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Le tavole di San Giuseppe

San Giuseppe, figura molto emblematica e per molti versi ancora circondata da un alone di mistero: sposo di Maria e simbolo per antonomasia dell’amore paterno tanto da essere associato in maniera indissolubile alla festa del papà, resta un santo molto venerato già a partire dai  monaci benedditi dal lontano 1030, fino a diventare anche simbolo di una festa religiosa e civile obbligatoria, per tutto il periodo che intercorre tra gli anni che vanno dal 1621, con ufficializzazione da parte del papa Gregorio VI, al 1977, quando la legge numero 54 del 5 marzo la rese una ricorrenza feriale, abolendo il riconoscimento di festività.

Tra le diverse pratiche devozionali che ruotano intorno alla figura di questo santo le più conosciute nel salento sono sicuramente le Taulate de San Giuseppe, ossia le Tavole di San Giuseppe.

Un evento, una tradizione, che ruota intorno al comune  di Giurdignano, le cui tavole, alle quali siedono impersonificazioni di ospiti importanti, tutti Santi, sono sicuramente tra le più famose dell’antica Terra d’Otranto. Altri degni promotori delle tavole di San Giuseppe sono i comuni di Cocumola, Giuggianello, Diso, Lizzano, Uggiano la Chiesa, Casamassella, Minervino, Erchie, San Donaci.  Un’usanza coltivata anche in altre regioni, come la Sicilia, che con il Salento condivide una buona fetta di storia e tradizioni.

Tavole di San Giuseppe

Data la particolare distribuzione geografica di questa tradizione, si potrebbero ipotizzare origini bizantine, i quali, secondo la loro liturgia, si adoperavano nella distribuzione di pasti caldi ai poveri, malati e bisognosi. La medesima motivazione potrebbe essere impiegata per giustificare la diffusione di questa tradizione tramite i membri della confraternita di San Giusppe che, nel giorno del santo, adempivano all’incarico di distribuire vivande ai più bisognosi. Altri ancora invece sostegono che si possa trattare di un residuo delle antiche usanze feudali, quando i signori concedevano ai loro contadini e braccianti un momento di ristoro con abbondanti banchetti. Le vere origni restano quindi decisamente incerte e, per dirla tutta, potrebbero non essere native del salento, data la diffusione del fenomeno in passato anche in alcune regioni dell’Albania.

Tavole di San Giuseppe

Come è possibile evincere dal nome, le Tavole di San Giuseppe sono delle lunghe tavolate apparecchiate con tovaglie bianche e un serie di differenti pietanze, tutte caratterizzate da un forte simbolismo che ricorda in maniera diretta o figurata, alcuni momenti della vita del Santo o della sua famiglia e l’alternarsi delle stagioni. Al centro della tavola deve essere poi posta l’effige di San Giuseppe tra ceri e candele.

Elemento caratterizzante della tavolata sono dei grossi pani a forma di ciambella con diversi simboli impressi sulla sommità, rappresentazione dei santi che parteciperanno alla celebrazione, e arricchiti con un finocchio ed un arancia, posizionati al centro del buco. Questi devono essere baciati da colui che organizza la tavoltata prima di essere messi a disposizione del banchetto.

Tra le pietanze tradizionali che non possono assolutamente mancare nella tavole di San Giuseppe possiamo nominare la massa fatta in casa con ceci e cavoli, pasta con il miele e mollica di pane, lampascioni, verdure lessate, pesce fritto, sarde salate, stoccafisso in umido, ceci alla pignata, insalata di cipollacci col fiocco con olive e cipolle condita con olio e aceto,  cartellate, purciaddhuzzi, zeppole e bottiglie di ottimo Vino. Alcuni di questi piatti possono differire a seconda del comune in cui si organizzano le tavole. Le principali varianti sono di solito da attribuire alla componente conclusiva del pranzo caratterizzato da vari dolci tipici.

Tavole di San Giuseppe

I commensali della tavolata, che devono essere sempre in numero dispari e mai più di 13, sono, come abbiamo già detto, ospiti di tutto rispetto. Inmancabile la presenza della Sacra Famiglia alla quale si possono aggiungere poi altre figure celesti come Sant’Anna, Sant’Elisabetta, San Zaccaria, San Gioacchino, San Filippo, San Giovanni, Santa Maria Cleofe, Sant’Agnese, San Giuseppe D’Arimatea, San pietro, San Tommaso. Ogni commensale deve essere interpretato da un membro della famiglia, che in qualche modo, in senso figurativo o meno, deve ricordare un particolare che contraddistingue il santo che sta rappresentando.

Le tavole  di San Giuseppe possono essere allestite anche la sera del 18 Marzo. Chi le organizza, per un motivo che può variare dalla semplice devozione ad un ex-voto, può aprire le porte della propria casa, dopo aver ricevuto la benedizione del parroco, ai turisti e ai curiosi che desiderano ammirare veri e propri capolavori gastronomici preparati dalle mani esperte ed abili delle massaie salentine. Le tavole devono essere allestite nelle stanze più capienti di una casa. I preparativi possono svilupparsi quindi in diversi giorni, data la preparazione casereccia delle pietanze, e coinvolgere anche molte persone: familiari, vicini, amici.

Sempre nel giorno della vigilia del 19 Marzo si svolge una tradizionale processione, al termine della quale devono essere consumate le tradizionali pucce salentine precedentemente benedette. Il giorno vero e proprio della festa, alle ore 12:00 si possono invece consumare le varie pietanze seguendo un rituale ed un ordine ben preciso.

Dopo aver ricevuto la comunione i Santi si dispongono intorno al tavolo in un momento di preghiera al quale possono partecipare anche i “pellegrini”. Terminate le preghiere gli ospiti prendono posto e si preparano a pranzare. Il posto da “capo-tavola”, quello dedicato a San Giuseppe, è contrassegnato da un bastone rivestito di carta e con un mazzolino di fiori legato in cima. Questo bastone simboleggia e ricorda il miracolo per il quale san Giuseppe venne scelto come sposo di Maria tra tanti “spasimanti”, così come ricorda Raffaello nel celebre quadro “Lo Sposalizio di Maria“.

La consumazione dei vari piatti avviene in un ordine preciso. Tutte le pietanza devono essere servite per prima a San Giuseppe che le assaggia e invita gli altri commensali a mangiare battendo un colpo di bastone sul pavimento. Con tre colpi di forchetta sul piatto, invece, indicherà a tutti che è il momento di smettere di mangiare per passare alla pietanza successiva. L’arrivo di un nuovo piatto è preceduto da un breve momento di preghiera.

Al termine della tavolata, i grossi pani vengono consengati agli ospiti presenti dopo essere stati baciati da San Giuseppe, i quali rispondono con un segno di ringraziamento. Allo stesso modo, anche il resto delle pietanze avanzate devono essere distribuite tra i partecipanti.

Oltre che un momento religioso, la festività di san Giuseppe a Giurdignano e nei comuni menzionati rappresenta anche un ottimo pretesto per vedere raggruppate, quasi tutte insieme, le principali ricette della gastronomia locale e vivere ancora più intensamente il sapore di Salento in una straordinaria miscela di folclore e profumi.

Marco Piccinni

SITOGRAFIA:

Wikipedia – Giuggianello, San Giuseppe

Vivi Maglie.it

Diso online.it

Repubblica Salentina

Lecce Prima.it


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