Gli ulivi
sono fantasmi affollati
nelle distese di grano
oltre i lunghi filari delle viti.
Tanta polvere tanto sole
e la sola insecchita
porta a miraggi di sorgenti
nell’arida terra del Salento
dove le montagne si sognano.
Ennio Bonea

Dopo gli innumerevoli itinerari vissuti tra località pianeggianti ed improvvisi rilievi collinari, questa domenica gironzoliamo tra le viuzze del centro storico di Lecce. I ramificati vicoli serpentini che dalla periferia cittadina conducono nel cuore urbanistico della città barocca, sono caratterizzati da affascinanti e, in qualche caso, minute strutture architettoniche incastonate tra le alte e poderose murature degli ottocenteschi palazzi signorili. Percorrendo la frequentatissima via Paladini, in direzione della “sezione” posteriore del complesso di piazza Duomo,ammiriamo, giunti in vico dei Sotterranei, la “morigerata” chiesa di San Sebastiano.
Lascia un commentoLecce: l’ago della bussola nostrana ci orienta verso “Sud-Sud-Est” dunque ci apprestiamo a raggiungere il remoto, “chilometricamente” parlando, entroterra del Capo di Leuca.
Il Comune di Patù è situato su di una china tufacea a pochi passi dal mar Ionio ed a circa 63 km dal capoluogo di provincia. L’origine del toponimo ha variegate provenienze e, secondo alcune supposizioni il nome del piccolo centro deriverebbe da un tale Verduro Pato, custode dei granai posseduti dai Signori di Vereto. Successivamente, stando alle linguistiche influenze francesi, il “cognome” dell’antico guardiano, si è evoluto in Patù. Altre testimonianze presumono che il termine possa derivare dal greco “pathos” e che rimandi al significato di “dolore–patimento”; questo sofferto “dispiacere” venne inflitto agli abitanti veretini,durante le feroci scorribande saracene del IX secolo d.C. che misero a ferro e fuoco l’antica città messapica di Veretum.
Gli appassionati della mitologia greca non devono necessariamente sostenere un lungo viaggio prima di raggiungere le rovine degli antichi templi di Atene per contemplare in parte i fasti del passato, quando gli dei dell’olimpo camminavano sulla Terra. Questi si mescolvano tra la gente, vittime come gli uomini comuni di passioni, rabbia, gelosia o semplicemente mossi da un profondo piacere nel manovrare il destino del genere umano allo stesso modo con cui si da vita ad uno spettacolo di marionette. Parte dei legami terreni che univano l’uomo alle divinità non sono da attribuirsi esclusivamente al territorio ellenico, ma possono essere ricercati anche oltre, come ad esempio nel Salento, in particolar modo nel leccese. Percui, invece di recarsi in Grecia, ci si può semplicemente spostare nella penisola salentina e godere, anche se in misura minore, il fascino di questa cultura intrisa di mistero e magia.
4 CommentiLu capucanale ti lu trappitaru è un’antica usanza ancora in auge in alcuni paesi del Salento, che consiste in dei pasti propiziatori, consumati ancora oggi nei frantoi, fra diversi attori: i proprietari del trappeto, il nachiro, i trappitari e i conferitori delle olive, per propiziare appunto una buona campagna olivicola.
Il pasto si tiene tradizionalmente nei frantoi, come quando i lavoratori non uscivano dal trappeto per tutti i mesi necessari alla lavorazione delle olive.