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La fabbrica degli Agostiniani a Melpignano

a cura di Giuseppe Arnesano

Peregrinando nella storica “regione” della Grecìa Salentina, questa domenica facciamo tappa a Melpignano, che in griko si traduce in Melpignana.

Situato in periferia e attualmente distante dai noti clamori estivi, l’ex complesso degli Agostiniani domina in solitudine la spianata verdeggiante.

Le origini della fondazione monastica risalgono intorno alla metà del XVI secolo, ma nel 1638 l’architetto coriglianese Francesco Manuli rifabbrica il complesso.

Le peculiarità architettoniche del cantiere, si risolvono in uno stretto rapporto tra le maestranze locali coordinate dal Manuli e quelle del noto architetto leccese Giuseppe Zimbalo ideatore dell’impianto planimetrico della chiesa, del disegno prospettico e dell’apparato decorativo.

Convento degli Agostiniani (Fonte: Comune di Melpignano)

Convento degli Agostiniani (Fonte: Comune di Melpignano)

Tale rapporto è stato voluto e consolidato dal colto padre Raffaele Monosi priore della chiesa di Melpignano, il quale ha dimostrato grande sensibilità e intraprendenza  nel credere in quel modello architettonico che si dirama dal capoluogo leccese e germoglia nel delicato e poco sontuoso barocco di provincia.

I motivi architettonici presenti in facciata rimandano a quelle espressioni decorative che troviamo nei prospetti di Santa Croce e Sant’Angelo a Lecce, di grande rilievo sono: il fregio che al suo interno dispone di lettere a tutto tondo sostenute da putti che compongono il nome del priore «M O N O S I U S», le colonne che scandiscono il prospetto della facciata e quelle due coppie di pilastri liberi su basamenti ruotati di 45 gradi che sorreggono la ricca trabeazione.

Il fastigio è decorato a volute, interrotte per accogliere la statua della Madonna del Carmelo; nell’ordine superiore troviamo una finestra a edicola che riprende la decorazione floreale del portale. L’edificio presenta una pianta a navata unica con tre cappelle per lato, la copertura è composta invece da fasce longitudinali e trasversali.

Nel 1656 padre Monosi commissiona allo scultore alessanese Placido Boffelli l’altare di San Niccolò da Toletino, costituito da colonne salomoniche corredate dalla statua di sant’Ambrogio e da quella di un altro santo agostiniano. Di particolare rilievo è anche l’altare maggiore realizzato «a portelle libere» e dedicato alla Vergine del Carmine, mentre sulle medesime sono ubicate le due statue rappresentanti San Tommaso da Villanova e il pontefice Alessandro VII.

Lo studioso Mario Cazzato in merito al complesso degli Agostiniani di Melpignano si è espresso in questi termini «l’edificio leccese più importate del barocco salentino, di un gusto rimbalzato dalla metropoli che si diffonde inesorabilmente, contribuendo ad omogeneizzare le differenze locali».

Giuseppe Arnesano


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