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Il Presepe di Vignacastrisi

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L’atmosfera soffice del Natale rivive nel borgo di Vignacastrisi (frazione di Ortelle) per la 5’ edizione del Presepe Vivente.

Varcando l’antico portone della città di Betlemme ci si affaccia nel passato, dove oltre 120 figuranti avvolti in vesti d’altri tempi raccontano una storia miracolosa, animando più di 30 scene. Tra le  stradine illuminate dalla flebile luce delle fiaccole, negli antichi cortili e nelle vecchie case intrise di storia si riscoprono gli antichi mestieri: i banchi dei mercanti, il fabbro, il cestaio, il fornaio, le lavandaie, i tintori, il falegname, il lattaio, il calzolaio, il figulo, le donne che lavorano al telaio e cardano la lana, le massaie e i pastori; ma anche le case dei romani e il palazzo di Erode, con una ricostruzione curata nei minimi dettagli.

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I pupi di Gallipoli

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Ogni anno nella città di Gallipoli, si saluta l’arrivo del nuovo anno con la tradizionale cerimonia dell’esplosione dei pupi. I pupi sono fantocci di cartapesta, dalle fattezze sempre diverse e originali, che popolano strade, angoli e piazze di Gallipoli in un numero consistente. I pupi rappresentano nella stragrande maggioranza uomini anziani o in fin di vita: ecco allora il malato cronico, il prigioniero condannato a morte su una sedia elettrica, un boss, vecchi artigiani e chi più ne ha più ne metta.

La realizzazione dei pupi è un’espressione della grande maestria dell’artigianato e della lavorazione della carta pesta nel basso Salento. Alcuni dei pupi in gara sono infatti realizzati da individui discendenti da famiglie rinomate nell’arte della lavorazione della carta pesta, che si distinguono anche in occasione della reazlizzazione dei carri allegorici del carnevale gallipolino.

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La Strina, canti natalizi “pagani” dalla Grecìa Salentina

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Potremmo definire la Grecìa Salentina come un piccolo enclave, costituito da ben 9 comuni della penisola salentina. Nonostante la suddivisione politica in rigidi confini tra di loro aleggia una sincronia unica che ha resistito ardentemente nel corso dei secoli giungendo fino a noi.

Il ricordo di tradizioni e folklore che contraddistinguono la discendenza greca di quella che è a tutti gli effetti una piccola minoranza etnica e linguistica nell’estremo sud d’Italia, sono in realtà un pò sbiadite in quanto facenti parte di un bagaglio culturale che si è tramandato da generazione in generazione prettamente per via orale.

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Il “Presepe artistico permanente” di Diso fa rivivere le origini del presepe

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Il termine presepe deriva dal latino e significa mangiatoia e anche se, come lo conosciamo oggi, rappresenta un insieme di scenari e personaggi che circondano la scena della natività di Gesù.

L’usanza che ha portato alla costruzione dei presepi è molto antica e radicata nelle tradizioni etrusca e latina. Il 20 Dicembre si festeggiava la festa della Sigillaria, durante la quale i parenti si scambiavano in dono delle statuine in terracotta o in cera (chiamate sigillum), che rappresentavano i cari defunti durante l’anno, da collocare in nicchie nelle quali si accendeva un cero. Si ritenva infatti che gli antenati avrebbero continuato a vegliare sulla buona sorte della famiglia.

In attesa del Natale il compito dei bimbi delle famiglie riunite nella casa patriarcale era di lucidare le statuette collezionate e disporle, secondo la loro fantasia, in un piccolo recinto nel quale rappresentare un ambiente immaginario, una scena della quotidianeità, uno spaccato di vita. Intorno a questo recinto la famiglia si riuniva in occasione dell’attuale vigilia di Natale per invocare la protezione degli avi e lasciare ciotole con cibo e vino, al posto delle quali, la mattina successiva avrebbero posto giochi e dolci per i più piccoli.

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I Presepi del Mondo al Carlo V di Lecce

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Dal 12 Dicembre fino al 7 Febbraio, Lecce sarà protagonista di un evento straordinario: ospiterà uan delle tappe del Museo Internazionale della Natività di Betlemme.

Si tratta di un iziativa molto importante, che pone l’attenzione su uno dei princiapli simboli del Natale, introdotto per la prima da San Francesco, che nel 1223 realizzò il primo presepe vivente, sovraponendosi ad un tradizione più antica, la festa della Sigillaria, durante la quale ogni famiglia si scambiava delle statuine in cera o in terracotta, rappresentanti i familiari deceduti durante l’anno.

