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Galatina, S.Maria alla Porta tra antiche devozioni e simboli massonici

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Poco distante dal centro abitato di Galatina, lungo una stradina di campagna, ecco apparire d’un tratto una cupola. Una visione indubbiamente strana per la nostra vista, abituata al più a scorgere la pietra irregolare dei “furneddhri”. Maggiormente insolita perché da lontano appare poggiata sulla nuda campagna, al riparo dietro un muretto un secco.

Avvicinandosi l’arcano si svela e il mistero lascia spazio allo stupore. Un ampio e profondo incavo di forma quadrangolare, scavato nella roccia, accoglie al suo interno la chiesa di Santa Maria alla Porta la cui cupola, e solo questa, è quanto appare all’esterno alla vista di chi procede lungo la strada che attraversa quello che una volta era l’antico e ormai perduto casale di origine basiliana, Pisanello.

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Il rospo di Vanini, la forza dell’utopia

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In arrivo un film sulla sua vita, mentre Bompiani pubblica l’opera.

Andiamo, andiamo a morire allegramente da filosofo…”. Bello come un dio greco, giovane engagé, ricco, di buona famiglia (padre toscano, uomo d’affari ricchissimo, e madre spagnola, nobile). Partì dalla Puglia (Taurisano, sud Salento), vagò per l’intera Europa affascinando per le sue idee avanti nel tempo. Coltivò un razionalismo dubbioso, l’utopia in progress. Morì sulla piazza principale di Tolosa, il 9 febbraio 1619, a 34 anni, dopo un processo-farsa durato ben 6 mesi e retto dalle parole di un falso testimone che disse davanti a un tribunale “laico” (il Parlamento di Tolosa, città di 50mila abitanti, cattolica sino al fanatismo) di averlo sentito negare Dio e l’anima. Questa è la versione di un gesuita messa giù qualche anno dopo, ma magari le cose andarono diversamente. Comunque non esistono le carte del processo, qualcuno le ha fatte sparire, e non per caso…

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Il menhir San Paolo di Giurdignano

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Appena fuori dal centro abitato di Giurdignano, lungo quella che è stata definita la strada dei dolmen e dei menhir, all’interno del percorso archeologico del comune, definito il giardino megalitico d’Italia, è possibile ammirare una perfetta forma di sincretismo religioso-culturale costituitosi nei secoli intorno alla cripta di San Paolo.

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Le “Tajate” di Acquarica del Capo

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da Progetto Salento n°19 – Maggio 2011

Un’opera d’arte di rara bellezza costruita dall’uomo e dalla natura e pregna di un importante significato storico-culturale.

Ringrazio Giuliano Ciriolo, direttore editoriale della presente rivista, che mi ha dato l’opportunità di parlare in questo numero delle “Tajate”; in altre parole, delle cave esauste di conci di tufo che si trovano nel territorio di Acquarica del Capo (Le), come pure in altri paesi del Salento.

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Località Rutti-Sala, una zona industriale tra necropoli e insediamenti dell’Età dei Metalli

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In tempi di crisi la realizzazione di nuovi impianti industriali non può che portare una ventata di aria fresca alla popolazione di quella famigerata “Terronia” esasperata da anni di disoccupazione e precariato;  “sfruttata” a partire da quel 17 Marzo 1861 come un immenso portafoglio dal quale attingere denaro alla bisogna. Il regno delle due Sicilie era il terzo in Europa per industrializzazione, posizione di prestigio persa in seguito alla proclamazione del neonato stato Italiano a causa del decentramento delle attività industriali e commerciali del sud per favorire lo sviluppo del ben noto Triangolo Industriale.

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La Motta Torricella a difesa dei Normanni

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Un manipolo di soldati normanni oltrepassa una recinzione in legno, un ponte levatoglio si abbassa, superano un fossato, salgono una ripida scalinata fino a raggiungere e oltrepassare una seconda recinzione, sempre in legno, per raggiungere infine la torre di vedetta e dare il cambio ad altrettanti soldati che hanno già portato a termine il loro turno. E’ una giornata come un’altra nel casale di Torricella, nella Supersano del basso Medioevo; la quotidianità prosegue senza intoppi lassù, in cima alla Motta.

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La cripta di San Giovanni a Giuggianello

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La cripta di San Giovanni è sita sull’omonimo monte a due chilometri dal centro abitato di Giuggianello, lungo la direttrice per Palmariggi. Immersa tra secolari uliveti, dai suoi 120 metri di altezza si può godere di una splendida visuale panoramica su buona parte del territorio salentino fino a raggiungere con lo sguardo la lontana Parabita. In questo luogo, per secoli, la notte del 24 Giugno di ogni anno si è consumata una delle più antiche tradizioni che il paganesimo ci ha tramandato, legata alla magica notte di San Giovanni.

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I Massi della vecchia a Giuggianello

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È mattino. I primi raggi del sole baciano le chiome di secolari ulivi. La vecchia strega apre gli occhi e profetizza al mondo i suoi vaticini, fila al fuso le sorti dei contadini che lavorano nei suoi poderi mentre un semidio combatte contro i giganti per liberare la Terra dalla loro oppressione. Non è la trama di una delle fiabe dei fratelli Grimm, ma la storia di un terra ricca di magia e leggende che ha sconvolto le menti di filosofi e registi, come Aristotele ed Edoardo Winspeare (che qui ha girato alcune scene dei suoi film), e aperto diverse prospettive per i portafogli di alcune società che vorrebbero costruirvi un impianto per la produzione di energia eolica.

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