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La chiesa di Santa Maria di Miggiano a Muro Leccese

Strade di alberi di ulivo e muretti a secco, qui è ancora possibile camminare tra gli spazi che un tempo erano parte integrante del borgo medioevale di Misciano, nelle campagne di Muro Leccese.

Se si tende bene l’orecchio è ancora possibile ascoltare il giubilo di un gruppo di bambini che giocano nell’area cimiteriale antistante la vecchia chiesa. Sono li che si scontrano a “tris” e “dama” incidendo il terreno di gioco sulle lastre delle tombe. Il sacerdote ha appena terminato la celebrazione religiosa fatta di una serie di suoni che si inseguono nell’aria, appartenenti ad un idioma che le nostre orecchie non odono più da secoli. Degli uomini appongono la loro firma sulle pareti, per indicare il loro passaggio, uno si chiama Hortentio Turchesi De Corilliano, stà scrivendo il suo nome su un pilastro, siamo nel 1548. Ma c’è anche  Gregorio Magno di Botrugno che scrive “fui dentro questa chiesa”. E’ il 30 aprile del 1657.

L’aria è intrisa ora di quel silenzio che sembra quasi non resistere più all’obbligo di tacere. Vuole raccontare, dire tante cose, rendere noto come era un tempo il casale di Misciano e la sua chiesetta, Santa Maria de Misciano.

Chiesa di Santa Maria di Miggiano - interno

Ultima testimonianza dell’omonimo villaggio medievale facente capo alla cattedra idruntina, risalente probabilmente agli inizi del XIII secolo, ricadente nella giurisdizione della terra di Muro Leccese come riportato nel resoconto della visita pastorale dell’arcivescovo Lucio de Morra nel 1608, anno in cui il processo di latinizzazione dei territori un tempo parte dell’impero bizantino aveva ormai raggiunto quasi tutti gli angoli di quella dimensione orientale che sopravvisse a lungo nel Salento.

Le pareti affrescate della piccola chiesetta tradiscono le sue origini greco bizantine. Numerosi sono le benedizioni alla greca, i paramenti sacri, i padri della chiesa ortodossa e i cartigli, che emergono tra linee di colore e motivi floreali, attestando un origine con un culto differente da quello che si sarebbe praticato nei secoli successivi. Elementi restituiti alla luce dopo un lungo oblio durato diversi secoli, dovuto ad un’opera di imbiancatura e ostruzione con nuove pareti delle decorazioni parietali, come denunciato dal Maggiulli nel 1871.

I primi affreschi risalgono al XIII-XIV secolo. Alcuni Santi ritratti frontalmente, un diacono, forse un San Nicola, e poche tratti che sopravvivono ancora sotto l’immagine settecentesca della Madonna con Bambino che decora l’incavo absidale. E ancora altri frammenti che emergono su alcuni cocci di tufo, probabilmente riutilizzati in momenti differenti, sui quali prendono forma delle iscrizioni in greco, due piedi con dei sandali e i resti di una lunga veste, un santo cavaliere che combatte contro un drago e altre figure abbigliate e mutilate.

Affreschi nella chiesa di Santa Maria di Miggiano

Ad una seconda fase, del XIV-XV secolo, risalgono le scene cristologiche nella navata. L’entrata di Gesù a Gerusalemme, l’ultima cena, l’Annunciazione, la Dormitio Virginis, con il figlio che accoglie in cielo la madre rappresentata nelle sembianza di una bambina in fasce, un cavaliere a cavallo proceduto da un altro cavallo e la lavanda del bambino. E ancora le immagini degli anacoreti Eutimio e Filarete nei sottoarchi, Sant’Onofrio e San Martino, due laici, forse i committenti, e alcuni santi monaci non identificati.

Al 1702 risale l’ultima fase pittorica, con la scena architettonica dipinta nella zona absidale con al centro il Cristo benedicente e ai lati gli arcangeli Michele e Raffaele. Qui si ritrovano tre livelli di altari, ognuno dei quali ingloba in parte quello precedente, fino a giungere al livello originale di epoca medioevale.

Le indagini di scavo nella navate e all’esterno dell’edificio religioso hanno portato alla luce il contesto cimiteriale. Quello nell’area antistante la chiesa, luogo di ritrovo, di conversazione per adulti e di gioco per i bambini, ha restituito due cippi funerari decorati su entrambe i lati con motivi floreali, risalenti al XIV-XV secolo, due sepolture singole, i cui inumati avevano un laterizio a protezione del capo, ed una collettiva, probabilmente familiare, con ancora la lastra di copertura intatta. Quello interno invece ha riportato alla luce una tomba infantile e alcune sepolture del ‘300-‘400 con resti di abbigliamento, scavate nel banco roccioso, con delle nicchie e un cuscino in pietra per sollevare il cranio.

Quello della chiesa di Santa Maria di Miggiano è un piccolo universo a se stante, che solitario continua la sua esistenza nella campagne di Muro Leccese, lì dove un tempo sorgeva un villaggio dove il giorno dei vivi coincideva con quello dei morti, scandito dal canto bizantino del sacerdote, ornato da santi e iscrizioni. Si udivano le voci di bambini giocare una volta, i rumori dei carri, le urla delle donne che avvisavano le famiglie che la cena era già in tavola. Ora solo il silenzio.

Marco Piccinni

Nota: il materiale bigliografico utilizzato per la scrittura di questo articolo proviene dalla cartellonistica esplicativa sita all’interno dell’edificio religioso, redatta a cura di Paul Arthur, Brunella Bruno e Salvatore Greco


4 commenti su “La chiesa di Santa Maria di Miggiano a Muro Leccese

  1. ANGELO MAZZA ha detto:

    ho bisogno di un aiuto : dove si trova la chiesa e come posso visitarla ? a chi rivolgersi ? GRAZIE.

    • Marco Piccinni ha detto:

      Per localizzare la chiesa l’articolo è corredato da coordinate gps visualizzate su una cartina di google (in alto nella versione per pc, in basso dopo l’articolo per la versione su dispositivi mobili). Per visitarla occorre chiedere le chiavi all’abitazione adiacente la chiesa. Solitamente è chiusa ma ve l’apriranno con piacere.

  2. Pescoluse ha detto:

    Articolo molto ben curato ed ottimamente organizzato…grazie

  3. mauro ha detto:

    ci sono stato ieri. Ovviamente ho letto prima quest’articolo, per documentarmi. Oggi lo rileggo, un pò visitarlo mentalmente. Grazie

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