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La Festa di San Vito a Tricase

“Circa il culto e la fiera di San Vito si racconta che l’Arciprete Don Vincenzo Resci, durante una sua passeggiata pomeridiana estiva per le vie di campagna, fu inseguito da cani randagi affetti da rabbia che in quel tempo infestavano le contrade. Riuscì a ricoverarsi, invocando San Vito, nella Cappella (Chiesa “Nuova” o dei “Diavoli”, intitolata a Santa Maria di Costantinopoli, a forma ottagonale, n.d.c.) da dove vide che gli animali si fermarono come se trattenuti da una forza invisibile (…).

Del miracolato Arciprete Don Vincenzo Resci si vede l’immagine dipinta nella tela esistente sull’Altare, a sinistra entrando dalla porticina laterale della piazza maggiore, della Chiesa Parrocchiale, altare dedicato proprio al Patrono di Tricase (…)”.

Questo è quanto racconta Giuseppe Pisanelli nel suo libro “Notizie su uomini, cose e immagini di Tricase” per spiegare l’origine della devozione dei Tricasini per il martire adolescente che fin dall’età di sette anni cominciò a compiere prodigi nella sua natia Mazara del Vallo. Prodigi che il padre non vedeva di buon occhio poiché fedele agli idoli pagani in cui la sua famiglia credeva da generazioni. Il “senso del dovere” ebbe la meglio sull’amore paterno tanto da spingere il padre di Vito a denunciare il figlio alle autortà romane.

La bontà e l’altruismo del giovane lo condussero, dalla fuga, in casa di Diocleziano, grande persecutore dei Cristiani, dove guarì il figlio di epilessia. Questo però non bastò per  espiare i propri “crimini” e dopo aver rinunciato per l’ennesima volta di offrire sacrifici agli idoli pagani venne arrestato e torturato fino a quando il suo corpo mortale non fu più in grado di sopportare lo strazio dei supplizi. Morì il 15 giugno del 303, assieme alla sua nutrice e al suo maestro che lo iniziarono al Cristianesimo.

Festa di San Vito – incendio del Palazzo Gallone. Foto di Valerio Chiuri

Don Vincenzo Resci  guidò la parrocchia tricasina dal novembre del 1771 al Febbraio del 1807. L’elezione di San Vito a Santo Patrono di Tricase sarebbe da ricondurre dunque a questo periodo, al quale risale anche la realizzazione di una statua lignea commissionata da Don Vincenzo Pisanelli ad uno scultore veneziano nel 1793 e conservata all’interno della chiesa matrice insieme ad una tela, realizzata nel 1786 da Silvestro Pirelli, che ricorda il prodigioso evento del soccorso al prelato.

In realtà, per la Chiesa di Roma, San Vito non venne considerato patrono di Tricase fino al 13 aprile 1921, quando la Congregazione dei Riti (della Santa Sede), accolta la richiesta del vescovo di Ugento, Luigi Pugliese, che a sua volte ha svolto un ruolo da intermediario con il Vaticano da parte del monsignor Tommaso Stefanachi (arciprete di Tricase dal 1914 al 1957), “abilita” la cittadina salentina al culto del giovane martire, spodestando gentilmente dal trono la Madonna Immacolata, che l’ha preceduto nel compito di salvaguardia dell’antico borgo principesco.

Una grande fiera si è tenuta per anni nello spiazzale antistante la chiesa dei Diavoli di Tricase, proprio nel giorno della celebrazione della “rinascita” del santo, quel 15 giugno, quando mercanti, contadini e gentiluomini si recavano nelle contrade rurali a caccia di affari o semplicemente per deliziare il proprio udito con musica popolare mentre le donne si esibivano nelle tradizionali pizziche.

Festa di San Vito – lancio di palloni aerostatici. Foto di Valerio Chiuri

Con il tempo la zona divenne piuttosto isolata e periferica rispetto al cuore pulsante della vita cittadina e così, come tutte le belle cose che hanno un inizio e spesso una fine, anche la fiera di san Vito venne pian piano dimenticata. Un tentativo di recupero venne fatto nel 1937 dal podestà Achille de Nitto che ri-organizzò cuccagne e balli rurali al fine di far rivivere l’antico mito della festa. Con il secondo conflitto mondiale anche i festeggiamenti civili, che si tengono solitamente dal 9 al 11 Agosto, vennero messi da parte per essere rispolverati subito dopo la fine della guerra, nel 1947, per proseguire ininterrotti per i successivi 40 anni.

La festa di San Vito sembra aver nuovamente ritrovato il vigore di un tempo corredato da alcuni comfort e lussi messi a disposizione dalla modernità! Migliaia di visitatori gremiscono ogni anno piazza Pisanelli contornata da luminarie per ammirare il magnifico spettacolo dell’incendio del palazzo Gallone, preceduto dal lancio di palloni aerostatici e dalla consegna simbolica delle chiavi della città alla statua di San Vito appena ritornata in chiesa dalla solenne processione.

La fiera non si fa più ma, al suo posto, i tricasini possono godere di  due spettacolari palii: il palio di San Vito e il palio delle contrade che vedono nuovamente protagonista il passato quando nobili, cortigiane e soldati calpestavano gli ambienti del palazzo principesco e il nemico proveniente dal mare minacciava ancora le nostre coste. Un intreccio di tradizioni, balli, musiche, giochi e tornei medioevali nelle settimane che precedono la festa.

Le bancarelle di una volta ci sono ancora: quelle per lo noccioline, per la cupeta, per i mustaccioli. Il tutto accompagnato da musica popolare e sagre. Fino a non molto tempo fa la festa di San Vito era attesa da tutti i bambini in quanto l’unico giorno dell’anno nel quale andavano in piazza con i genitori a comprare un gelato. Oggi che il gelato possiamo permettercelo tutti i giorni, o quasi, molti piccoli dettagli sfuggono alla nostra attenzione, ma per qualcuno furono proprio quelli a fare la differenza. Una festa popolare va vissuta intensamente poiché lì si nascondono le nostre radici.

Marco Piccinni


Un commento su “La Festa di San Vito a Tricase

  1. FRANCESCO LOPEZ Y ROYO ha detto:

    la ricorrenza di San Vito , un tempo era anche la data di apprezzo delle olive, si dava una stima di quante olive l’annata agraria,probabilmente, dava.

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