Home » Comuni Salentini » Salve » Ruggiano, il culto di Santa Marina e lu male d’arcu

Ruggiano, il culto di Santa Marina e lu male d’arcu

“Ntòni, Ntòni, elu u santuariu de Santa Marina! Lu vidi purutie?”“Sine Tore! Ndafriscu li morti simurrivati a Ruggianu…”“Prima trasimu ‘ntra allu santuariu, tocca truvamunn’arcu e ddaisutta cu urinamu.. te ricordi no? Ca ci nu lu facimu nu putimu trasire cu chiedimu la grazia e la protezione alla Santa cu ne protegge de lu male d’arcu…”“Sine sine, lusacciu…mintimeneddai. Tore, ma tie te ricordi chiru ca erene ddire mentre urinamu?”

“Pocca.. ieu nsignu e tie secutame…

..Arcupint’arcu, tie sì bbèddufattu.
Ci nòttè saluta, de culùre cu ttramùta.
Ieu sempre te salutài e la culùre no ppèrsi mai”

Antonio, Antonio eccolo il Santuario di Santa Marina, riesci a vederlo anche tu?“Si si Salvatore! Sia lodato il cielo..siamo arrivati a Ruggiano…”“Prima di entrare al Santuario dobbiamo trovare un arco e orinare li sotto..te lo ricordi no? Se non lo facciamo non possiamo entrare per chiedere a Santa Marina di proteggerci dal mal d’arco..”“Si si, lo so…mettiamoci li.. Salvatore, ma tu ti ricordi cosa occorre dire mentre si orina?”

“Certo, io inizio e tu ripeti…

…Arco, pint’arco tu sei ben fatto
Chi non ti saluta il suo colore tramuta
Io sempre ti salutai e il mio colore non persi mai”

Concluso il rituale, Ntòni e Tore si avviarono verso il sagrato del Santuario. Non erano ancora arrivati, che già riconobbero due volti soliti alle feste di paese, Ninu e Ucciu,quei due che se ne stanno sempre all’entrata delle chiese a vendere le zigareddhe..i nastrini colorati dei Santi. La tradizione, infatti, vuole che ogni santo abbia il suo colore in corrispondenza del disturbo o della malattia da cui il Santo, o la Santa, protegge i suoi fedeli..

“Si ha il colorito giallo dove si conoscono bene le malattie epatiche”

Santuario di Santa Marina

La zigareddha di Santa Marina è gialla..un povero malato di fegato, infatti, non poteva che sperare nell’intercessione di Santa Marina, da sempre invocata per la cura dell’ittero, chiamato nella tradizione lu male d’arcu (la patologia si manifesta con la colorazione giallastra della pelle, delle sclere e delle mucose causata dall’eccessivo innalzamento dei livelli di bilirubina nel sangue – un pigmento di colore giallo rossastro contenuto nella bile).

“Ehi Ntòni, tocca ne ccattamu a zigareddha e quannu trasimu la strofinamu a susulla statua de la Santa.. poi ne la ttaccamu allu razzu e quannu ne turnamu, la mantimu a ‘ncapataledulettu e cusistamubbonifichécampamu..”« Pocca..ieu voju puru chira russa de Santu Dunatu » “Ehi Antonio, dobbiamo comprare una zigareddha.. e, una volta entrati nel Santuari, la strofiniamo alla statua della Santa e ce la leghiamo al polso. Poi, una volta a casa, occorre legarla al comodino accanto al letto e ci proteggerà per sempre dal male”
“Hai ragione Salvatore.. io voglio anche quella rossa di San Donato”

I due compari acquistarono la zigareddha, e una volta entrati, si diressero verso la statua lignea della santa, per strofinarci su il nastrino colorato quasi a volergli fare assorbire delle virtù terapeutiche e protettrici..
Poi si sedettero sul banco in legno, in terza fila, per pregare.

Tore era curvo su se stesso, mani giunte e occhi chiusi. Ntòni, invece, aveva gli occhi fissi sulla statua.. ogni particolare, l’abito monastico, il martello in un mano e la catena nell’altra, il drago schiacciato sotto ai piedi… gli ricordava la storia di quella Santa nata in Bitinia, Asia Minore, che perse la madre quando era ancora una piccola fanciulla e volle seguire il padre in un monastero, dove egli decise di concludere la propria vita, addolorato dalla perdita della moglie che tanto aveva amato. Marina dovette però camuffare la sua femminilità sotto l’abito monastico e tagliarsi i capelli. Le fu dato il nome di Fra Marino e lì condusse una vita semplice, nel ritiro religioso,con il padre, anche dopo la sua morte.

