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Le Specchia dell’Alto

Utilizzate nell’antichità come postazioni di vedetta, le specchie salentine si presentano oggi come ammassi di pietra di varie dimensioni, disposte come a voler formare un piccola piramide. Ormai quasi del tutto spogliate delle loro fattezze originarie, al fine di riutilizzarne la materia prima per la costruzione di muretti a secco, strade, casolari, appaiono mutilate e private della loro dignità.

E’ il caso della Specchia dell’Alto di Felline. Sita sull’omonima serra, fiancheggia l’ex chiesa abbaziale della Madonna dell’Alto mare. Parte del pietrame che la costituiva è stata utilizzato per la costruzione dell’imponente scalinata che la collega alle terre coltivate a valle, percorsa ogni anno in processione durante la domenica in Albis in occasione dei festeggiamenti della Madre Celeste.

Specchia dell’Alto

La specchia è stata spostata dalla sua posizione originaria, un tempo proprio di fronte al santuario dove al suo posto ora sorge un ampio spiazzale. Il pietrame sopravvissuto alla “razzia” è stato confinato sull’orlo della serra, disposto in modo da assumere una forma quanto più possibile verosimile all’originale anche se con rozza precisione. L’area nelle immediate vicinanze dei resti della specchia è stata adibita a pineta, mentre, poco più avanti, lo scheletro di una moderna costruzione destinata ad ospitare un ospizio, mai completato e in stato di abbandono da diversi decenni.

Scalinata dell’Alto

L’area in cui insiste la specchia ha restituito nel corso di alcuni indagini negli anni ’70 importanti ritrovamenti che daterebbero la presenza dell’uomo in quest’area almeno fin dall’età del bronzo.

Marco Piccinni


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