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I Macari di Soleto

Macari, un termine con il quale si indicano maghi, stregoni e fattucchieri che giocavano con la magia nel Salento d’altri tempi quando ancora il confine tra esoterismo, realtà e credenza popolare era talmente sottile da potersi confondere in ogni piccolo aspetto della vita quotidiana: tra le strade, le case, le persone. Macari sono anche gli abitanti di Soleto, che così vengono soprannominati in quanto, in questo paese, si ritiene vi fosse la più alta concentrazione di individui dotati di poteri occulti di tutta la provincia di Terra d’Otranto.

Il termine non deve essere inteso nella sola accezione negativa. I macari erano in grado di preparare filtri d’amore, togliere il malocchio a coloro che lo avevano ricevuto da altri macari, smascherare i tradimenti e curare alcuni mali minori. Ebbero un notevole successo nel secondo dopoguerra quando centinaia di famiglie, esasperate da una lunga assenza di notizie dei propri cari inviati al fronte, si rivolgevano a queste strane figure al fine di poter avere delle informazioni a riguardo. Molti venivano dati per morti, altri dispersi. Fortunatamente molte di queste “visioni” si sono rivelate fasullle dato che molti soldati dati per morti e abbandonati in “selve oscure” hanno fatto poi ritorno dai propri cari.

La sindrome da mago non ha risparmiato nessuno, dal povero e ingenuo contadino al dotto e ricco nobil uomo. Principalmente erano le donne coloro che si recavano dalla macara che in cambio del proprio servigio richiedeva un proporzionale compenso economico. Alcune famiglie arrivavano persino ad indebitarsi pur di poter interpellare anche solo per pochi minuti la veggente. C’è chi dice che esistano ancora, chi invece le ricorda come le protagoniste di una favola per bambini, l’equivalente del più famoso “uomo nero”, che si raccontava per tenere a bada i più piccoli quando si dimostravano particolarmente vivaci.

Centro storico di Soleto

La concezione dello stregone con il tempo è cambiata: quello che un tempo era dotato di poteri paranormali oggi invece fa bella mostra di una laura in chimica, farmacia oppure è titolare di un erboristeria.

Ma che a Soleto si respiri quel tocco di magia in più non è un mistero. Lo dimostra il labirintico centro storico all’interno del quale è quasi piacevole perdersi tra affreschi seicenteschi, splendidi portali, iscrizioni in latino sulle architravi di porte e finestre e gli sguardi delle vecchiette che si affacciano sull’uscio della porta di casa percependo la presenza di un estraneo. Sguardi penetranti che raccontano la storia di una vita vissuta presso quelle viuzze cariche di storia e le calde monocromie della pietra.

Un importante centro messapico, custode della più antica cartina geografica conosciuta in occidente dove sono collocati i principali siti messapici (conosciuta appunto come la Mappa di Soleto). Visitata da Plinio il vecchio che nel terzo libro della sua enciclopedica Naturalis Historia parla di Soleto come di una terra deserta dopo la conquista Romana (nel I sec. d.C.). Grandiosa manifestazione artistica che trova la sua massima espressione all’interno della chiesa di Santo Stefano, edificata alla fine della prima metà del XIV secolo e interamente affrescata nel corso del Quattrocento secondo uno stile giottesco.

A Soleto ebbe i natali Matteo Tafuri, una delle figure più importanti del rinascimento italiano. Uomo di cultura e dalle innumerevoli passioni che spaziavano dalla filosofia alle scienze naturali, dalla medicina all’alchimia. Ha viaggiato in lungo e in largo ma i suoi stravaganti interessi verso quelle discipline, per le quali molti hanno perso la vita su uno degli innumerevoli roghi preposti dalla Santa Inquisizione, gli valsero la nomea di Stregone. Temuto e tenuto alla larga dai cittadini della sua Soleto, dove aveva scelto di far ritorno dopo anni di viaggi e studi, visse i suoi giorni in solitudine prestando consulenze mediche a coloro che avevano il coraggio di bussare alla sua porta.

I poteri del Tafuri sarebbe stati così esagerati da poter ordinare la costruzione, ben un secolo prima della sua nascita, di un’opera spettacolare: la guglia di Soleto. Per la sua erezione chiese l’intervento di sette spiriti, che custodiva gelosamente nel cassetto della sua scrivania, oltre a streghe e demoni, che ricevettero l’incarico di costruire l’imponente struttura in una sola notte. Le creature demoniache si misero all’opera portando a termine quanto era stato chiesto loro. Quando il sole stava ormai per sorgere, al canto del gallo, tutti i membri di questa improvvisata impresa edile si ritirarono nell’oscurità eccetto quattro piccoli demoni che, sorpresi dalla luce del sole, rimasero pietrificati in cima alla guglia, dove ancora oggi riposano ai quattro angoli.

Marco Piccinni


Un commento su “I Macari di Soleto

  1. francesco lopez y royo ha detto:

    un riassunto delle macàre nella nostra terra ce lo offre Carlo Codacci Pisanelli nel suo libro Intitolato Streghe “Macàre, maghi e guaritori del Salento” del 2001

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