Altare chiesa di Santa Marina

Un giorno, l’abate del monastero scelse alcuni fratelli da inviare in missione fuori dal convento, tra cui c’era anche Fra Marino. Il cammino per raggiungere la loro meta era molto lungo per cui la notte, decisero di fermarsi in una locanda.
La figlia dell’oste, una peccatrice, era stata messa incinta da un soldato. Il padre ovviamente ancora non lo sapeva, altrimenti sarebbe stato uno scandalo per a famiglia e l’intero paese! Malignamente, la ragazza inventò la storia di essere stata violentata, durante la notte, da uno dei frati alloggiati. Il frate additato fu proprio Fra Marino. La povera Marina non poté discolparsi dimostrando il contrario, altrimenti sarebbe stata costretta a svelare il proprio segreto. Al ritorno dal viaggio, l’Abate la cacciò via dal monastero. Per ben sette anni, visse di stenti sotto un arco nelle vicinanze del monastero, fin quando i Frati, che conoscevano bene Fra Marino, convinsero l’Abate a riaccoglierlo in Monastero. Ma alla povera Marina, oramai, restava poco da vivere. Debilitata e ammalata di itterizia, mori tre anni dopo.

Fu allora che i Monaci scoprirono il grande segreto che lei custodì sino alla morte, prova della sua innocenza e della sua grande fede nonostante la calunnia e le diffamazioni.
Fu sepolta nel convento, e dopo qualche tempo le sue spoglie furono trasportate in Romania ed infine a Venezia, ove ancora oggi riposa.

La navata di sinistra, intanto si era riempita di altri pellegrini.. o forse solo da persone che cercavano un po’ di riparo dal sole cocente di quel 17 luglio 1657..
Tore pregava ancora.. Ntòni continuava ad osservare.. un gruppo di pellegrini aspettava in fila di fronte alla statua.. ad uno ad uno avvicinavano la mano destra sulle labbra, poi sui piedi della santa, poi un segno della croce e andavano via o a prendere posto li dove c’era ancora spazio libero. I più impazienti si avvicinavano all’altare, nella navata destra, dove la Santa è raffigurata a mezzo busto, in uno stile che richiama quello bizantino.

“Certo che 10 secoli fa – , pensò Ntòni, metà della gente sarebbe rimasta fuori…- hanno fatto proprio bene ad ampliarla ….cosi almeno tutti i fedeli possono pregare con la calma dovuta..
Tore ha smesso di pregare…

“Ntòni, tocca ne muvimu ca prima cu scurisce imudd’essere a Barbarano, allu santuario de Leuca Piccola… caaddane ne putimu riposare comu si deve allu friscu, a sutta li sotteranei..”
“Sine Tore…sciamu”
“Antonio, conviene riprendere il cammino per il Santuario di Leuca Piccola, a Barbarano, prima che faccia buio..arrivati lì potremo riposarci come si deve, al fresco , nei sotterranei..”
“Hai ragione Salvatore.. andiamo”

Sandra Sammali


2 commenti su “Ruggiano, il culto di Santa Marina e lu male d’arcu

  1. Io penso che in realtà si tratta di Santa Margherita di Antiochia, che si festeggia il 20 luglio, portata in Puglia dai monaci basiliani, nota anche come Santa Marina nella Chiesa ortodossa. E’ raffigurata che schiaccia il dragone, proprio come la Marina di Ruggiano. Poi vi è stata una confusione con Marina di Bitinia (715– 750), una monaca che visse sotto abiti maschili in un convento maschile. La confusione è ancora maggiore se si pensa al detto: “sono nata in Francia, vissuta a Milano, chi vuole grazie di me venga a Ruggiano”.

  2. Vincenzo ha detto:

    Concordo pienamente con Francesco. Si tratta di Santa Margherita d’Antiochia alias Santa Marina d’Antiochia di Pisidia la cui leggenda agiografica parla di un drago che voleva ucciderla ma che scappò via non appena la Santa mostrò il suo crocefisso. Certamente, però, la storia di Ruggiano dimostra le stratificazioni cultuali che hanno plasmato le credenze popolari e questa è uno stupendo esempio di contaminazione culturale. Ottimo contributo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.