Aggiornato il 17 Settembre 2025
Tempo di lettura: 4 minutiNato a Bari da genitori salentini, il 6 gennaio del lontano 1914, e giunto nella sua Lecce dopo la morte del padre e in occasione della convolamento a seconde nozze della madre, il giovane Vittorio Bodini alimenterà la propria sete culturale in compagnia del nonno, Pietro Marti, con il quale passerà buona parte della sua infanzia e che lo avvierà alla nobile arte della scrittura.
Nella barocca Lecce, vedova della sua arte, Bodini maturerà una forma di inquietudine e di insofferenza nei confronti di una città culturalmente opprimente, manifestandosi come vittima tormentata da una chiusura intorno all’unico elemento che sembra caratterizzarla, il barocco, i cui sfarzosi decori erano destinati a riempire un’essenza di vuoto e anonimia, intesi come un vera e propria condizione dello spirito.
Un rapporto di amore e odio, di allontanamenti e continui ritorni in quella che poi divenne la sua città, descritta nei poemi, nei racconti che la vedranno protagonista insieme ai personaggi che ne animano le strade, ne catturano l’aria.
“qui non vorrei morire dove vivere / mi tocca, mio paese, / così sgradito da doverti amare”
Morirà a Roma, il 19 Dicembre del 1970, per tornare nella sua Lecce 40 anni dopo, nel cimitero monumentale. Sul cippo funerario che ne commemora la memoria sono stati incisi i versi più famosi della produzione letteraria, l’incipit di foglie di tabacco:
Tu non conosci il Sud, le case di calce / da cui uscivamo al sole come numeri / dalla faccia d’un dado.

Versi ormai entrati a far parte del patrimonio culturale di quel sud, identificato nel Salento Bodiniano, che iniziò a conoscere ed apprezzare solo all’estero, nel secondo dopoguerra, dopo che, al rientro dal triennio spagnolo dal (‘46 e al ‘49), e dopo aver conosciuto un altro sud, quello di Garcìa Lorca, Bodini inizia a scavare la rossa terra del “suo sud” a lungo incompreso per trovarne le radici, carpirne finalmente l’essenza oltre che inquadrarlo in una propria identità storico-antropologica. Per dirla con le parole del Prof. Lucio Giannone, Bodini
“è stato il maggiore interprete in assoluto di Lecce come Luogo dell’anima, l’inventore anzi dell’immagine letteraria della città e quindi dell’immagine più alta, preziosa, nobile che una città possa vantare”, nonché il “maggiore scrittore leccese del Novecento, di livello nazionale e respiro europeo”, apprezzato e stimato da tutti coloro che hanno intrecciato parte della propria esistenza con il cammino di questo grande uomo, la cui essenza emerge anche in alcuni suoi disegni rimasti inediti a lungo, dalle dediche sui libri di altri nomi illustri del panorama letterario internazionale, in alcuni versi che ne svelano l’intimità, come “E’ notte, e dovrei lavorare ad una poesia. Lascerò sul tavolo, come un biglietto di scuse, diretto a me, per domani. Se mi desterò. Anche la poesia, anche questo almeno confesserò. Bravo a cercarmi, a difendermi, a tirar pietre qui intorno.”
La Spagna rimarrà la sua seconda patria, ne sono documento i reportage raccolti nel volume Corriere Spagnolo (1947-54). Di ritorno a Lecce, nel 1949, riscopre la propria terra nella storia, nell’arte, nel costume e nelle tradizioni. A questo periodo risalgono numerosi racconti, prose e le sue prime raccolte di poesie, La luna dei Borboni (1952), finalista al Premio Viareggio e Dopo la luna (1956), con cui vince il Premio Carducci. Pubblica con Einaudi la traduzione del Teatro di Federico Garcìa Lorca, e nel 1957 la traduzione del “Don Chisciotte” di Cervantes. Nel 1963 è la volta, sempre con Einaudi, dei poeti surrealisti spagnoli. L’ultimo suo libro di versi è Metamor, nel 1967
Coloro che lo hanno conosciuto lo ricordano ancora con commozione, le loro voci raccontano importanti testimonianze.
“Era un uomo buono, non l’ho mai sentito parlar male di nessuno”, affermano con insistenza, “sempre allegro, raccontava tante barzellette”.
La sua morte ha lasciato un grande vuoto nel panorama italiano del ‘900, in parte colmato con rassegne giornalistiche e televisive volte a tener vivo il ricordo dei grandi italiani che si sono distinti in questo mondo sconfinato, nel quale si emerge a fatica, per poi vivere in un eterno ricordo.

Chissà se Bodini avrà affrontato il suo ultimo viaggio verso Finibusterrae, con il cappello in testa, come fantasticava nell’omonima poesia:
Il fanale d’ un camion,
scopa d’apocalisse, va scoprendo
crolli di donne in fuga
nel vano delle porte e tornerà
il bianco per un attimo a brillare
della calce, regina arsa e concreta
di questi umili luoghi dove termini,
meschinamente, Italia, in poca rissa
d’acque ai piedi di un faro.
E’ qui che i salentini dopo morti
fanno ritorno
col cappello in testa.
Cocumola, frazione di Minervino di Lecce e resa famosa da una celebre lirica di Vittorio Bodini, contenuta nella raccolta ‘La luna dei Borboni’ del 1952:
“Un paese che si chiama Cocumola / è / come avere le mani sporche di farina / e un portoncino verde color limone./ Uomini con camicie silenziose / fanno un nodo al fazzoletto / per ricordarsi del cuore. / II tabacco è a seccare, / e la vita Cocumola fra le pentole / dove donne pennute assaggiano il brodo”,
ha dato spunto all’Amministrazione Comunale di istituire il Premio letterario ‘La luna dei Borboni. Qui, l’8 agosto 2013, diviene realtà il sogno di inaugurare il Centro Studi Vittorio Bodini, presieduto dalla figlia del poeta, Valentina, e che si avvale della consulenza scientifica del prof. Lucio Antonio Giannone, dell’Università di Lecce.
Il centro studi si è prefisso lo scopo di far conoscere e valorizzare il talento poetico e letterario di uno dei più grandi poeti del novecento, che per un malcelato senso di meridionalismo è ancora privo del meritato riconoscimento.
In occasione del centenario dalla nascita, le Edizioni Besa hanno creato una collana, la Bodiniana, curata da Antonio Lucio Giannone, in cui fanno confluire tutte le pubblicazioni degli scritti inediti, dei libri di poesia e dei carteggi, mentre mostre, convegni e premi letterali ne hanno celebrato l’uomo, il poeta, lo scrittore e cantore, tra Castelnuovo di Porto, Lecce e Bari.
Marco Piccinni e Paolo Rausa
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA:
Il materiale per la realizzazione di questo articolo è tratto dalla mostra/esposizione su Vittorio Bodini allestita nelle sale del MUST di Lecce, in occasione del centenario della sua nascita.
Il sud di Vittorio Bodini
http://www.vittoriobodini.it/




