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Mostra. Sironi: mito e modernità

Mostra. Sironi: mito e modernita’ – Brindisi, Palazzo Granafei Nervegna

13 febbraio – 2 maggio 2010

Brindisi, inaugurate lo scorso 13 febbraio, le sale del cinquecentesco Palazzo Granafei Nervenga ospitano la retrospettiva dedicata a Mario Sironi, l’artista che maggiormente nel secolo scorso ha incarnato la concezione filosofica di modernità.

“Sironi: mito e modernità” è il titolo della mostra promossa dal Comune di Brindisi e curata da Romana Sironi, erede dell’artista e responsabile dell’Archivio Sironi di Roma, e da Mariastella Margozzi, saggista e curatrice di numerose mostre dedicate a Sironi. In esposizione, oltre ad una cospicua selezione di opere provenienti dall’Archivio Sironi, sono presenti cento tra dipinti a olio e a tempera e disegni che esemplificano la concezione artistica del maestro sassarese attraverso due direttrici parallele, quella del Mito e quella della Modernità. Di particolare rilievo sono i cartoni preparatori per le decorazioni murali e i bozzetti a tempera per le illustrazioni di riviste e pubblicità create dall’artista in maniera spontanea.

Sironi è un personaggio complesso e dialettico, giunto a Roma per proseguire gli studi universitari, è attratto inizialmente dalle innovazioni avanguardistiche di Severini, Balla e Boccioni. La sua ricerca personale ha inizio dall’esperienza divisionista e, nel 1914 trasferitosi a Milano, si avvicina al Futurismo condividendo l’esperienza bellica di volontario ciclista a fianco di Marinetti e Sant’Elia. Nei primi anni venti la sua pittura è fedele al futurismo, ma nonostante ciò, successivamente queste forme divengono sempre più monumentali (Paesaggio urbano del 1921) e tendenti al metafisico. Nel 1920 Sironi firma con Dudreville, Funi e Russolo il manifesto Contro tutti i ritorni in pittura, che contiene le tesi poi fatte proprie dal gruppo Novecento, di cui Sironi fu uno dei fondatori. Dicono i quattro artisti: «Non c’è costruzione senza sintesi, non c’è ritorno ad una forma architettonica e volumetrica senza una nuova visione della sintesi». Nel 1922 Mario Sironi entra a far parte del gruppo Novecento e il suo linguaggio figurativo si adegua ai dettami che Sarfatti aveva stilato in una sorta di programma riguardante il concetto di classicità moderna sintetica, non copia o rifacimento dell’antico come invece sosteneva la rivista Valori Plastici. Dall’inizio degli anni trenta gli interessi artistici di Sironi si moltiplicarono, spaziando dalla grafica alla scenografia, dall’architettura alla pittura murale, dal mosaico all’affresco, e sempre negli stessi mesi del 1933 firma il Manifesto della pittura murale. Durante il regime fascista realizza opere monumentali e celebrative che mirano al recupero della tradizione aulica dell’arte italiana. Nel dopoguerra la sua pittura assume caratteri cupi e drammatici, abbandona la monumentalità  a favore di una diversa e più dimessa concezione spaziale, realizzando tele di piccole dimensioni. Al contrario della maggior parte degli artisti del Novecento, per lui la stilizzazione non divenne mai cliché e, sino all’ultimo, seppe trovare nuove forme espressive per la propria ricerca.

“Sironi è della compagine italiana l’artista maggiore, sia per il rigore con cui monta geometricamente la struttura dell’immagine, sia per il senso di dolente solitudine che deriva dal riferirsi, più che al nitore quattrocentesco, alla drammaticità di Caravaggio e del realismo secentesco”.

Giuseppe Arnesano

Sironi. Mito e Modernità. Brindisi, Palazzo Granafei – Nervegna, via Duomo 16-20. Dal 13 febbraio al 2 maggio. Orari: da martedì a domenica 10-13; 17-20, chiuso il lunedì. Ingresso gratuito. Info: 0831/229643-671.


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