Home » Personaggi illustri salentini » Matteo Tafuri, l’alchimista di Soleto

Matteo Tafuri, l’alchimista di Soleto

HUMILE SO ET HUMILTA’ ME BASTA. DRAGON DIVENTARO’ SE ALCUN ME TASTA

Queste sono le parole, dal suono vagamente sinistro, che Matteo Tafuri ha voluto fossero incise sull’architrave della sua abitazione. Suonano quasi come un avvertimento, uno “stai attento se tieni cara la pelle” come potremmo dire oggi. In fondo è un frase come tante, che non desterebbe più interesse di quanto non farebbe qualsiasi altro motto o slogan da stadio se, a pronunciarla, non fosse stato un alchimista. Questa è la casa di Matteo Tafuri, l’alchimista di Soleto.

Tutto ad un tratto l’atmosfera si è fatta fredda e uno strano brivido ci corre lungo la schiena…un alchimista? Qui? tra i sorridenti vicoli di Soleto? Come può essere possibile?

Facciamo quindi alcuni passi indietro nel tempo, giungendo fino al medioevo, quando il concetto di alchimia pervadeva ogni anfratto della vita mondana, scientifica e filosofica. Nessuno, uomo o donna che fosse, ne ignorava il vago significato ma ben pochi sapevano in realtà di cosa si stesse parlando.

L’alchimia è, perdonatemi il termine, una “scienza” che combina elementi di fisica, chimica, metallurgia, misticismo, religione, filosofia, che mira a raggiungere la perfezione e la cui sintesi culmina nell’identificazione del processo che porterebbe qualsiasi materiale  a trasformasi in oro.

Tra i vari processi alchemici, alcuni basati su basi fisico-chimico erroneamente utilizzate, ve ne sono alcuni davvero divertenti e curiosi, come quello di Hennig Brand, che nel 1675 condusse un esperimento convinto del fatto che si potesse distillare l’oro dall’urina umana. Dopo aver raccolto ben 5o secchi di urina umana, che aveva gelosamente conservato nella sua cantina per mesi, sottopose questa smisurata quantità di liquidi di scarto ad una serie di processi che gli consentirono di ottenere una sostanza disgustosa che con il tempo cominciava a luccicare e a prendere fuoco se esposta all’aria. Aveva scoperto il fosforo.

La difficoltà di produzione del fosforo lo rendeva un elemento piuttosto prezioso, molto più dell’oro, tanto da poter essere valutato anche 450 euro l’oncia, ovviamente fino a quanto non si è escogitato un nuovo metodo per produrne quantità maggiori senza adoperare l’urina come materia prima.

Di aneddoti curiosi quanto e più di questo ce ne sono a bizzeffe nel mondo dell’alchimia. Sembravamo ormai all’ordine del giorno, fino a chè la mano, o meglio la mente di un uomo, giunsero a porre un pò di ordine nel caotico mondo scientifico. Questa mente era quella di Lavoisier, che contribuì ad isolare la razionalità dall’alchimia, lanciando di fatto la chimica nell’età moderna.

Gli uomini che prima di Lavoisier avevano tentato di farsi un nome nel mondo accademico e scientifico, cercando di ottenre risultati impossibili e per di più nel modo sbagliato,venivano semplicemente definiti come Alchimisti. In loro non c’era nulla di oscuro e malvagio, erano solo avidi di conoscenza. Ma, se la conoscenza poteva servire a qualcosa nel mondo aristocratico (o per lo meno avere un po’ di senso), al popolo ciò che non era comprensibile era semplicemente “spaventoso”, “occulto”. Percui gli alchimisti, invece che uomini di scienza, venivano spesso indicati come persone da evitare, di cui aver paura.

La stessa sorte toccò a Mattero Tafuri, grande studioso di Soleto nato l’8 agosto 1492 che, per difendersi da calunnie, dicerie e leggende popolari, decise di alimentare in un certo senso la “paura” della gente, incidendo sull’architrave della sua abiutazione la frase con cui è iniziata questa discussione: HUMILE SO ET HUMILTA’ ME BASTA. DRAGON DIVENTARO’ SE ALCUN ME TASTA, nella speranza di non essere più infastidito. Conosciamolo allora… chi era veramente Matteo Tafuri?

Casa natale di Matteo Tafuri

Si tratta sicuramente di uno studioso fuori dal comune che faceva della sana conoscenza l’unica ragione di vita, la stessa che lo ha portato a spostarsi in continuazione per l’Italia e non solo, approcciandosi e approfondendo ogni possibile argomento in grado di stuzzicare il suo intelletto.

