La cripta di San Giovanni a Giuggianello
La cripta di San Giovanni è sita sull’omonimo monte a due chilometri dal centro abitato di Giuggianello, lungo la direttrice per Palmariggi. Immersa tra secolari uliveti, dai suoi 120 metri di altezza si può godere di una splendida visuale panoramica su buona parte del territorio salentino fino a raggiungere con lo sguardo la lontana Parabita. In questo luogo, per secoli, la notte del 24 Giugno di ogni anno si è consumata una delle più antiche tradizioni che il paganesimo ci ha tramandato, legata alla magica notte di San Giovanni.
L’alba del giorno di San Giovanni era di solito attesa con estrema trepidazione, spesso alla chiara luce di un falò. Questi, come le focare, avevano il preciso compito di allontanare gli spiriti maligni, illuminare le tenebre ed infondere energie positive in coloro che praticavano danze e canti propiziatori intorno alle lingue di fuoco che, quasi con fare ipnotico, levitavano verso il cielo.
Le fiamme dei falò non servivano solo per ammazzare il tempo in attesa che il sole sorgesse, ma rappresentavano anche un ottimo rimedio per sbarazzarsi di tutte le erbe magiche che eventuali maghi, streghe e fattucchere possedevano, avanzate dalla raccolta dell’anno precedente. Bisognava infatti riempire la propria dispensa, raccogliendone di nuove durante la notte, momento in cui si sarebbero caricate di un potere senza eguali.
Il potere alle piante veniva trasmesso dalla rugiada, ragion per cui bisognava attendere che questa si depositasse sulle foglioline prima di poterle raccogliere. Anche i comunissimi oggetti di uso quotidiano potevano acquisire straordinarie doti se solo fossero stati esposti alla rugiada della notte. Ovviamente anche il corpo umano poteva trarre beneficio, per questo motivo ci si rotolava nell’erba umida in modo da poter rinvigorire il corpo.
La fonte di questo potere deriverebbe dall’ingresso del sole in un nuovo ciclo, quello discendente, con il quale avvierà gradualmente la Terra verso le stagioni invernali. Il 24 Giugno è infatti il giorno in cui il sole sembra abbassarsi all’orizzonte (fenomeno che in realtà inizia con il giorno del solstizio d’estate), contribuendo alla progressiva riduzione delle ore di sole nella giornata.
Il monte San Giovanni di Giuggianello rappresentava quindi un luogo di ritrovo mistico per la celebrazione di questo antico rito pagano intriso di magia e purificazione. Nella cripta qui presente si celebrava inizialmente il rito greco-bizantino, poi latinizzato, ma sempre incentrato sul culto del battista.
Con il passare degli anni, però, la devozione si disperse fino a che un evento prodigioso non attirò nuovamente l’attenzione della comunità su questa collina. Il massaro della vicina masseria “Armino” aveva una figlia cagionevole di salute che, nonostante le sue condizioni, conduceva abitualmente le pecore a pascolare in prossimità del monte. Qui le apparve San Giovanni che promise di guarirla. A guarigione avvenuta il padre si offrì di recuperare la cripta sia architettonicamente, costruendo un arco di sostegno alla volta, che culturalmente, rinvigorendo la devozione popolare per il santo battista, celebrando ogni anno, il giorno del 24 Giugno, una messa in suo onore. Cominciò inoltre ad offrire dopo il rito religioso formaggio e vino ai presenti. Questa usanza divenne ben presto una tradizione che continuò fino alla seconda guerra mondiale. Periodo che segna l’inizio di una nuova fase di decadenza e abbandono per la cripta.
A recuperare nuovamente la tradizione e la devozione per il santo, ci ha pensato stavolta il miracolo dei volontari del CCSR che dal 1990 rinnova la celebrazione della messa sul piazzale antistante la grotta e la successiva distribuzione di formaggi e vino ai presenti.
Poco rimane dell’aspetto originario della cripta. L’affresco sito sull’altare è una rivisitazione recente dell’originale di stampo bizantino che ha ormai perso gli antichi colori, degradati dal tempo e dall’umidità che ne secoli ha dominato sovrana nell’antro sotterraneo. Ulteriori tracce di affreschi sono visibili anche sulla base dell’altare e su alcune delle pareti interne della cripta. All’esterno della cavità è visibile un ulteriore imbocco, ostruito da terra e piante tipiche della macchia mediterranea reimpiantate in occasione del recupero della cripta. A pochi metri di distanza inoltre, un enorme masso del Neolitico riporta degli invasi notevoli, probabilmente identificabili con operazione di pestaggio.
Il monte San Giovanni rappresenta dunque un magnifico esempio di sincretismo storico-religioso nel tempo e speriamo vivamente che possa continuare ad allietare con la sua immensa suggestione ed un pizzico di magia le numerose generazioni che verranno.