverarsi un’antica profezia legata alla sua signoria “Il castello e la signoria di Otranto sarebbero usciti dalle mani della presente famiglia, quando l’autentico possessore fosse diventato troppo grande per abitarvi” ..difficile era comprendere il significato di questa profezia, tanto quanto la fretta di Manfredi nell’unire in matrimonio il figlio Corrado e la bella Isabella.
Il giorno delle nozze porta la morte al castello: Corrado muore schiacciato da un enorme elmo identico a quello della statua di Alfonso, il precedente principe della signoria di Otranto.
Scende la sera e Manfredi, ossessionato dal voler avere un erede maschio, che non riusciva ad ottenere dalla principessa Ippolita, sua moglie,  propone a Isabella di sposarlo.
Inorridita e sconvolta da una simile proposta, Isabella scappa. Aiutata dall’incontro fortuito con il contadino Teodoro, si rifugia nel convento di San Nicola,  raggiunto attraverso un passaggio segreto.
Manfredi tenta di inseguirla ma viene trattenuto dallo spettro di un suo antenato.

“In quell’istante il ritratto dell’avo che pendeva sopra la panca dove erano stati seduti emise un profondo sospiro che gli sollevò il petto. Manfredi, diviso tra il desiderio di correre dietro a Isabella, che aveva ormai raggiunto le scale, e l’impossibilità di allontanare gli occhi dal dipinto che cominciava a muoversi, vide la figura del quadro uscire dalla cornice e posare i piedi in terra con un’aria di grave malinconia”

Da qui iniziano le mille peripezie della vicenda.. e altre strane presenze iniziano a popolare il castello..

“Sai, le visioni sono sempre state la mia terra”, scriveva Walpole a uno dei suoi  più vecchi amici..
“e lungi dall’essere invecchiato abbastanza da questionare sulla loro vacuità, sono pronto a credere che non ci sia saggezza più grande di scambiare ciò che chiamiamo la realtà della vita con i sogni. Antichi castelli, antichi quadri, antiche storie e le chiacchiere degli anziani ci riportano a vivere in secoli passati chi non possono deluderci”

Sandra Sammali

BIBLIOGRAFIA
H. WALPOLE, Il Castello di Otranto, A. Mondadori, Milano, 2002


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