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La Madonna dell’Uragano

Hai vistu comu fiata lu jentu?” (hai notato come soffia il vento?). Comincia probabilmente in questo modo un disastro mancato in un giorno come tanti, in un settembre non troppo caldo nè troppo freddo. Gli uomini e le donne lavorano nei campi come ogni giorno. Si fermano soltanto per la “marenna”, una pausa meritata durante la quale nutrire il corpo. Pochi alimenti, poveri, ma sani e nutrienti, di quelli che inconsapevolmente ti temprano il fisico e regalano lunga vita. Ed è proprio quando ci si sofferma quei pochi minuti per mangiare che si avverte un’accelerazione nel soffio del vento. Non è come al solito però. Nessuna nozione di meteorologia, nessuna applicazione per controllare le previsioni meteo, niente televisione, niente radio. Non è il solito vento. Qualcosa stà per accadere. Il contadino non lo sa ma una consolidata esperienza gli suggerisce che è meglio mettersi al riparo, subito! Cocumola, anno del Signore 1832, il 10 di settembre.

Le campane del paese hanno da poco suonato l’una, il vento diventa sempre più insistente. Da lontano, dalla vicina comunità di Diso, sembrano provenire strani rumori, forti boati come se un imponente edificio fosse appena crollato, echi di urla che si disperdono come il vociare dei bambini durante la messa della domenica. I contadini nei campi si affrettano a mettere al riparo all’interno della case coloniali il frutto del lavoro della mattinata e gli attrezzi più leggeri in attesa che l’intensità del vento scemi un po’. Nel far questo osservano con attenzione alcuni alberi di ulivo. Con questa potenza molto olive cadranno a terra prima di giungere a maturazione. La prossima imminente raccolta sarà molto scarsa. Il capo dei coloni cerca di coordinare il gruppo sul da farsi, senza molto successo. Il vento porta via le parole prima che giungano a destinazione. L’esperienza e mesi di lavoro di squadra suggeriscono inconsciamente ad ogni individuo cosa deve fare.

Un urlo di una donna, no forse due. No… sono in molti ad urlare talmente forte che neanche l’avido vento è in grado di rubare questi suoni. L’attenzione di tutti i coloni si rivolge nella direzione da cui provengono quelle urla disperate. Osservano atterriti come colti da un’improvvisa terrificante consapevolezza. Uomini, donne e bambini corrono verso di loro seguiti da un’entità demoniaca che sradica alberi di ulivo come fossero fili d’erba. Uno scarcagnulo (una tromba d’aria, un piccolo uragano), il più grande che memoria d’uomo possa ricordare.

Abbandonano velocemente quanto hanno in mano per accompagnare i loro compagni nella fuga. “Andiamo verso la città!”. Nessuno l’ha detto. Inutile parlare in fondo. Tutti però lo pensano. L’esperienza guida la ragione. Si salveranno.

Poco distante un pittore, all’interno di una piccola chiesa dedicata alla Madonna Assunta è intento ad intingere nuovamente i suoi pennelli in una ciotola nella quale aveva preparato un po’ di colore. “Il parroco sarà soddisfatto del mio lavoro!”.  Si ripete con insistenza da alcuni minuti quasi a volersi auto-convincere dell’efficienza del proprio operato.

Il pannello gli cade di mano. Urla di uomini e donne, forti boati, fischi e ululati di vento gelano il suo braccio prima e la mente poi. “Santo Cielo! Cosa stà per…” mentre un raggio di luce penetrato dalla finestra riscalda il suo animo e attira la sua attenzione. Attraverso il vetro una donna, nitida nei lineamenti, protende le braccia come a voler proteggere la città da un nemico invisibile. Non si sentono più le urla, i boati, i fischi e gli ululati. Tutto è durato un attimo.

Il pittore si alza senza proferir parola e si avvia verso la porta. Il suo sguardo cade sulla statua lignea della Madonna posta vicino l’altare. “Le somiglia”… pensa.

Uscito  dalla chiesa il pittore si rende subito conto di quello che era successo osservando carri deragliati, frutta e verdura sparsa in ogni dove, tegole e imposte di legno per le strade. Un gruppo di contadini giunge dalle campagne di corsa,  senza fiato. Anche loro hanno visto quella distinta Signora che abbracciava tutta la comunità. “Era la Madonna…si era proprio la Madonna. Bisognerà farle una statua!

Da quel giorno Cocumola avrebbe venerato per gli anni a seguire, in quella chiesetta, la Madonna dell’Uragano che protesse tutti i suoi abitanti. Non ci furono morti, ne feriti. I comuni vicini non poterono dire lo stesso.

Chiesa Madonna Assunta, o dell'Uragano - Cocumola

Chiesa Madonna Assunta, o dell’Uragano – Cocumola

Marco Piccinni


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