‘E’ possibile – vi chiederete – che in periodi di crisi economica, quando è più rassicurante ricercare e valorizzare le proprie radici culturali anche a fini economici e turistici, le Autorità non si preoccupino di conoscere le tracce della storia e capire come chi ci ha preceduto avesse organizzato il territorio, realizzando strutture e manufatti rurali, vere e proprie masserie fortificate, simbolo di una economia agraria e pastorale tipica delle civiltà mediterranee?’ Cosa spinge a questa insipienza? Se lo chiedono anche i cittadini attenti al patrimonio culturale di Campi e del Salento, un lembo del territorio che ha visto trascorrere nel corso del tempo il fior fiore di civiltà che hanno lasciato nella cultura locale segni indelebili, come quelle tombe che sono disseminate in questa struttura che sicuramente risale nell’impianto originale alla civiltà messapica, poi romana, saracena, normanna e via via fino ai nostri tempi.
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Campi Salentina
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Le tarantole che si aggirano nelle campagne di Puglia appartengono probabilmente alla specie dei falangi e il loro veleno è di istantanea efficacia poiché colpisce subito la mente di coloro che vengono morsi. Si suole in quella regione curarlo con il canto e con la musica, lo attesta anche il Cardano a proposito degli animali che nascono dai corpi in putrefazione. Ma niente è più singolare di quel genere di ragno chiamato Tarantola, che quando morde procura la morte per letargia. L’unico rimedio è la musica perché incita a ballare e ballando il letargo viene scacciato insieme al veleno che è freddissimo.
[Lettera di Giovanni Battista Teodosio ad Andrea Alciati (1538)]
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