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San Pietro in Lama, insieme con noi

Nella depressione della Cupa, a circa 7 km dalla città di Lecce, si estende, su una superficie complessiva di 750 ettari, il territorio di San Pietro in Lama. Per l’origine dell’abitato sono stati determinanti sia fattori di ordine storico, che di carattere fisico, i quali hanno ben influito sulle dinamiche insediative della Cupa, cioè di quell’area caratterizzata da una depressione naturale del terreno compresa tra i centri di Lecce, Novoli, Campi Salentina, San Donaci, Carmiano, Copertino e San Donato. Di ques’area San Pietro in Lama, insieme ai centri di Lequile, Monteroni e Arnesano, ne costituisce il nucleo principale.

Una leggenda fa risalire l’origine di San Pietro al 43 d.C. quando l’apostolo Pietro, sbarcato a Porto Badisco e diretto a Roma, per evitare l’allora pagana Lecce, passò in una zona acquitrinosa, denominata lama.

Nel XI secolo il paese faceva parte delle terre governate da Roberto il Guiscardo, il quale lo cedette alla Mensa Vescovile di Lecce che conservò il feudo fino al 1806. Nell’400 San Pietro in Lama era abitato da  38 “fuochi”, famiglie, concentrati nel tessuto delle case a corte dell’attuale via XX Settembre, intorno alla chiesa di Sant’Antonio Abate, da tutti considerata la cellula originaria dell’abitato. La maggior parte degli abitanti erano contadini e artigiani, questi ultimi in prevalenza cutumari, cioè lavoratori di creta,e vivano nelle cosiddette “case a corte”, abitazioni sviluppate intorno ad un unico spazio scoperto, privato o comune, di forma quadrangolare che costituisce il cortile o la “corte”.

San Pietro in lama, Chiesa Madre (Foto di Valentina Pagano)

Con passar del tempo l’abitato crebbe demograficamente tanto che verso le fine del 1500 iniziò a definirsi urbanisticamente e a svilupparsi sino al Settecento con la (ri)costruzione di imponenti edifici religiosi (come la Chiesa matrice, la Chiesa di San Antonio Abate, la Chiesa dall’Immacolata e la chiesetta di San Pasquale Baylon, Cappella di San Luigi) e di dimore signorili (come Palazzo Martina, Palazzo Pisacane, Palazzo Martino, Palazzo Rollo, Palazzo De Leo, Palazzo Luperto).

(Foto di Valentina Pagano)

Nel 1546 il paese fu colpito da un violento ciclone  che distrusse molti edifici tra cui l’imponente Chiesa matrice intitolata alla SS. Assunta e la Chiesa di San Antonio Abate.

La parrocchiale fu notevolmente danneggiata dal “funesto temporale” del 1546; tuttavia solo nell’600 venne ricostruita (si componeva di una sola navata con tetto a doppio spiovente ligneo) e venne poi completamente rinnovato tra il 1695 e il 1713. La facciata, opera di Donato e Angelo Guido (maestri costruttori di San Pietro in Lama), riprende lo schema delle contemporanee chiese leccesi attribuite a Giuseppe Zimbalo (1620 – 1710). All’interno si distinguono 10 altari settecenteschi (l’altare maggiore accoglie la statua lignea dell’Assunta opera di N. Fumo), i resti della vecchia parrocchiale (vale a dire una tela di San Pietro Apostolo, un Crocifisso Ligneo e il fonte battesimale del Cinquecento), ed il Cappellone fatto costruire da Giovanni Caroli e Annina Quarta nel 1917).

Come la Chiesa Matrice anche la Chiesa di San Antonio Abate, un tempo punto di riferimento religioso per i residenti dell’antico “borgo S. Antonio” (il più antico dei quartieri che definivano l’impianto urbanistico del Paese), è stata distrutta dal temporale del 1546. L’edificio, ricostruito verso le fine del 1600, si caratterizza all’esterno per una sobria facciata neoclassica (che richiama lo stile della chiesa leccese del Gesù e dei Gesuiti), mentre all’interno (a pianta ottagonale), conserva le statue di cartapesta di S. Antonio e San Martino entrambe opere del maestro cartapestaio M. Carretta.

All’ingresso del Paese, vicino Largo Calvario, fu (ri)edificata la chiesa dell’Immacolata (meglio nota come Chiesa di Santa Maria della Croce) nel 1655. L’edificio custodisce, sull’altare maggiore, la tela del XVII sec. raffigurante Santa Irene che protegge dai fulmini la città di Lecce e il casale di San Pietro. La tela ci tramanda l’immagine più antica del paese, all’epoca composto da casa a tetto spiovente organizzate ai margini di un unico percorso longitudinale, con in primo piano l’antica parrocchiale (demolita nel 1695) e la non più esistente Cappella di San Nicola. Di quest’ultima, un tempo ubicata nell’attuale Piazza del Popolo, si conserva solo la statua del Santo a cui era intitolata la cappella, oggi restaurata e visibile nel cortile della Canonica in Via Roma.

Degna di nota per la storia di San Pietro in Lama è la Chiesa di San Luigi (meglio nota come Cappella della Madonna dei Fiori) in quanto l’intero pavimento e il rivestimento dell’altare maggiore sono realizzate con piastrelle provenienti dalla locale Manifattura Paladini (storica impresa che sublimò la tradizione della lavorazione dell’argilla ottenendo importanti riconoscimenti tra il 1878 e il 1881).

(Foto di Valentina Pagano)

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La Pro Loco di San Pietro in Lama è lieta di presentarvi il progetto “Insieme con noi” grazie al quale intende offrire, in forma gratuita, un percorso all’interno del proprio Comune, a gruppi di almeno quindici persone, per vedere il Museo della Fondazione Memmo, la chiesa dell’Immacolata, la chiesa matrice, la chiesa di San Luigi, la chiesa di S. Antonio, laboratori artigianali di figuli, dove potrete assistere alla lavorazione e alla creazione manuale di opere in argilla. Gli orari per le visite possono essere dalle ore 10:00 alle 13:00 e dalle 18:00 alle 21:00.
Tutti coloro che volessero pranzare o cenare, troveranno i nostri ristoratori pronti ad offrire loro menù turistici ricchi di piatti tipici salentini.
Per maggiori informazioni telefonare al 366 9510274.

Antonio Saponaro, presidente associazione turistica Pro loco San Pietro in Lama


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