Il primo grande maestro di Tafuri, colui il quale ha probabilmente alimentato la sua infinita sete di sapere, è stato Sergio Stiso da Zollino, un grande umanista da cui attinse nozioni di filosofia e apprese Greco e Latino. Da qui i suoi interessi si spostarono verso la matematica e la medicina, inducendolo a lasciare il piccolo borgo salentino in cui era nato, nell’agosto del 1492, per dirigersi a Napoli. Probabilmente qui si avvicinò anche alla cosidetta “Magia naturale“, vista come una materia impegnativa e fondata su presupposti scientifici da alcuni, ma denigrata e evitata come un oscuro male da altri. Ad ogni modo si trattava di una materia alla quale si sono dedicate molte delle menti brillanti che l’Italia ha avuto, anche se  in un periodo ancora ben lontano dalla pura ragione dell’Illuminismo, e che doveva rappresentare l’apoteosi di una disciplina ben più nota come “Filosofia naturale“.

Nel periodo napoletano Matteo Tafuri si avvicinò anche all’Astrologia, dalla quale apprese di possedere un quasi innato istinto alla divinazione. Questa potrebbe essere stata la causa della sua presunta prigionia in Irlanda per accuse di stregoneria.

A Napoli il Tafuri ci ritorna, nel 1550, dopo una lunga assenza che lo portò a toccare molte tappe in Europa e non solo. Si recò a Venezia, dove un atto di disperazione lo portò a bruciare parte dei suoi scritti ed alcuni libri e poi in Polonia, in Germania, Francia dove si laureò all’università della Sorbona in Medicina e Filosofia, e poi ancora in Spagna, Africa Settentrionale, Persia ed Asia.

Ricevette le lodi dei dotti del tempo come Giovan Battista della Porta e il Chioccarelo, i quali calcarono principalmente la mano sull’aspetto esoterico delle conoscenze del Tafuri, e sulle sue capacità magico-divinatorie. Il filosofo Francesco Scarpa si riferiva a lui come l'”Atlante Salentino“, dedicandogli tra l’altro il trattato “De Anima“, e il chirurgo Mariano Santo da Barletta lo citò nella prefazione del “Commentario dell’opera di Avicenna“.

La popolazione di Soleto colse solo l’aspetto negativo della popolarità raggiunta dal proprio concittadino; ciònonostante  Tafuri decise di ritornarci per vivere gli ultimi anni della sua vita esercitando la professione medica. Non era visto come il dotto e sapiente che l’Europa acclamava ma un potente mago capace dei più oscuri incantesimi, nonchè di avere strani legami con Satana. Non c’è da meravigliarsi, dunque, se il suo nome sia quasi esclusivamente associato alla parola “Alchimista” o “Stregone” e non “Sapiente“.

Si spense così, 18 novembre 1584, tra l’ostilità generale dei suoi concittadini che invece di rispettarlo lo temevano. L’unica arma che seppe impugnare per difendersi da molestie e minacce di ogni genere fu una semplice frase, incisa sulla facciata della sua abitazione.

Un uomo davvero eccezione dunque che, molto probabilmente, non abbiamo saputo apprezzare fino in fondo.

Marco Piccinni

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:

Il mago di Soleto: Matteo Tafuri, di Aldo Bernari

Breve storia di (quasi) tutto, Bill Bryson – Tea Editore (2009)

Wikipedia – Alchimia


2 commenti su “Matteo Tafuri, l’alchimista di Soleto

  1. Antonia finocchiaro ha detto:

    Sono interessata alla figura di Matteo Tafuri ed in particolare al testo di Aldo Bernari citato anche nella vostra bibliografia ma non riesco a trovarlo in alcuna biblioteca e vorrei anche acquistarlo ma non so dove. Potete essermi di aiuto? Antonia Finocchiaro da Bergamo

    • Marco Piccinni ha detto:

      Salve Antonia,
      abbiamo trovato il saggio di Aldo Bernari su un sito di Emeroteca Digitale. Era un documento estratto da una miscellanea. Purtroppo però questo sito non è più online e disgraziatamente non abbiamo una copia digitale dello stesso.
      Il documento prendeva principalmente in esame i viaggi del Tafuri, i suoi spostamenti in Europa e non, e i suoi studi.

      Esistono altri siti che raccolgono materiale digitalizzato da vecchie pubblicazioni. Magari qui può trovare qualche altro riferimento:

      http://www.culturaservizi.it/vrd/

      http://www.emerotecadigitalesalentina.it/

      Spero di esserle stato utile

Rispondi a Antonia finocchiaro Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.