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Il Presepe Vivente nel Salento

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Il Natale, la festa che tutti aspettano e particolarmente sentita nel Salento: i culti pagani della venerazione del fuoco si mescolano a quelli cristiani, migliaia di luci colorano i cieli e le abitazioni, le strade sono in festa ed i bambini attendono trepidanti l’arrivo di Babbo Natale per poter scartare i regali tanto sognati.

Per l’occasione non c’è comune salentino che non organizzi un presepe artistico o vivente che sia, per festeggiare degnamente l’arrivo della festa.

I presepi viventi sono senza dubbio un’ottima occasione per le generazioni dell’epoca moderna di riscoprire gli antichi mestieri in parte andati perduti: dall’aparo, che alleva le api per la produzione del miele, all’uomo che fonde la cera per crere le candele, dal figulo che trasforma la creta in vasi, al fabbro che modella i metalli, il maniscalco che ferra i cavalli e ancora le antiche presse per la produzione dell’olio, il mosaicista, il mastro vetraio,… si potrebbe continuare all’infinito.

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Le Pittule (o pettule)

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Le pittule, o pettule, sono un tipico piatto della tradizione salentina, molto famose e ricercate dai tusisti nel periodo Natalizio che si avventurano in questa terra dove si fondono le tradizioni dei vari popoli che si sono succeduti nel tempo. Il nome deriverebbe, secondo alcuni, da una somiglianza al seno delle donne

Costituiscono un piatto estremamente semplice da realizzare, in quanto composte principalmente da una pastella di acqua e farina, fritte in abbondante olio di oliva dalla grande mastria della massaia che, con grande rapidità dei movimenti, come vedrete nella video ricetta in fondo all’articolo, crea delle piccole palline con la mano o con l’aiuto di un cucchiaio.

Si possono preparare in vari modi a seconda dei gusti: con il finocchio, con il cavolfiore, con il baccalà, con la cicoria o alla pizzaiola. Quelle più semplici sono quelle senza nessun condimento aggiuntivo, o magari condite con il miele per realizzare un dolce gustoso e genuino da proporre anche per la prima colazione.

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La vera storia di Babbo Natale

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Caro Babbo Natale,

mi chiamo Luca ho 5 anni e faccio la prima elementare. Sono un bimbo abbastanza tranquillo, generoso e affettuoso con tutti però a volte sono poco ubbidiente. Ma quest’anno sono stato molto bravo e quasi mai monello e lo dice anche la mamma! Solo che a scuola non sono bravissimo. Ti prometto che da ora in poi cercherò di fare il bravo soprattutto con i miei genitori e anche con mia sorella e di impegnarmi molto di più a scuola.  L’anno scorso sei venuto  a trovarmi ma non lo ricordo molto bene e spero che ritornerai anche quest’anno, so che tu vai sempre  da tutti i bambini a portare i regali!  Io  ti volevo chiedere se quest’ anno mi porti un cagnolino per Natale non importa di che razza è, a me basta averne uno, che magari viene da un canile, per coccolarlo, perché ho sempre desiderato un bel cagnolino!A h! e qualcosa anche per la mia sorellina. Ti voglio bene.

A presto. Scrivimi.

Luca

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Purceddhuzzi o Strufoli, il dolce Natalizio salentino

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Buonissimo dolce della tradizione grastronomia salentina del periodo Natalizio, raccoglie armoniosamente un buon campionario di ingredienti caratteristici degli allevamenti e dei campi di un tempo. Il nome Purceddhuzzo (o purciaddhuzzu o porciaddhuzzu) o strufolo è da attribuire in base alla forma che il dolce assumerà tra le mani della massaia.

La storia di questi dolci è molto antica, tanto da confondersi con aneddoti basati sulla situazione socio-ambientale del passato del mezzogiorno ad aneddoti fantastici, dettati probabilmente dalla fantasia popolare. Si dice infatti che in passato i contadini avessero l’abitudine di offrire in dono per Natale, al loro padrone, il porcellino più grasso e sano del proprio allevamento. In questo modo il contadino sperava di ricevere lodi e complimenti per la sapienza ed esperienza dimostrata nella sua attività di allevatore.

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