La Cuddhura, dolce Pasquale salentino
La Cuddhura è un piatto tipico della gastronomia dell’Italia meridionale, diffuso soprattutto in Sicilia, Calabria e in Puglia, preparata e consumata con diverse modalità.
Probabilmente di orgine greca, dato che il suo nome nella lingua ellenica significherebbe corona, era in orgine un tipo di pane salato particolarmente adatto per viaggi e trasporti come quello di mendicanti e viandanti che potevano tranquillamente infilarla intorno al braccio come fosse un bracciale o riporlo intorno ad un bastone.
Con il tempo questo prodotto si è evoluto, divenendo una pietanza molto più simile ad un dolce. L’aggiunta poi di uova sode, avvolte nell’intreccio dell’impasto, lo ha trasformato in un piatto tipico pasquale.
L’uovo, utilizzato oggi come simbolo Pasquale, ha rivestito un ruolo centrale nei più importanti periodi dell’anno di molte culture pre-cristiane. Per la maggiorparte delle culture pagane l’uovo simboleggiava la vita, la sacralità mentre per gli egiziani era da considerarsi come un punto di incontro dei quattro elementi fondamentali della natura: acqua, fuoco, terra, aria.
L’associazione alla rinascita, lo ha rapidamente trasformato, dai persiani prima, ai cristiani poi a partire del medioevo, in un vero e autentico dono primaverile intrecciato e fuso poi a pieno con la tradizione cristiana, simboleggiando anche la rinascita dell’uomo oltre che della vita in sè.
Da semplice cibo di viaggio la cuddhura è divenuta quindi un vero e autentico dono, da preparare con amore e fantasia per i propri cari. Ci si divertiva, infatti, a realizzare diverse forme come il cuore, il galletto, il cestino, la bambolina, tutti poi decorati con nastrini colorati. Le cuddhure con le prime tre forme erano di solito destinate alle coppie di fidanzatini e nella fattispecie gli uomini erano soliti regalare alle proprie donne una bambolina, mentre le donne agli uomini quella a forma di galletto. Entrambe poi avrebbero consumato il proprio dono il giorno di Pasqua solo dopo la benedizione durante la santa messa della mattina, rituale al quale nessuno, credente e non, poteva quindi sottrarsi.
Il cestino lo prendevano di solito i contadini, che potendo rompere il sabato pomeriggio il diguino imposto dalla settimana santa, ne approfittavano per consumare un buon pasto ricco e nutriente di pane dolce e uova.
Per scoprire l’origine di questa tradizione bisognaquasi certamente risalire ai primi tempidel cristianesimo quando per la Comunionenon si usavano ostie, ma pane benedetto, afrantumi. I pani che restavano venivano poi distribuiticome supplemento agli stessi fedeli oa coloro che, per varie cause, non si erano comunicati.L’uso del dono si estese sempre più ed apoco a poco perdette il carattere sacro, si trasformònello uso profano delle cuddhrure o dialtri dolciumi popolari tipici di questo periodo.
La preparazione è davvero molto semplice: si impastano 500gr di farina con 200 gr d’olio, 200 gr di zucchero e 3 uova, dopo aver sciolto 20 gr di ammoniaca con del latte tiepido. Lavorato per bene l’impasto e con l’aiuto di mano e mattarello di possono ottenere varie forme da completare poi con delle uova soda che vengono legate al corpo della cuddhura con delle striscioline di pasta. Con un pò d’olio in un tegame le cuddhure sono già pronte per essere cotte, possibilmente in un forno a legna.
Marco Piccinni
BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:
Wikipedia – Cuddhura
Wikipedia – Uovo di Pasqua
Lucia Gaballo D’Errico, Il Salento a Tavola – Guida alla cucina leccese, Galatina – Congedo Editore (1990)
Centro sul Tarantismo e Costumi Salentini – Calendrio 2011
Con quale farina si fa??? tenero o duro??? Un saluto e grazie.
semola di grano duro o mista. buona preparazione!