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Melpignano

I luoghi da visitare e le tradizioni da conoscere a Melpignano

Il dolmen Specchia

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Dolmen Specchia. Due termini, due semplici parole con le quali poter riassumere buona parte del megalitismo salentino, stanno ad indicare il nome di un’unica entità situata tra i comuni di Melpignano e Maglie.

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Melpignano, la Woodstock del Mediterraneo

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Ficarigne e Cocacola, ottoni lucidi di bande di paese alla festa del patrono e tamburelli unti di sangue delle mani dei suonatori. L’”ite missa est” della messa pagana giunge alle 2. Il sommo sacerdote serbo Goran Bregovic, l’Immaginifico dal corpo spigoloso si eclissa. L’happening l’ha distrutto, ma per noi dura sino all’alba. E’ stata l’edizione che più s’è contaminata con la terra della celebrazione. Chi meglio di lui conosce i contadini dell’Est, uguali a quelli del Sud-Est? Musica colma d’energia vitale, criapopili, rubano al tempo, bestemmiano se non piove, i loro fatalisti “se Dio vuole”, l’attesa del vento, il dominio del fuoco e dell’acqua, il domare la pietra nuda. La banda nei Balcani (Kusturica) è ovunque: matrimoni, funerali, feste, ecc.

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La fabbrica degli Agostiniani a Melpignano

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a cura di Giuseppe Arnesano

Peregrinando nella storica “regione” della Grecìa Salentina, questa domenica facciamo tappa a Melpignano, che in griko si traduce in Melpignana.

Situato in periferia e attualmente distante dai noti clamori estivi, l’ex complesso degli Agostiniani domina in solitudine la spianata verdeggiante.

Le origini della fondazione monastica risalgono intorno alla metà del XVI secolo, ma nel 1638 l’architetto coriglianese Francesco Manuli rifabbrica il complesso.

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Sciusci, gli asini di Melpignano

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Non si tratta della fonte principale dell’economia della cittadina salentina, famosa per la “Notte della Taranta”, ma di un epitteto offensivo che fu attribuito agli abitanti di Melpignano in seguito ad un aneddoto che coinvolse un contadino ed il suo asino, o Sciusciu, secondo il dialetto locale.

Il contadino vedendo un nido di uccelli sulla sommità di un albero, decise di mettere una scala a pioli sul dorso del suo asino in modo da poter raggiungere la destinazione e impadronirsi dei teneri uccellini che gli facevano tanto gola…in questo modo avrebbe potutto fare un degno regalo ai suoi figlioli.

Una volta raggiunta la sua meta e afferrato il tanto agognato nido, il contadino pensò ad alta voce:

“Ma cosa succederebbe se qualche stupido, passando da queste parti, dicesse “Aaa”?

Aaa” è l’espressione utilizzata dagli uomini per incitare un asino a muoversi quando non ne ha voglia. Data l’abitudine, ogni suono che possa ricordare all’animale questo comando, potrebbe essere inteso come un invito a muoversi…e infatti così fu!

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